L’ibisco viola – Chimamanda Ngozi Adichie

di franz (*),

una ragazzina cresce, è ricca, in un paese difficile, la libertà è difficile, i rapporti con i genitori sono difficili, un fratello, una zia, cugini, e un nonno “pagano”, ecco la famiglia.
morire è un attimo, Kambili cresce, è bravissima a scuola, il padre le vuole un bene da matti, lei conosce un prete, se ne innamora, è una magia, è un libro che non vorresti mai finire di leggere, da quanto è bello.
Chimamanda vi ha parlato qui, e, se l’avete ascoltata e vi ha conquistato, sappiate che scrive bene come pochi, non privatevene.

qui il testo in italiano

 

(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

2 commenti

  • franz, devo ringraziarti per avermi fatto scoprire questo video. Amo alla follia Chimamanda, di cui ho già letto i, purtroppo solo, tre libri e aspetto con ansia di leggere i prossimi. Mi ha fornito stimoli infiniti sul rapporto dell’occidente verso la “povera” Africa e non solo. Magari, un giorno, ne scrivo… ciao e ancora grazie.
    Mari

  • per me è stata una scoperta casuale e bellissima, mi sembrava troppo da tenerla tutta per me, e allora mi è sembrato necessario condividere tanta ironia e intelligenza in una persona sola 🙂

    ho letto solo un libro suo, ho trovato il secondo, che leggerò fra poco, mi manca l’ultimo, ma non per molto…

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