Lettera all’arcivescovo di Milano

di Giorgio Forti (*)

All’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini.

Reverendo Padre,

Domenica scorsa, seconda di Quaresima, nelle parrocchie di Rito Ambrosiano è stato letto come Prima Lettura, e si legge sul volantino disponibile come estratto dal Messale Ambrosiano p. 148, Libro delle Vigilie p. 139, il seguente testo del Deuteronomio, una sintesi di Dt 6,4° e 11,18-28 che qui riporto in corsivo:

In quei giorni.Mosé disse: ascolta, Israele: Porrete nel cuore e nell’anima queste mie parole, ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché siano numerosi i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, come i giorni del cielo sopra la terra, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro. Certamente se osserverete con impegno tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui, il Signore scaccerà dinnanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v’impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. Nessuno potrà resistere a voi; il Signore, vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete. Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se ubbidirete i comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione se non ubbidirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto.

La scelta dei brani biblici per la Lettura della Messa mi ha colpito, perché i precetti del Deuteronomio così ricombinati descrivono perfettamente il comportamento politico dell’attuale Governo israeliano e di quelli che lo hanno preceduto, nei riguardi del popolo Arabo-Palestinese che abita la Palestina da secoli senza aver mai avuto un proprio Stato Nazionale. I Palestinesi Arabi hanno anzi avuto la sfortuna di essere passati da sudditi dell’Impero Ottomano a popolo soggetto alla Gran Bretagna, infine di essere assoggettati alla invasione, imposta loro dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, da parte degli Ebrei Europei superstiti dalla Shoah, il genocidio orribile perpetrato contro gli Ebrei dal Nazifascismo, di cui certo i Palestinesi non avevano nessuna responsabilità. Dopo più di 70 anni di sprezzante dominazione e crudele persecuzione da parte degli Ebrei israeliani, sostenuti dalla larga maggioranza delle Comunità Ebraiche dell’Occidente e degli Stati-Nazione occidentali, i Palestinesi che abitano Israele sono ora il 21% circa dei 6,5 milioni di abitanti di Israele e cittadini israeliani: ma cittadini di infima classe, privati di molti dei diritti di cittadinanza, e soprattutto trattati con un disprezzo che esclude ogni simpatia umana dalla grande maggioranza dei cittadini ebrei di Israele. Voglio qui render onore a quella minoranza degli Ebrei israeliani che sono schierati per render giustizia ai Palestinesi, nel modo migliore, con amicizia vera, e ne pagano un prezzo. Inoltre, altri circa 10 milioni di Palestinesi abitano nella Cisgiordania occupata da esercito e coloni israeliani, in quella prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza ed in orribili campi profughi nei Paesi confinanti. La minaccia della fame, della morte e della miseria è sopra il capo di tutti (anche di tutto il mondo, dato che la situazione del Medio e vicino Oriente è tale da poter scatenare l’inizio della Terza Guerra mondiale. La minaccia di vedere il “Dio di Israele, Isacco e Giacobbe”, come presentato dalla prima Lettura di domenica seconda di Quaresima ai fedeli Ambrosiani, che esegue per mezzo dell’odierno Israele, Stato della Nazione Ebraica (come si è ufficialmente proclamato), la conquista di tutta “la Terra su cui appoggeranno il piede” mi pare una bestemmia nei riguardi del Dio Creatore che ama le sue creature, quale lo crede il Cristianesimo. Eppure, la Chiesa Cattolica (immagino che non sia diversa nelle altre Diocesi) con quella Prima Lettura presenta ai fedeli la legge di Dio, scritta almeno 25 secoli orsono, nel linguaggio e con le conoscenze della primitiva Tribù. Quale è la giustificazione per aver presentato quel testo in quel modo, con la sola spiegazione data in un corsivo di 4 righe che precede la prima Lettura che dice “la fedeltà al Signore ed alla sua Legge è l’elemento costitutivo di un popolo, chiamato ogni giorno a decidere chi servire, se il Dio che lo ha liberato o gli dèi stranieri che sono nulla.” Tra l’altro simile testo è in palese contraddizione con le altre due letture di quella Messa, l’Epistola di S. Paolo ed il Vangelo di S. Giovanni. Ma davvero la Chiesa Cattolica pensa che in un Paese a maggioranza almeno formalmente Cattolica il popolo debba essere tutto cattolico e le altre religioni o l’assenza di ogni religione, l’ateismo professato dichiaratamente, debba essere escluso dalle caratteristiche del popolo? Dire questo, e peggio scriverlo nel testo della Messa dei fedeli, equivale ad abolire i principi su cui si basa la convivenza civile in Italia ed in qualsiasi Paese civile. Se così non è, mi rivolgo a Lei che è il Maestro in Cattedra della Chiesa Ambrosiana per un suo parere. Sono convinto che la Chiesa Cattolica, e le altre, avrebbero il dovere, quando usano metafore letterarie, di esser in grado di uscir di metafora, e spiegare in linguaggio moderno cosa intendono dire di fatto. E spiegare che il Cristianesimo è incompatibile con la guerra e l’odio razziale, detto eufemisticamente etnico. Ed è incompatibile con l’adorazione dell’idolo Nazione, il più crudele e sanguinario mai adorato dall’Umanità. Lo aveva detto chiaramente Papa Benedetto XV°, invocando la fine dell’inutile strage nel 1917. E’ infatti evidente che chi considera la propria Nazione la più bella, giusta, civile e grande considera inevitabilmente tutte le altre inferiori, e di lì alla guerra il passo è cortissimo, magari scrivendo sulle proprie bandiere “Dio è con noi”! Perché non spiegate ai fedeli come giudicate quei passi del Deuteronomio? Fuor di metafora, contro ogni nazionalismo? E’ urgente, prima del disastro che certo impiegherebbe le armi di distruzione di massa, che renderebbero la Terra inabitabile.

Con i miei amichevoli saluti,

(*) Giorgio Forti fa parte di ECO (Ebrei contro l’occupazione), di ANPI e di Salaam Ragazzi dell’Olivo.

 

Redazione
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Un commento

  • Grazie a Giorgio Forti per le parole di grande valore spiriruale intrecciate ad un indissolubile amore per la giustizia. Leggere ora un testo tanto connotato storicamente significa alimentare il grave soppruso compiuto da oltre 70 anni nei confronti del.popolo palestinese.
    La “Buona Novella”non ha nulla da spartire con la conquista di “terre altrui”

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