L’Honduras è un paese sull’orlo del precipizio

Note a margine del XIII seminario internazionale sui Paradigmi Emancipatori che si è tenuto a L’Avana dal 22 al 25 gennaio scorsi.

di Ida Garberi (*)

“Stanno cercando di cancellare dalla terra i popoli indigeni e gli afrodiscendenti, affrontiamo un progetto di morte e rispondiamo anteponendo la speranza ed i nostri piani millenari di vita”.
Berta Cáceres, 2015

Il XIII Seminario Internazionale sui Paradigmi Emancipatori che si è svolto a L’Avana, dal 22 al 25 gennaio 2019 ha riunito i rappresentanti dei movimenti sociali di quasi tutte le latitudini, principalmente dell’America Latina, o come direbbe José Martí, provenienti dalla Nostra America.

La grande persona che mi ha fatto conoscere questi incontri così emozionanti tra fratelli e sorelle di lotta è stata la “Mia Comandanta” dell’Honduras, Berta Cáceres Flores.

Lei, come nell’edizione anteriore, non ha potuto partecipare fisicamente, ma il suo spirito indigeno, la sua forza, il suo messaggio continuano a stare con noi, hanno camminato nel Pabellon Cuba con i partecipanti, consigliando, mettendo in allerta…MAI, Berta, c’abbandonerà.

Con gran emozione ho potuto abbracciare una volta di più sua figlia, Bertha Zúniga Cáceres, conversare sull’eredità della sua “mami”, sui lavori del COPINH (Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari ed Indigene dell’Honduras, fondato da Berta Cáceres) e sulla triste situazione del suo paese, Honduras.

“È un orgoglio per me trovarmi con tanti popoli che hanno conosciuto mia madre e la ricordano come un simbolo vivo delle loro lotte, è incredibile che io la percepisca in tutte le popolazioni dove è passata. Ma l’onore più grande è vederla viva a Cuba, un’isola ed una Rivoluzione che lei ha sempre ammirato molto.

Bertita mi parla con emozione della presentazione del libro “Las Revoluciones de Berta. Conversaciones con Claudia Korol” Ediciones America Libre (che è stato presentato nel Seminario) che fortunatamente difende la parte profonda che è stato il lavoro rivoluzionario che ha fatto la “Mia Comandanta”, ed invece i suoi assassini vogliono minimizzare la sua leadership presentandola solo come un’ecologista, e così seppellire i suoi impegni sociali, femministi, di resilienza millenaria, completamente integrale.

“La dimostrazione che Berta non è morta, che Berta, come un seme, si è moltiplicata, è il fatto concreto che nel COPINH sono presenti concretamente le nuove generazioni, perfino nei posti di leadership, dove ci sono studenti universitari che inoltre aiutano molto in tutta la formazione della base e che si riconoscono nei 25 anni di lotta dell’Organizzazione”.

Sul tema più triste, Honduras, Bertha Zúniga mi ricorda che in giugno di questo anno saranno già trascorsi 10 anni dal golpe di Stato contro Manuel Zelaya, 10 anni di totale furto di ogni risorsa del paese in favore delle multinazionali.

“La struttura criminale dello Stato è già uscita allo scoperto, pochi mesi fa, si è saputo che si basa sul narcotraffico, la stessa famiglia del presidente della Repubblica è colpevole, questo presidente che si è posizionato un anno fa dopo una clamorosa frode elettorale, un’altra volta”.

Ricordo a Bertita che Juan Orlando Hernández si è auto-permesso la rielezione, violando sfacciatamente la Magna Carta dell’Honduras: è curioso che questo è stato lo stesso motivo nel 2009 per il rovesciamento di Zelaya, che proponeva un’Assemblea Costituente per sapere se il popolo fosse stato d’accordo con la rielezione!

Bertha Zúniga fa enfasi sul fatto che il popolo honduregno non è contrario alla rielezione, ma per questo procedimento esige un processo democratico previo e già in settembre del 2010 sono state raccolte un 1.342.876 firme che esigevano a voce alta un’Assemblea Costituente, per una profonda ristrutturazione del paese, la rifondazione totale, dalle sue fondamenta.

Nella conferenza stampa sulla consegna delle firme, il 17 settembre 2010, quella che era, in quell’epoca, la coordinatrice generale del COPINH, Bertha Cáceres, volle inviare una copia delle firme alle organizzazioni internazionali affinché conoscessero la volontà del popolo honduregno e per potere togliere la maschera al governo de facto di Pepe Lobo, continuazione del golpe civico-militare del 28 giugno 2009.

Quello stesso giorno, Berta mi ha consegnato un messaggio provocatorio, in una delle interviste che le ho fatto, con parole come sempre molto azzeccate che dopo quasi nove anni, risultano più attuali che mai e necessarie: “Credo che dobbiamo rompere il cerchio mediatico affinché il mondo sappia quello che sta succedendo in Honduras, è parte del lavoro dell’emancipazione emisferica, in tutto il pianeta; inoltre l’obbligo della comunità internazionale è riconoscere la nostra lotta per la rifondazione del paese. Basta già di questa invisibilizzazione orribile, il mondo deve rendersi conto della repressione, della militarizzazione, della violazione dei diritti umani, e dell’intensificazione dell’interventismo e dell’occupazione degli USA e delle multinazionali, dell’approfondimento della morte attraverso il modello neoliberale.
Io credo che tutto ciò deve essere una questione importante per la comunità internazionale, i paesi, i governi che sono come i nostri fratelli, che il mondo sappia che il nostro popolo non si manifesta solo, gridando slogan, ma sta costruendo anche dal basso e credo che sia un dovere rivoluzionario di tutte le persone progressiste e di sinistra quello di dare il loro appoggio ad Honduras”, ha detto Berta Cáceres.

“L’unità è fondamentale per la base, dobbiamo lavorare insieme per lottare ed ottenere l’Assemblea Costituente del popolo, dato che sappiamo che è impossibile che l’oligarchia ceda il potere su un tappeto rosso, e se non sarà democratica e popolare non potremo partecipare, come movimento, perché sarebbe come tradire il popolo e la storia, sarebbe come dimenticare i nostri martiri, e dobbiamo essere ben chiari e trasparenti su questo tema”, ha continuato Caceres.

“Su suggerimento del COPINH, le firme si invieranno all’ONU, all’Alba all’UNASUR, all’OEA, ad organismi internazionali dei diritti umani ed ai governi dei paesi centroamericani, affinché imparino questa lezione che il popolo dell’Honduras sta dando, con le idee ‘morazaniste’, lottando per l’unità di tutta la nostra regione. Credo che sia importante che si sappia, a tutti i livelli, della nostra meta, che è l’Assemblea Costituente, come espressione pura del nostro camminare verso la rifondazione dell’Honduras: adesso, questa necessità legittima della gente, non è legale, ma non importa, perché sappiamo che le leggi in questo paese furono scritte dall’oligarchia. Dobbiamo auto-convocarci, non possiamo continuare ad essere sottomessi e sottomesse, in Honduras, secondo la logica della dominazione del diritto occidentale, capitalista e razzista”, ha concluso Berta.

Per finire la mia chiacchierata con Bertita, le chiedo informazioni sul processo contro gli assassini di sua madre e subito lei evidenzia che non ci sarà giustizia fino a che gli autori intellettuali non saranno condannati.

In novembre del 2018 sono state condannate 7 persone, ma rappresentano solamente i sicari e gli incarichi intermedi pagati da DESA (Sviluppo Energetico S. A.): nessun capo dell’esercito o funzionari importanti dello stato, nessuno appartenente alla famiglia Atala-Zablah (proprietaria di DESA) non sono neanche stati citati dalla Corte!

“Continueremo nella lotta fino ad ottenere giustizia, hanno ammazzato mia madre pensando di distruggere il COPINH, senza sapere che le sue idee non possono morire, sono state seminate, che il popolo Lenca continuerà a preservare il suo territorio fino a scacciare l’ultimo progetto assassino delle multinazionali”.

Quest’anno, il terzo dalla sua semina, Berta ci convoca un’altra volta: il COPINH svilupperà dal 1º fino al 3 marzo 2019 tre giorni di resistenza davanti all’impunità, di appoggio al popolo Lenca e di studio di strategie affinché si faccia giustizia ad Utopia, centro di incontri ed amicizia del COPINH, La Esperanza, Intibucá, Honduras.

Ma chi non potrà partecipare, il giorno 2 marzo potrà manifestarsi davanti all’ambasciata dell’Honduras del suo paese per esigere la cattura degli autori intellettuali, esigere la cancellazione del Progetto Idroelettrico Agua Zarca, mandare i twitter #JusticiaParaBerta #FaltanLosAtala #3AñosSinJusticia.

Personalmente, ogni secondo che passa percepisco come un vento leggero che mi ispira le parole che Berta ha pronunciato quando ha ricevuto il Premio Goldman, nel 2015: “Svegliamoci! Svegliamoci umanità! Non c’è più tempo! Le nostre coscienze saranno scosse dal fatto che stiamo solo contemplando l’autodistruzione basata nella depredazione capitalista, razzista e patriarcale. Il Fiume Gualcarque (fiume sacro del popolo Lenca) ci ha chiamati, come gli altri che sono seriamente minacciati. Dobbiamo accorrere! La Madre Terra militarizzata, circondata, avvelenata, dove si violano sistematicamente i diritti elementari, esige il nostro agire. Costruiamo allora società capaci di coesistere in maniera giusta, degna e per la vita”.

(*) articolo tratto da Rifondazione.it

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