L’urgenza negata del disimparare

Toffler, Toffa e quel tafano di Socrate: con la 160esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia ci porta fra gli umani del XXI secolo ma guardando oltre

«Gli analfabeti del 21° secolo non saranno coloro che non sapranno leggere e scrivere, ma coloro che non saranno in grado di imparare, disimparare quanto imparato e ritornare a imparare»: così rifletteva con sagacia il futurologo Alvin Toffler.

Dall’altra parte del mondo, la giornalista delle «Iene» Nadia Toffa – strana assonanza – si spegne dopo la lotta contro il tumore che l’aveva colpita, lasciandoci alcune perle di saggezza, tra le quali: «Rivendico il diritto di parlare apertamente della nostra malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è un diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire».

In effetti sembrano esserci assonanze nella contiguità delle idee. Toffler mette in luce come la grande arroganza dell’uomo moderno sia ai massimi livelli tanto da impedire qualsiasi nuova conoscenza costruttiva e positiva. E pare essere una verità assai forte, con squisita constatazione filosofica. Si pensi a quante persone sembrano essersi trasformate nei guru internettologi che tutto sanno e a tutto possono rispondere; si poensi a quanti attaccano con soverchiante cattiveria ogni contenuto del web solo per il gusto di farlo; si pensi alle chiacchiere nei bar (reali o virtuali) dove, alla grande università del calcio, sembra esserci una riunione delle più geniali menti del pianeta, intenti a discutere se il prossimo contratto di Ronaldo andrà a incidere sulla politica internazionale e di come al governo abbiano smesso di giocare. Menti che non hanno voglia di disimparare magari l’ uso della tv per riappropriarsi dell’uso di carta e penna o più semplicemente di scendere in strada e far socialità piuttosto che “società”.

Nadia Toffa fu attaccata da più parti per essersi permessa di dire che il cancro è una benedizione, forse oscura, che mette in luce il diritto di ricordare quanto la vita umana sia precaria, appesa a un filo; e che troppo spesso la sprechiamo dietro alle futilità. Da questo punto di vista, il cancro potrebbe persino essere un qualcosa di positivo, seppur di brevissima durata? Per far aprire gli occhi all’umanità, ricordando che sta correndo lungo i binari dell’autodistruzione?

Aridaje” mugugnerà qualcuna/o a sentire «autodistruzione»: “ecco l’Astrofilosofo che si rituffa nelle filippiche allarmistiche”. Nessun allarmismo. Ci sono dati di cui tutti – se vogliamo – siamo a conoscenza: fra cibo, acqua e aria, il nostro mondo versa in uno stato d’inquinamento allarmante, tanto che (in base alle statistiche dei Paesi dell’ Unione Europea) presto il 95% della popolazione mondiale dovrebbe ammalarsi di patologie tumorali, per quanto la pole position fra le cause di morte sembra restare all’ arresto cardiocircolatorio, meglio conosciuto come infarto.

Però niente paura, siamo sempre in buone mani. Pare che la scienza abbia fatto passi da giganti e – nonostante inquinamento e sconvolgimenti climatici – la terapia genica potrà curarci da almeno il 40% delle probabili patologie tumorali: costerà “un occhio della testa” ma dicono che la professionalità e la ricerca si debbano pagare. Penso che Toffler e Toffa abbiano toccato un tasto doveroso, visto quanto la scienza ponga la ragione sopra ogni cosa eppure parlare di tumore resta quasi un tabù, da tanta paura che fa. Magari risvegliare le coscienze intorpidite e impietrite potrebbe essere un atto positivo.

Se i filosofi dormono – invece che fare i tafani socratici e la dinamite nicciana – allora potrebbe diventare compito della natura ricordare a ogni umano da dove viene e che la vita va impiegata per migliorarla e non sprecarla, anche nel fare del corpo individuale un tempio inviolabile, magari robotico? 

A Socrate – noto tafano che pungolava i cavalli dormienti – l’ingrata parola conclusiva che non chiude ma riapre, proprio come piacerebbe alla coppia Toffler-Toffa: «Certo sono più sapiente io di quest’uomo anche se poi probabilmente tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto perciò un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo». 

L’IMMAGINE è il dipinto «Conoscenza» di R. L. Reid (1896).

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *