Malacuriosità, a partire da un venerdì di laudatori

di Angelo Maddalena (*)

Ieri o ieri l’altro ho incontrato mio cugino, abbiamo fatto una passeggiata alla Casa dell’anima…

l’anima dei nostri bisnonni che l’hanno costruita cento e più anni fa. Mi ha raccontato che con il gruppo dei laudatori del venerdì santo stanno facendo le prove: ogni venerdì sera escono dalla Chiesa del Carmine e cantano camminando per le strade del paese. Mi ha spiegato che è un’usanza antica che si era quasi perduta ed erano rimasti in pochissimi i laudatori dopo che i più anziani erano deceduti. Adesso sono circa una ventina che si dedicano alla ladata, su sessanta confrati: quasi un terzo, non è male. Mio cugino però era molto deluso e indignato per la mancanza non dico di partecipazione (da parte della gente del paese che abita nelle vie da dove passano i laudatori) ma di curiosità. Mi diceva che sarebbe già buono vedere qualcuno che apre la finestra per guardare fuori i laudatori; non scendere per seguirli o per vederli e sentirli da vicino, o affacciarsi dal balcone (come succedeva fino a un po’ di anni fa), ma almeno guardare da dietro la finestra. Neanche quello.
Da lì siamo passati a parlare di molte persone che negli ultimi mesi e anni nel nostro paese e in provincia di Enna sono morte per tumori di vario tipo. Parlavamo dei possibili legami con le scorie radioattive depositate (ci sono ipotesi e studi che lo sostengono) nella miniera di Pasquasia, a venti chilometri dal territorio di Pietraperzia. Poi dicevamo anche che quando si sono fatte manifestazioni di protesta per questi possibili legami erano poche le persone che vi hanno partecipato. Ma mio cugino si concentrava sempre sulla mancanza di curiosità. Io pure convenivo che forse più grave della scarsa partecipazione popolare a manifestazioni di protesta è devastante la mancanza di curiosità. Per dirne una: io stesso e tante persone che partecipano a manifestazioni No Tav spesso ci ritroviamo a non avere informazioni di base sulla Tav, ma potrei fare altri esempi. Quello che manca oggi più che altro è la volontà di analizzare e studiare la realtà, abituati ai talk show e alle notizie preconfezionate. Questo succede anche, e forse peggio, in ambienti, “alternativi ed equo e solidali”. Anni fa ho parlato pubblicamente per promuovere i boicottaggi contro la Nike e la Reeebook ed Ernesto Oliviero, del Sermig di Torino, disse una cosa che mi è rimasta impressa anche se sono passati dodici anni: «Più importante di boicottare è studiare». Negli ultimi giorni mi sono un po’ confrontato con trentenni attivi a diversi livelli culturali e politici. E la cosa che mi addolora di più è la perdita dell’esperienza e della curiosità. Pochi giorni fa leggiucchiavo il libro «Impero e resistenza» (autori: Tariq Ali e David Barsamian). In questo libro già all’inizio si spiega come gli organi di informazione degli Stati Uniti, che fino alla guerra del Kossovo svolgevano un minimo di critica nei confronti delle decisioni di Clinton e della Casa Bianca, a partire dalla guerra in Afghanistan si sono “seduti”, cioè si sono spenti senza discutere minimamente le decisioni di Bush e compagnia bella. E pensavo al collegamento possibile fra questo “spegnimento” delle energie critiche degli organi di informazione e l’appiattimento del pensiero nelle varie forme e modalità di vita. Potrei fare un po’ di esempi, che si riferiscono più all’aspetto politico-giudiziario, perché negli ultimi anni ho scritto diversi monologhi teatrali su lotte popolari e detenuti politici in Italia e non solo. Ma leggendo il libro di Tariq Ali pensavo anche alla dimensione del pensiero, dell’immaginario “spento”, nel senso di curiosità che manca. La curiosità che ti fa aprire orizzonti di esperienza soprattutto. Io ho scritto il libro «Amico treno non ti pago» per curiosità, prima che per altri motivi politici o letterari. Curiosità di sapere e vivere cosa c’è dietro un limite ufficiale, un limite che fino a trent’anni fa era molto più avanzato: cioè non pagare il biglietto del treno era pratica diffusa come viaggiare in autostop, come rubucchiare nei negozi, come prendersi a pugni per le strade o amarsi follemente… la vita vera insomma! Ho scelto di non guidare più l’automobile per curiosità. Curiosità che apre finestre all’esperienza diretta. Si pagano prezzi che vale la pena pagare: socialmente e psicologicamente si paga un prezzo. Come diceva quella ragazza che per scherzo e per provocarmi mi diceva che io se non voglio utilizzare un’automobile privata non dovrei accettare neanche passaggi con altri. Dopo un breve dibattito ha ammesso qual è la vera tragedia: che lei vorrebbe andare a piedi da casa sua al posto di lavoro, che dista poche centinaia di metri, in un paese e in un paesaggio mediterraneo invidiabile: «non lo faccio perché mi prenderebbero per pazza». E’ questa la realtà di una civiltà che ha dovuto distruggere la convivialità per imporre devastazione a tutti i livelli spacciando per autonomia e per libertà qualcosa che è una prigione moltiplicata. Faccio teatro di narrazione per curiosità, per scoprire il mondo e raccontarlo, ma a partire da un’esperienza diretta. Sono andato in Val di Susa per scoprire un mondo a me sconosciuto altrimenti, per curiosità di vedere quello che succedeva oltre le “veline mediatiche”. E come dice Tariq Ali nel libro succitato, da dieci anni a questa parte, dal 2001 soprattutto, gli organi di informazione non aiutano più a capire e a scoprire cosa c’è dietro le quinte; internet fortunatamente sì, ma i nostri piedi e i nostri occhi e i nostri sensi sono ancora più importanti. Eravamo partiti dai laudatori del venerdì santo di Pietraperzia, ecco riscopriamo l’importanza dei nostri piedi e dei nostri occhi a partire da lì, anzi, da qui.
(Metà marzo 2014, Pietraperzia)

(*) Ogni volta che mi arrivano gli appunti di viaggio di Angelo Maddalena finiscono subito in blog. Ma a volte il suo vagabondare si intreccia con il mio e un po’ di posta va smarrita. Così è accaduto per questo “taccuino” che sarebbe dovuto uscire prima di Il male è banale: laudatori, rifugiati e altro e invece esce in ritardo. Però, strada facendo, non mi sembra invecchiato. (db)

 

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