Ma dicendo Europa cosa intendete?

Nella 122esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» – con l’abituale regia di Fabrizio Melodia (alias l’astrofilosofo) – intervengono Garibaldi, Godel, Ingroia, Mazzini, Ovidio, Pertini, Valery e pure il papa del momento
“L’Europa diventerà quello che è in realtà, cioè un piccolo promontorio del continente asiatico? Oppure rimarrà quello che sembra: la parte preziosa dell’universo, la perla della sfera, la mente di un vasto corpo?” scriveva con una nota d’ottimismo Paul Valery che, evidentemente, mai avrebbe potuto immaginare quanto poco accorte sarebbero state queste parole.
Adesso si parla molto di Europa, anzi di europeismo, di cooperazione, di unione e collaborazione, di una moneta unica che ha unito tutto ma ha aumentato le disuguaglianze, complice la svalutazione operata dalle banche e l’acquisto in massa dei debiti pubblici dei Paesi meno forti.
Un modo come un altro per tenere al cappio le democrazie nazionali oppure un sistema accorto di controllo di questa Unione che ogni giorno pare vacillare?
Realista ante litteram – o forse aveva i Palantíri (le Pietre Veggenti) di J. R. R. Tolkien? – fu l’eroe dei due mondi, quel cacciatore delle Alpi noto come Giuseppe Garibaldi  che ebbe a dire: ”L’Europa! Ove chi fatica muore dalla fame e gli oziosi nuotano nell’abbondanza e nella lussuria, ove poche famiglie signoreggiano le Nazioni e le mantengono in un perpetuo stato di guerra colle altisonanti parole di patriottismo, lealtà, onore della bandiera, gloria militare, ove una metà del popolo è schiava e l’altra metà fa giustizia, bastonando gli schiavi quando hanno l’ardire di lamentarsi”. Manca qualche dettaglio ma il quadro d’insieme sembra quello dell’oggi.
L’ispiratore di Garibaldi, ovvero Giuseppe Mazzini, scrisse: ”L’epoca passata, epoca che è finita con la rivoluzione francese, era destinata ad emancipare l’uomo, l’individuo, conquistandogli i doni della libertà, della eguaglianza, della fraternità. L’epoca nuova è destinata a costituire l’umanità… è destinata ad organizzare un’Europa di popoli, indipendenti quanto la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento”.
Mentre Mazzini e Garibaldi discutono tentando di mettersi in accordo, cerchiamo di capire se esiste un comune intento dell’Europa. Chi ci aiuta, per favore?
“La creatività, l’ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europa. Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all’umanità che un nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell’altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. L’Europa, dopo tante divisioni, ritrovò finalmente sé stessa e iniziò a edificare la sua casa”: così il papa Francesco.
“Ormai a tutti è noto che l’Unione Europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana”: questo “estremista” è un certo Sandro Pertini. Troppo semplice o comunque superato dai fatti?
Parli chi ha qualcosa da dire (o taccia per sempre?).
“Siamo stati spogliati, come popolo, della sovranità monetaria, ma non soltanto della sovranità monetaria. Noi siamo stati spogliati della sovranità finanziaria, siamo stati spogliati della sovranità politica. Noi siamo sudditi, non siamo sovrani nel nostro paese. […] E questa mancanza di sovranità, questa espropriazione di sovranità non è un accidente atmosferico, non è una casualità. È dentro un disegno preciso, che non è soltanto italiano […]. Ritengo che sia una battaglia di retroguardia dire: «Noi vogliamo un’altra Europa, costruiremo un’altra Europa»: dentro queste istituzioni e dentro questa Europa un’altra Europa è impossibile. Noi questa Europa, per come è oggi, per come è costruita, per le istituzioni e per quel primato della finanza sulla politica che si è determinato, la dobbiamo abbattere. […] Noi dobbiamo recedere dai trattati europei”: così Antonio Ingroia, tempo fa, scivolando a sinistra.
Qualcun’altro o abbiamo finito?
“E’ meglio essere ottimisti e avere torto piuttosto che pessimisti e avere ragione”: questa però me la spieghi una prossima volta, caro Kurt Godel.

Ah, quasi dimenticavo.

Ci interessa che l’ Europa nasca da uno stupro? Eh si, perché l’Europa mitologica era nientemeno che la mitica figlia di Agenore, il re di Tiro, antichissima città fenicia. Giove – o Zeus, se preferite – se ne inveghì e, trasformatosi in toro, la rapì con l’inganno, trasportandola nell’isola di Creta. Dopo molte scaramucce, Giove riuscì a godere delle grazie di Europa, la quale divenne poi la prima regina di Creta, sposando Asterione, dal quale ebbe tre figli, secondo alcune fonti: Minosse, Radamanto e Sarpedonte mentre il quarto figlio (Carno) è in dubbio.
Gli antichi greci, in onore dei genitori di Minosse, chiamarono “Europa” il continente a Nord di Creta. O almeno così la racconta il poeta latino Publio Ovidio Nasone, a cui piaceva appunto “ficcanasare” dove non doveva.
L’IMMAGINE rimanda a TRAIANO. Perchè a Roma (fino al 16 settembre 2018) – al museo dei Fori imperiali, ovviamente ai mercati di Traiano – c’è la mostra “Costruire l’Impero, creare l’Europa” con al centro la figura di Traiano, primo imperatore adottivo: infatti non era romano ma ispanico. Forse gli antichi romani hanno sull’idea di cittadinanza qualcosa da “suggerirci”.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Molto interessante e stimolante ciò che hai scritto.
    Dicendo Europa io intendo il CERN e l’ESA, per esempio, l’Europa che collabora, crea, scopre e risolve problemi insieme. Sia il CERN (https://it.wikipedia.org/wiki/CERN#Storia) sia l’ESA (https://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_Spaziale_Europea#Dagli_inizi_fino_all'istituzione_attuale) erano già in vita ben prima che la CEE si trasformasse in UE, prima dell’Euro, prima dell’austerità e di tutto il resto. Quindi non penso che la UE e i suoi trattati siano necessari all’esistenza di realtà e collaborazioni di cui i cittadini europei possano essere orgogliosi, come appunto il CERN e l’ESA. Per il resto noi ci lamentiamo tanto della UE – che senza dubbio va riformata – ma come si stava dalle parti del Patto di Varsavia, ai tempi del Patto di Varsavia, dell’intervento sovietico in Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia, ai tempi della Stasi e del Muro di Berlino, ce ne siamo dimenticati? E ci dimentichiamo che in questo momento i più fervidi critici della UE, i grandi rottamatori, coloro che se ne augurano la totale distruzione, sono Le Pen, Salvini, Orban, Farage, tutta gente probabilmente a libro paga di quel neofascista, Putin?
    Di nuovo grazie per ciò che hai scritto. Da quale fonte hai tratto le parole di Garibaldi? Bellissime. E quelle di Mazzini?
    Di nuovo grazie e ciao.

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