L’inchiesta che fa tremare (anche) il Tap

Azerbaigian, diritti umani, fiumi di soldi, Corridoio Sud del gas: e a ottobre la “Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo” e la “Banca europea degli investimenti” si preparano a decidere su due mega prestiti…

di Elena Gerebizza (*)

Lunedì 11 settembre alcuni più grandi giornali europei, tra gli altri The Guardian (Regno Unito), Süddeutsche Zeitung (Germania) e Le Monde (Francia), hanno pubblicato l’inchiesta della rete di giornalismo investigativo OCCRP Azerbaijani Laundromat. Il reportage racconta delle 16mila operazioni bancarie realizzate da quattro società registrate nel Regno Unito, ma controllate da offshore anonime, che hanno fatto transitare in Europa circa 2,5 miliardi di euro che secondo i giornalisti sarebbero riconducibili a businessman e al governo dell’Azerbaigian.

Le operazioni bancarie – il database completo è scaricabile qui – sono avvenute tra il 2012 e il 2014. Oltre all’acquisto di beni di lusso – immobili, gioielli, automobili, vestiti di alta moda, al pagamento di tasse universitarie e spese dentistiche – comprendono anche il pagamento di parcelle da centinaia di migliaia di euro a giornalisti e politici europei.

Tra questi, il tedesco Eduard Lintner, ex parlamentare e sottosegretario di Stato della CSU (alleato della CDU di Angela Merkel). Fino al 2010, Lintner è stato vice-presidente del Comitato per i diritti umani e membro del Comitato monitoraggio dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Nel 2009 ha fondato la Società per la promozione delle relazioni tra Germania e Azerbaigian (GEFDAB), con sede a Berlino, una delle diverse realtà che svolgono attività di lobby pro-Azerbaigian nate negli stessi anni in diversi paesi europei. Secondo le informazioni pubblicate da OCCRP, tra il 2012 e il 2014 Lintner avrebbe ricevuto 758.500 euro da due delle quattro società monitorate, la Metastar Invest LLP e la Hilux Services LLP. Il politico tedesco ha dichiarato alla  Suddeutsche Zeitung che i soldi sarebbero stati versati dalla Association for Civil Society Development in Azerbaijan (ACSDA), un’organizzazione non governativa guidata da Elkhan Suleymanov, parlamentare di Baku e membro dell’assemblea parlamentare del consiglio d’Europa (PACE).

Tra il 2012 e il 2014, le stesse società avrebbero versato 425mila euro su due conti correnti intestati a Kalin Mitrev, delegato dal governo della Bulgaria a rappresentare il suo Paese nell’esecutivo della Banca  Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD). Mitrev sarebbe al centro di un’indagine aperta dall’esecutivo di Sofia  in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta sul The Guardian.

Anche sua moglie,  Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco e  candidata nel 2016 a Segretario Generale dell’Onu, qualche anno fa sarebbe finita nell’occhio del ciclone fa in seguito all’acquisto di proprietà immobiliari a New York, Londra e Parigi per importi superiori alle sue entrate per diversi milioni. Gli acquisti sarebbero avvenuti tra il 2012 e il 2014, come denunciato dalle inchieste della rete di giornalismo investigativo bulgara Bivol.

Il presidente dell’Azerbaijan’Ilham Aliyev

Che cosa c’entra il TAP?

Come segnalato al The Guardian con una lettera firmata anche da Re:Common,  c’è un pezzo che andrebbe aggiunto in questa mega inchiesta internazionale. Manca cioè il quadro degli interessi dell’Azerbaigian, che potrebbero spiegare un dispiego così massiccio di risorse.

Primo, non è la prima volta che sentiamo nominare le quattro società attraverso cui sono transitati i miliardi di euro dell’inchiesta Azerbaijani Laundromat. I loro nomi li avevamo letti in diversi  articoli del The Guardian (, 2). Si tratta insomma delle stesse società parte dell’indagine per corruzione internazionale e riciclaggio di denaro a carico di Luca Volontè, quelle tramite cui sarebbero transitati i soldi diretti a lui e su cui ha indagato la procura di Milano.

Secondo, proprio tra il 2012 e il 2014 venivano prese a livello europeo diverse decisioni che riguardavano l’Azerbaigian e le future relazioni economiche con i Paesi membri dell’Unione Europea. Ne ha parlato Report con l’inchiestaCaviar Democracy uscita lo scorso dicembre, che avevamo ripreso anche noi in questo articolo.

Terzo, in seguito alla bocciatura del Rapporto Strasser nell’ambito del Consiglio d’Europa, che riguardava le violazioni dei diritti umani in Azerbaigian, e alla “scelta” del TAP e del resto del Corridoio Sud del gas come “Progetti di interesse comune” dalla Commissione europea, la russa Lukoil ha ricevuto il primo prestito per avviare la seconda fase di esplorazione del giacimento di Shah Deniz in Azerbaigian da parte della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Quella dove Kalin Mitrev è uno dei direttori esecutivi (ovvero tra i delegati dei governi che non solo decidono in merito ai prestiti, ma orientano anche le aree di interesse della Banca).

Coincidenze? Può essere. Di certo se Danske Bank ha avviato un’indagine interna sulla sua filiale in Estonia dove è transitato il fiume di denaro distribuito poi un po’ ovunque, forse qualche dubbio sulla limpidezza delle transazioni c’è. E se una parte dei soldi versati dall’Azerbaigian nelle quattro società proviene dalla principale banca di sviluppo pubblica del Paese, l’International Bank of Azerbaijan (di cui abbiamo parlato qui,  allora anche le istituzioni europee dovrebbero porsi alcune domande.

A ottobre infatti sia la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che la Banca europea degli investimenti si preparano a decidere su due mega prestiti per il Corridoio sud: 2 miliardi per il TAP e 1,5 miliardi per il TANAP. Il governo dell’Azerbaigian è azionista di maggioranza di entrambi i progetti, e sapere che istituzioni pubbliche partecipate dal governo azero versano cifre a sei e più zeri in società anonime sospettate di essere veicoli per riciclaggio di soldi, o corruzione internazionale, non è proprio una bel biglietto da visita.

Re:common

Per firmare la lettera aperta indirizzata alla Commissione Europea e alle banche pubbliche europee (la BEI e la BERS): qui

(*) ripreso con le foto da «Comune Info»

Redazione
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