Mapuche – Caryl Férey

letto da Francesco Masala

 

La chiamano “la guerra sucia”, ma se le parole hanno un senso in quell’espressione l’unica cosa corretta, per difetto, per grande difetto, per immenso difetto, è la parola sucia (sporca).

A pensarci bene neanche sucia è un aggettivo corretto, perché le cose sporche si possono pulire, ma lo sterminio sistematico da parte della dittatura è una cosa incancellabile, sia per la memoria, sia per gli infiniti lutti e dolori che non si possono dimenticare.

E poi la parola guerra: quando una compagnia, un gruppo di persone armate, con una strategia ben studiata va a caccia di cinghiali, quella non è una guerra, è una caccia al cinghiale.

E il cinghiale è più “fortunato”, lo ammazzano subito, non lo portano all’ESMA, non lo torturano, non lo portano ancora vivo su un elicottero, non lo buttano in acqua, non se lo mangiano i pesci.

Forse anche Hitler chiamava guerra sucia quella contro gli internati dei lager, il cui destino era lo  sterminio. “Guerra sucia” è un modo di dire inventato dai nazisti e fascisti per giustificare il loro sterminio.

Detto questo, il romanzo comprende tutta la storia dell’Argentina. Dopo l’arrivo dei civilissimi europei era iniziato in tutta l’America lo sterminio di tutti gli indigeni, che continua con altri mezzi, espropriazioni, furti di terre, virus, e mille altre armi. E poi la dittatura.

Il romanzo riguarda i rapimenti dei bambini, dopo la tortura e l’omicidio dei genitori, da dare alle famiglie “bene”. Entrano in gioco, nella storia, le Madres de Mayo, i bambini rapiti, ormai grandi, che scoprono la verità.  Jana (mapuche) e Ruben (figlio di desaparecidos) stanno insieme in una lotta senza quartiere contro gli assassini ancora in circolazione, che hanno tante protezioni e complicità, poliziesche e religiose in primis.

È un romanzo pieno di dolore e di violenza, ma la sofferenza e la morte dei militari e torturatori che rialzano la testa non dispiace, anzi.

Buona lettura, Caryl Férey non vi deluderà, promesso.

Caryl Férey

Mapuche

traduzione di Teresa Albanese

464 pagine per 12,99 euro

edizioni e/o (2013)

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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