L’ombra della Chiesa sull’educazione civica

articoli di UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) e di Checchino Antonini

lezione in chiesa

forse non tutti sanno cos’è l’educazione civica oggi, è una materia vuota, in ogni classe e in ogni scuola si fa quel che si può e si vuole, non esiste l’insegnante di educazione civica,  la valutazione finale si ricava da un algoritmo, non stupisce, ma era già nei fatti che molti spingessero per mettere il loro marchio – Francesco Masala

 

L’Educazione civica terreno di conquista degli insegnanti di religione? – UAAR

L’insegnamento di Educazione civica – introdotto da quest’anno scolastico – rischia di trasformarsi in un’ora di religione cattolica obbligatoria.

È questa la denuncia dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) che, a seguito di segnalazioni in tal senso, ha scritto oggi alla ministra Azzolina affinché sia scongiurato il rischio che l’insegnamento dell’Educazione civica sia impartito dagli insegnanti di religione cattolica.

«L’attacco all’ora di Educazione civica (introdotta dalla legge 20 agosto 2019, n. 92) è preparato da lontano», spiega Roberto Grendene. «È da tempo infatti che si cerca di far passare il messaggio che l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) abbia le carte in regola per concorrere ad arricchire le consapevolezze degli allievi su molti temi dell’educazione sociale e civica. Ora che l’Educazione civica è stata inserita nell’offerta formativa si è passati dalle parole ai fatti: gli insegnanti di religione stanno cominciando a sostenere la propria legittimità a insegnare educazione civica e a impartire l’insegnamento. Uno scenario pericolosissimo per scongiurare il quale abbiamo scritto oggi alla ministra affinché intervenga opportunamente».

«Il dirigente scolastico ci ha informati che nelle prime settimane di scuola gli insegnanti di religione cattolica avrebbero “accorpato” le ore di Cittadinanza e Costituzione e che quindi nostra figlia (che non si avvale dell’Irc) sarebbe dovuta rimanere in classe durante tali ore», denuncia una madre che si è rivolta all’Uaar per far valere i diritti della figlia, studentessa del Liceo Statale “Pilo Albertelli” di Roma: «In seguito alla nostra protesta (non si può negare il diritto costituzionale a una scuola laica con la scusa di insegnare la Costituzione: in questo modo si aggrediscono a un tempo sia la laicità sia la Costituzione!) siamo stati ricevuti dal dirigente e mentre parlavamo con lui un’insegnante di religione è piombata in presidenza con un mucchio di libri di educazione civica in braccio per dimostrare la propria preparazione e affermare che gli insegnanti di Irc hanno le competenze per insegnare questa materia. Anzi: gli insegnanti di Irc si sarebbero addirittura offerti di fare i coordinatori dell’educazione civica. Dopo le prime lezioni in cui non le hanno consentito di uscire dalla classe e in cui l’insegnante di religione ha affrontato il tema della laicità (!) spiegando perché nelle aule scolastiche debba esserci il crocifisso, nostra figlia non ha frequentato le lezioni “di educazione civica” dell’insegnante di Irc perché siamo andati a prenderla a scuola, riportandola poi all’ora successiva; la prima volta chi era in portineria non sapeva se fosse permesso farla rientrare, ma quando ho chiesto di parlare con il dirigente si è presentata un’altra insegnante di religione (per la seconda volta le insegnanti di Irc della scuola si intromettevano nelle nostre scelte!) informandomi che lei non stava insegnando religione cattolica ma educazione civica e che a conclusione di queste ore avrebbe anche fatto sostenere una verifica scritta a tutti gli alunni».

«Tutto ciò è inaccettabile», prosegue Grendene: «Prima di tutto, dovendo l’Educazione civica essere svolta nell’ambito del monte orario obbligatorio, non può essere svolta all’interno di una materia non obbligatoria come l’Insegnamento della religione cattolica. Non è inoltre in alcun modo accettabile che venga imposta la partecipazione dei non avvalentesi alle lezioni tenute dal docente di religione cattolica, anche se quest’ultimo dichiara di svolgere insegnamento di educazione civica. Alle violazioni del diritto all’istruzione si aggiungerebbe un’evidente violazione dell’esercizio della libertà religiosa. È inoltre palese la non opportunità di tale scelta, non fosse altro che per il fatto che gli insegnanti di religione cattolica sono sì pagati dallo Stato ma scelti dal vescovo. L’educazione civica si configurerebbe come un’ora di religione, per di più obbligatoria e imposta dunque anche a chi all’ora di religione ha detto no, come dimostra il caso del Pilo Albertelli».

Maggiori informazioni:

Pec inviata al dirigente scolastico del Liceo Statale “Pilo Albertelli”.

Pec inviata alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

da qui

Le mire dei vescovi sull’educazione civica – Checchino Antonini

Scuola, il rischio che la Costituzione possa appaltata ai docenti di religione. Nella classifica sulla libertà di pensiero Italia al 101° posto

«Il dirigente scolastico ci ha informati che nelle prime settimane di scuola gli insegnanti di religione cattolica avrebbero “accorpato” le ore di Cittadinanza e Costituzione e che quindi nostra figlia (che non si avvale dell’Irc) sarebbe dovuta rimanere in classe durante tali ore», denuncia una madre che si è rivolta all’Uaar per far valere i diritti della figlia, studentessa del Liceo Statale “Pilo Albertelli” di Roma: «In seguito alla nostra protesta (non si può negare il diritto costituzionale a una scuola laica con la scusa di insegnare la Costituzione: in questo modo si aggrediscono a un tempo sia la laicità sia la Costituzione!) siamo stati ricevuti dal dirigente e mentre parlavamo con lui un’insegnante di religione è piombata in presidenza con un mucchio di libri di educazione civica in braccio per dimostrare la propria preparazione e affermare che gli insegnanti di Irc hanno le competenze per insegnare questa materia. Anzi: gli insegnanti di Irc si sarebbero addirittura offerti di fare i coordinatori dell’educazione civica. Dopo le prime lezioni in cui non le hanno consentito di uscire dalla classe e in cui l’insegnante di religione ha affrontato il tema della laicità (!) spiegando perché nelle aule scolastiche debba esserci il crocifisso, nostra figlia non ha frequentato le lezioni “di educazione civica” dell’insegnante di Irc perché siamo andati a prenderla a scuola, riportandola poi all’ora successiva; la prima volta chi era in portineria non sapeva se fosse permesso farla rientrare, ma quando ho chiesto di parlare con il dirigente si è presentata un’altra insegnante di religione (per la seconda volta le insegnanti di Irc della scuola si intromettevano nelle nostre scelte!) informandomi che lei non stava insegnando religione cattolica ma educazione civica e che a conclusione di queste ore avrebbe anche fatto sostenere una verifica scritta a tutti gli alunni».

L’insegnamento di Educazione civica – introdotto da quest’anno scolastico – rischia di trasformarsi in un’ora di religione cattolica obbligatoria. Lo denuncia l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) che, a seguito di segnalazioni in tal senso, ha scritto oggi alla ministra Azzolina affinché sia scongiurato il rischio che l’insegnamento dell’Educazione civica sia impartito dagli insegnanti di religione cattolica. «L’attacco all’ora di Educazione civica (introdotta dalla legge 20 agosto 2019, n. 92) è preparato da lontano», spiega Roberto Grendene. «È da tempo infatti che si cerca di far passare il messaggio che l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) abbia le carte in regola per concorrere ad arricchire le consapevolezze degli allievi su molti temi dell’educazione sociale e civica. Ora che l’Educazione civica è stata inserita nell’offerta formativa si è passati dalle parole ai fatti: gli insegnanti di religione stanno cominciando a sostenere la propria legittimità a insegnare educazione civica e a impartire l’insegnamento. Uno scenario pericolosissimo per scongiurare il quale abbiamo scritto oggi alla ministra affinché intervenga opportunamente».

«Tutto ciò è inaccettabile», prosegue Grendene: «Prima di tutto, dovendo l’Educazione civica essere svolta nell’ambito del monte orario obbligatorio, non può essere svolta all’interno di una materia non obbligatoria come l’Insegnamento della religione cattolica. Non è inoltre in alcun modo accettabile che venga imposta la partecipazione dei non avvalentesi alle lezioni tenute dal docente di religione cattolica, anche se quest’ultimo dichiara di svolgere insegnamento di educazione civica. Alle violazioni del diritto all’istruzione si aggiungerebbe un’evidente violazione dell’esercizio della libertà religiosa. È inoltre palese la non opportunità di tale scelta, non fosse altro che per il fatto che gli insegnanti di religione cattolica sono sì pagati dallo Stato ma scelti dal vescovo. L’educazione civica si configurerebbe come un’ora di religione, per di più obbligatoria e imposta dunque anche a chi all’ora di religione ha detto no, come dimostra il caso del Pilo Albertelli».

Tutto ciò si intreccia con un’altra notizia uscita nei giorni scorsi. Non solo i credenti, ma anche i non credenti subiscono discriminazioni nel mondo. Atei e agnostici sono discriminati in 106 paesi: in almeno 10 l’apostasia è punibile con la morte; in 68 la blasfemia è un reato; in 35 la legislazione statale deriva in tutto o in parte da norme religiose; in 48 a dirimere questioni familiari o morali sono tribunali religiosi; in 26 è in vigore il divieto per i non religiosi di ricoprire alcune cariche; in 34 è prevista istruzione religiosa obbligatoria nelle scuole statali; in 15 è difficile o addirittura illegale gestire un’organizzazione apertamente umanista; in 12 politici o agenzie statali emarginano e/o molestano i non religiosi quando non incitano apertamente all’odio e/o alla violenza contro di essi. E’ il quadro che emerge dalla nuova edizione, diffusa il 10 dicembre, del Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall’Humanists International (di cui l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti fa parte). E c’è di più. Come mostra il Rapporto, la pandemia ha esacerbato la situazione: in alcuni paesi atei e agnostici sono stati additati come capro espiatorio della pandemia; sono aumentate le disuguaglianze preesistenti; e inoltre la Covid-19 è stata utilizzata per imporre restrizioni eccessive sulle libertà di espressione e riunione. Nell’edizione 2020 della classifica stilata dall’Humanists International, tra gli ultimi dieci paesi in materia di libertà di pensiero, si piazzano Mauritania e Pakistan in compagnia di Arabia Saudita, Iran, Afghanistan, Maldive, Emirati Arabi Uniti, Malaysia, Brunei e Yemen. L’Europa non sfugge del tutto alle critiche, anche se si tratta di casi di ben diversa gravità. Si distinguono in particolare l’Italia (101/o posto della classifica globale: paese dell’Unione europea che si piazza peggio), la Polonia (97/o), la Germania (92/o), il Regno Unito (84/o). Ai primi cinque posti: Belgio, Olanda, Taiwan, Ecuador e Nauru.

«Nonostante le difficoltà – ha dichiarato Andrew Copson, presidente dell’Humanists International – siamo lieti di poter segnalare due buone notizie: il rilascio, dopo una campagna durata sei anni, di Mohamed Cheikh Mkhaitir in Mauritania e l’arrivo dell’attivista pakistana Gulalai Ismail negli Stati Uniti, dove ora vive con la sua famiglia». Mkhaitir ha passato sei anni in carcere per un articolo in cui si esprimeva contro il sistema di schiavitù in vigore in Mauritania. Ismail, fondatrice di Aware Girls, un’organizzazione impegnata a fianco delle donne, è stata per anni nella exit control list del Pakistan, non potendo dunque lasciare il paese. «La sezione del Rapporto dedicata all’Italia – sottolinea Roberto Grendene, segretario dell’Uaar – delinea un nutrito elenco di problemi, da sempre denunciati dall’Uaar. L’aspetto più critico messo in luce dal Rapporto di quest’anno riguarda il fatto che le autorità di governo tendono a promuovere un’agenda politica di stampo conservatore, ispirata alla religione cattolica. Un elemento che riscontriamo ogni giorno e che si riflette in qualsiasi ambito sociale, come dimostra il fatto che permangano nel nostro paese l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, il sistema dell’8 per mille, il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, la straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo, i ministri di culto pagati dallo Stato per assistenza religiosa in ospedali, caserme, carceri. E l’elenco, sfortunatamente, potrebbe continuare». «L’aggiornamento di quest’anno – aggiunge Giorgio Maone, responsabile relazioni internazionali dell’Uaar – pone un’attenzione particolare sulla gestione della pandemia. Per l’Italia abbiamo segnalato i privilegi accordati alle confessioni religiose, e in particolare alla Chiesa cattolica, rispetto alle (necessarie) limitazioni imposte alla libertà di riunione di cittadini e associazioni non confessionali. Nonostante le ‘criticità ineliminabilì sotto il profilo igienico-sanitario evidenziate nelle cerimonie eucaristiche dal Comitato Tecnico Scientifico, ancora oggi, in piena seconda ondata e con migliaia di morti a settimana, le chiese rimangono aperte, a differenza di teatri e musei, e si discute di come rendere l’orario delle messe di Natale compatibile con il coprifuoco, invece che dell’assoluta inopportunità e pericolosità di tali occasioni di assembramento».

da qui

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – E’ DI ALTAN.

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Sono gli insegnanti laici ed atei che devono , ogni giorno , contrastare la presenza invasiva e le iniziative dei “docenti” di religione: riportarli alle loro responsabilità di pseudo educatori e propagandisti di fatto, nel corso dei consigli di classe e dei collegi dei docenti. In classe, spiegare agli alunni che cosa è l’insegnamento della religione a scuola, cioè un indottrinamento che dà per scontato che l’Italia è un paese cattolico e che questa sarebbe l’identità di un intero popolo. Non si può contrastare l’insegnamento della religione mediante la richiesta di attenersi alle “regole” della libertà d’insegnamento, bisogna, continuamente, affermarne la natura alienante, magica, violenta. Chiarire, insegnando la Storia, la Filosofia, la Geografia, che tutti i popoli della terra hanno creato e poi subito gli effetti dell’invenzione della divinità. E’ necessario parlare di Feuerbach, di Marx, del concetto di alienazione. Se un ragazzo o una ragazza, comprende nell’età adolescente che cosa sia l’alienazione di sé, è in grado di salvarsi per tutta la vita dalla nevrosi e dalla religione. Lo diceva anche il cantante Zucchero: “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica”.
    Non serve quasi a niente denunciare le violenze che la chiesa ha perpetrato nei secoli, serve spiegare che pensare a dio è un pensiero vacuo e malato, che allontana dagli altri esseri umani. Cercare di far comprendere che esiste un modo di vivere la vita e accettarne la fine, che salva dall’angoscia, e che quest’ultima è l’origine universale della credenza in dio.
    Poi serve analizzare e criticare la falsa predicazione “sociale” e “morale” del papa, del Vaticano e dei preti “di sinistra”. A Firenze, l’esistenza di una ricca tradizione di preti “di sinistra”, di gente come don Mazzi e oggi di Santoro, di comunisti che vanno in chiesa la domenica, ha creato un’atmosfera culturale malata, sempre in debito con le parrocchie ed i circoli cattolici. Non esiste, purtroppo, nel pensiero della gente di sinistra, la constatazione che chi crede in dio è un nemico, pericoloso nella misura in cui non si finge tale. Nei confronti di questa gente è opportuno essere implacabili: accusarli sempre, ed in pubblico, che il loro è un falso interesse, nella misura che non sono le storture sociali che li muovono, ma l’idea che l’ingiustizia è un “peccato”. Per loro il padrone che licenzia e che sfrutta è un cattivo cristiano che manca ai suoi doveri di amore e compassione, mai diranno che è, semplicemente, un nemico di classe.
    In questo modo non si va (ed, in effetti, la sinistra fiorentina non è mai andata), da nessuna parte.
    Saluti comunisti, Giuseppe Scuto, docente di Lettere.

    • Francesco Masala

      siamo d’accordo, la chiesa cattolica è un convitato di pietra.

      ogni tanto accenno agli alunni al fatto che la IRC è un animale strano, è l’unica materia di cui si può dire ci credo o non ci credo, se uno dicesse che non crede all’atomo, o a Leopardi, o alla faglia di sant’Andrea in California potrebbe essere esentato da Lettere o da Scienze?

      a volte discutono, qualche dubbio viene.

      e però, come rinunciare a una materia dove, a volte, si fa una beneamata minchia (per usare le parole del commissario Montalbano), si guarda qualche film, si chiacchiera sull’amicizia o altre cose amene, e poi quel docente alza la mano per promuoverti, al bisogno?

      • Mah, che dire? Chi è che non fa una “beata minchia?” Forse gli insegnanti che tollerano la presenza a scuola dei prof. di religione, nominati dal vescovo e pagati dalla Repubblica Italiana. I prof. di religione sono dei parassiti dalle idee false e violente, non degli innocui scrocconi di stipendio. Vanno chiamati con il loro vero nome e non ammessi alla comune condizione di educatori, vanno espulsi dalla scuola. Se non lo si può fare materialmente , si può comunque screditarli e denunciarne la natura di propalatori di menzogne. Sempre, ogni giorno e in ogni aula scolastica della Repubblica.

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