L’inceneritore che volle bruciarsi da sé

ripreso da www.medicinademocratica.org

  Abbiamo più volte parlato dell’inceneritore ACCAM di Busto Arsizio per diversi motivi, in particolare perché al centro di una campagna delle associazioni locali che era riuscita qualche anno fa a convincere una quota sufficiente dei “proprietari” (i Comuni) a procedere al suo spegnimento entro una data “decente” (prima dicembre 2017 poi dicembre 2019).

Anche il Piano regionale rifiuti della Lombardia lo aveva messo tra gli “eliminabili” per la sua intrinseca obsolescenza.

Questa iniziativa è stata resa vana dal successivo Consiglio di Amministrazione che è riuscito a ribaltare la situazione e “allungare” la vita al 2027 (e forse più ….) https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=7335
Parte di questo Consiglio di Amministrazione incluso il Presidente, nel corso del 2019, è sotto processo (alcuni hanno già patteggiato) nell’ambito degli “incarichi” dispensati da Nino Caianello (indagine “mensa dei poveri”) – referente di Forza Italia in provincia di Varese.

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=8155

Nell’ambito degli imputati anche la società di consulenza che aveva giustificato tecnicamente la possibilità (e l’opportunità) di proseguire l’attività nonostante i disavanzi accumulati nel tempo (per sanarli si prevede l’incremento della quantità dei rifiuti estendendo l’area di conferimento).
Non è la prima volta che l’impianto è sotto processo, il precedente più importante si è verificato nel 2005 (“operazione Grisù”) che vide l’arresto del direttore dell’impianto per lo smaltimento di rifiuti non autorizzati.
Anche dal punto di vista ambientale l’impianto (il primo inceneritore nel sito è stato realizzato nel 1972, l’impianto attuale è in esercizio dall’agosto 2000) nonostante innumerevoli interventi di “adeguamento” non ha mai dato grande prova di sé.

Bene, oggi – 14 gennaio – l’inceneritore ACCAM ha tentato “l’autodafé”, di bruciare sé stesso: secondo quanto riportato dalla stampa locale alle 2.30 di oggi si è sviluppato un grave incendio (sette squadre dei Vigili del Fuoco per domarlo in due ore) si è sviluppato nell’area turbine (dove il vapore prodotto dall’incenerimento viene trasformato in energia elettrica) probabilmente dovuto a una fuoriuscita di olio idraulico che poi si è innescato.
Un guasto con possibile causa connessa alla manutenzione, analogamente a un evento di circa 10 anni fa, in cui entrambi i forni si erano bloccati a poche ore l’uno dall’altro per rotture nel circuito di raffreddamento.

Guarda caso la turbina non è fra i “punti critici” per i quali vige un obbligo di controllo periodico stabilito esplicitamente nella Autorizzazione Integrata Ambientale (del 2015 con successive modifiche) nonostante che siano applicabili all’impianto (allora) le migliori tecnologie disponibili per i grandi impianti di combustione (oltreché – recentemente – la decisione UE sugli inceneritori) https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=8918

L’impianto è attualmente fermo ma viene “garantita” l’accensione a breve ….. non è che (almeno!) prima di riaccenderlo sia opportuna una verifica completa (a partire dalle prescrizioni di AIA)?
Per noi è un motivo in più per confermare la necessità del suo spegnimento.

 

 

Redazione
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