Macchè santo, fu misogino e torturatore

Daniela Pia ricorda i misfatti di Carlo Borromeo

Era il 28 gennaio 1545 quando il cardinale Carlo Borromeo, divenuto poi “santo”, intraprese la sua crociata per imporre l’ uso del velo alle donne sia nei luoghi sacri sia durante le processioni, pena l’ esclusione dalle chiese e dai sacramenti.

Alto prelato con turbe mistiche, certamente misogino, disprezzava le donne vantandosi di non averne mai guardato una negli occhi. Carlo Borromeo fece costruire palizzate di legno nelle navate delle chiese per divedere gli uomini dalle donne in quanto esse erano «la primaria fonte del peccato». Qualcuna delle donne resistette, appoggiata persino dal proprio consorte, all’imposizione del velo e per questo nel 1575 circa 25 di loro patirono l’esclusione minacciata.

Giunto a Lecco nel 1569, fece arrestare dieci donne, le quali tradotte nelle carceri vescovili furono «accusate di aver fatto morire fanciulli e bestiame, di aver calpestato il crocifisso e l’immagine della Madonna, di aver rubato ostie consacrate e di aver fatto molti altri fatti strani e pisciatoli sopra». Come aggravante fu aggiunta l’accusa di aver «commesso ogni sorta di lussuria con quei loro demoni incubi». Il quadro accusatorio fu dipinto velocemente. In pochi giorni il cardinal Borromeo, preoccupato per la situazione in divenire, decise d’intervenire duramente anche in altre valli. Queste le sue parole: «conviene farne esemplare dimostrazione, essendo questa peste sparsa per quelle montagne ed invecchiata in tale maniera». Il processo era considerato quasi un’inutile perdita di tempo. Erano colpevoli e il cardinale conosceva il mezzo più rapido per estorcere loro le confessioni: la tortura. Le donne sottoposte confessarono ogni male possibile, oltre quanto previsto dal quadro accusatorio.

Negli anni successivi intraprese un viaggio, attraverso le valli svizzere a Nord del Lago Maggiore per affermare, a qualsiasi costo, il Credo della Controriforma stabilito nel Concilio di Trento.

Nel novembre 1852 rivolse nuovamente la sua attenzione contro le donne definite streghe. Non gli era sufficiente cercare di stanare e “giustiziare” coloro che avevano aderito al Protestantesimo, l’obbligo morale era soprattutto «purgare» le valli dalla perniciosa presenza di quelle donne che nulla facevano, se non vivere la propria vita secondo gli insegnamenti dalle antenate, e si trovarono costrette a difendersi innanzi ad un’ autorità che non riconoscevano sia per la cultura che rappresentava che per il linguaggio utilizzato.

Così scrisse: «Si è atteso anco a purgare la valle dalle streghe la quale era quasi tutta infestata di questa peste con perdizione di molte anime, tra le quali molte si sono ricevute misericordiosamente a penitenza colla abiurazione, alcune date alla corte secolare come impenitenti con pubblica executione della giustizia» (lettera di Carlo Borromeo al cardinale Paleotti, Bellinzona 9 dicembre 1583).

Eppure Carlo Borromeo fu beatificato nel 1602 e canonizzato nel 1610, nonostante fosse un convinto sostenitore dell’esistenza delle streghe, dell’utilizzo della tortura e avesse promosso il passaggio al braccio secolare per l’esecuzione delle sentenze di morte. Solo durante il suo viaggio pastorale in Val Mesolcina furono intentati 162 processi dai quali scaturirono 12 condanne a morte per le donne, poi bruciate sul rogo a testa in giù.

Viene da chiedersi come sia possibile, ancora oggi, legittimare la santità di un personaggio simile, la cui causa di beatificazione avvenne oltretutto grazie al pagamento di 10.000 ducati d’oro da parte del suo casato che perorò in tal modo la sua ascesa nell’Olimpo dei «santi».

IN “BOTTEGA” VEDI ANCHE: Scor-data: 30 agosto 1569 (quando Carlo Borromeo fu messo in fuga da una piccola folla in santa Maria della scala, nella “sua” Milano) e Reportage dalla Rocca (ad Arona, sul Lago maggiore, si alza la statua colossale – 35 metri – del “San Carlone” che raffigura il Borromeo).

Ritratto del cardinale Borromeo, opera di Ambrogio Figino, presso il Museo diocesano di Milano.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

7 commenti

  • Ettore Fasciano

    Beh, a parte un refuso, all’inizio del 5° capoverso) della sarda Daniela Pia, che mi ha fatto temere per la vita di mia Nonna Maria, che alla citata data avrebbe potuto soccombere , pur giovanetta, per mano del braccio secolare, che comunque vigeva ancora (nel 1852), benchè non col fuoco, bensì con la mannaia sempre assetata di reprimere ogni intemperanza di un popolano, ma penso tuttavia che dovremo farcene una ragione. Ormai questo profilo sinistro (e non solo perchè l’Ambrogio Figino gli ritrasse il nasone da questa parte) è stato fatto entrare, pagando profumatamente un biglietto di prima fila, in paradiso. E ci deve restare. Poichè, sapete, di là non si può uscire. Direte forse che, da Colui che tutto può, avrebbe potuto destinarlo all’inferno. Ma, per il dantesco contrappasso, con tutti o roghi che accese in vita, non gli sarebbe stato congruo. Pertanto dovrà scontare, (badate bene) PER L’ETERNITA’ , di coesistere in assoluta prossimità con tutte quelle donne che lui condannò alla vita eterna. Pensate che pena per lui, poveretto: stare vicino a quelle donnacce !! Ora non solo non potrà esimersi di guardarle negli occhi, ma dovrà eternamente subirne il loro conturbante e peccaminoso profumo. Oremus !!

  • Daniele Barbieri

    Ha ragione Ettore Fasciano: ovviamente non è il novembre 1852 ma il novembre 1582.
    In realtà Daniela Pia è “innocente” del refuso perchè è stato il redattore di turno – cioè db – che aggiustando una frase per evitare una ripetizione (è la dura vita del correttore di bozze, un utile mestiere scomparso) ha poi invertito il 5 e l’8.

  • A scorrer il calendario ne incontreremo parecchi di “colleghi santi” di Borromeo. Altro misogino, torturatore San Cirillo, uno dei santi riconosciuti sia dai cattolici che dalla chiesa ortodossa, persecutore di pagani ed ebrei, scarnificatore di Ipazia di Alessandria. Questo paradiso, in fondo, non è che sia così ben frequentato …

  • Se le persone che scrivono qui fossero vissute nella seconda metà del ‘500 come San Carlo Borromero diventerebbero un esempio vivente di come si potessero linciare innocenti, stranieri e, sì anche “streghe” sulla base di semplici “sentito dire” e credenze varie. Si rileggano anche il capitolo dei promessi sposi sull’assalto al forno delle grucce.

    Siccome sarebbe troppo lungo dilungarmi, inviterei coloro che si cimentano a giudicare chi non può più difendersi a informarsi almeno un tantino sulle condizioni di vita e la mentalità dell’epoca di cui parlano. Epoca che non conosceva supermercati, telefonini, autostrade, ONU e premi nobel e che ai nostri occhi ci parrebbe orribile solo a pensarla per i toni spesso violenti e cupi in tutti e tutto (v. ad es. la vita del Caravaggio). Va anche detto che nel tema trattato in questo blog, per “streghe” non si intendono solo donne ma anche uomini (stregoni). Se é vero che in gran parte dell’Europa le streghe erano donne per il 70%-80%,dei casi documentati in altre parte come la Russia, erano uomini per il 90% (trasmissione RAI STORIA “Passato e Presente. “La caccia alle streghe”, 2020; a disposizione su internet). Va da sé che per i contemporanei, la stregoneria era reale con tanto di articoli nella legge civile.
    Andando invece subito al punto con parole non mie su S. Carlo, ecco quanto dice Carlo Silvano nel suo libro Autorità e responsabilità nella Chiesa cattolica”, Edizioni del noce 2006, pp. 105-111.
     
    “In merito a questi processi, come si può definire il comportamento del card. Borromeo?
    Carlo Borromeo non fu mai un “cacciatore di streghe”. Rientrava nel suo compito generale, però, quello di risanare le condizioni religiose e morali e di purgare la valle “quasi tutta infetta” di streghe. In una sua relazione, e questo va sottolineato, si legge: “Molte si son ricevute misericordiosamente a penitenza colla abiurazione anche pubblica (rinuncia alla fede eretica, ndr), alcuni dati alla corte secolare come impenitenti, con pubblica executione della Justitia”.
     
    E come si possono definire le sue responsabilità?

    Inteso il modo con cui egli le assunse, posso valutarle così: quale arcivescovo e delegato pontificio in quel contesto storico doveva tener conto anche delle aspettative della società civile che gli chiedeva una linea chiara verso chi propagava l’eresia, nelle forme razionali ma anche in quelle superstiziose e malefiche della stregoneria.
     
    In conclusione, e alla luce dei processi svoltisi in Mesolcina, Lei che idea si è fatto della figura e dell’opera del card. Borromeo?
    E’ stato uno strenuo difensore della Chiesa cattolica romana e promotore della Controriforma tridentina, e anche per questo fu innalzato agli onori degli altari. Ciò non significa che fosse senza difetti e senza macchia, in quanto accondiscese, seppure a malincuore, alle procedure in uso allora, che facevano regolarmente capo, purtroppo, alla tortura e spesso anche alla pena di morte.”

    Per quanto riguarda la presunta misogenia di San carlo, leggasi “Grossi, A. (2015). “UN CARTEGGIO INEDITO DI SAN CARLO BORROMEO (1578-79): LA SINDONE E L’ESORCISMO DI UNA CALVINISTA.” Aevum 89(3): 687-720.” Dove si legge tra l’altro che l’ Inquisitore di vercelli Uberti Cipriano chiedeva a San Carlo di proteggere e nascondere una donna a Milano.

    La tortura era prassi corrente per qualsiasi caso dai tempi antichi, romani (si leggano ad es. i vangeli, gli atti degli Apostoli). Che si voglia credere o no, molti credevano che servisse come modo “oggettivo” , “tecnico” della Giustizia. Era universalmente accettato che le autorità se ne servissero. L’inquisizione cominciò almeno a limitarne l’uso, porre delle condizioni di tempo ecc…Se questo sembra poco, ritorno all’invito di calarvi nella mentalità del tempo.

    Studiate prima di scrivere.

    • Daniele Barbieri

      Qui vediamo la storia in modo diverso. Noi siamo contro il razzismo, lo schiavismo, il fascismo, il sessismo, la pena di morte, la tortura, l’ignoranza. E siamo per la giustizia sociale e per la piena applicazione dei diritti universali. Dunque nella ricerca storica ci schieriamo con chi si è opposto al clima del tempo. Sono proprio le persone coraggiose che – ribellandosi alle tirannie, alle regole infami, ai pregiudizi – ci hanno consentito di uscire dai secoli bui. Quanto alle streghe «hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle» scrisse Voltaire.
      Io non sono particolarmente favorevole ai monumenti ma se proprio ci devono essere allora preferisco tenermi quello a Dolcino che si ribellò piuttosto che la grande statua di Carlo Borromeo.
      Studiare bisogna, certo. E contestualizzare, senza dubbio. Ma nella storia si trova tutto: a un certo punto bisogna scegliere da che parte stare. Con chi bruciava le streghe (e gli stregoni) o con chi si opponeva alle infamie delle Chiese (e dei potenti)? Io non ho dubbi.

  • Se Lei, Daniele, é davvero contro tutte quelle cose, allora scriva bene ad esempio di Padre Camillo Campeggi , Inquisitore di Como, che nel gennaio del 1640 “si oppose al “clima del tempo” difendendo Giovannina di Mezzovico di 27 anni che le autorità civili locali volevano processare e condannare come strega. Padre Campeggi la lasciò invece andare scagionandola dalle accuse e imponendole solo delle pene spirituali. Non contenti, le autorità civili scrissero allora alla Congregazione del Santo Uffizio a Roma per sollecitare il processo e la condanna. Fu proprio il Sant’Uffizio che invece cambiò piano piano quel clima del tempo diventando di fatto il “protettore” di presunte streghe. Il fatto che l’Ultima strega in europa fu giustiziata in una valle svizzera nel 1782 in ambiente protestante con chiesa evangelica, non é un caso.
    In poche parole, se Lei, Daniele, pensa di leggere la storia a tinte bianco e nere, senza sfumature, fa un grosso torto al metodo storico. La vita di noi tutti é così, complessa, alta e bassa, facciamo del bene e facciamo del male, anche in buona fede. nello stesso momento storico, anche negli stessi luoghi geografici, le sensibilità sono diverse, i Don Abbondio comuni, i Fra Cristoforo rari, i “bravi” manzoniani ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Non si può fare di ogni erba un fascio. Lei da che parte stà davvero? per la verità o per i giudizi manichei o farisaici scusi? Abbia infine un po’ di pietà per i nostri avi che non vivevano nelle comodità e conoscenze di oggi.
    (P.S: v. Paolo Porone “Il ruolo dell’inquisitore di Como nei processi ticinesi per stregoneria diabolica del XVII secolo”, che puo’ trovare su canvetto.ch)

  • Correggo, Paolo Portone, non Porone.

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