Marte-Mix-dì tra futuri immaginati e presente “inventato” o strampalato

1 – dubbiosa premessa; 2 – guerra sempre (forse); 3 – robot ovunque; 3bis – nel frattempo… 4- capsule del tempo e delusioni; 5 – il Marocco nello spazio

 

1 – Se il Marte-dì della bottega…

è strano (perché “dì Marte” qui si parte) e dunque di solito si muove nel fantastico, oggi certe notizie mi inducono a farlo onarts – strano a rovescio – e chiedervi se ciò che segue è causato dalla fantascienza o no. Ma anche (in almeno un caso) se sia sensato chiedere al venditore di formaggi se il suo cacio sia buono. C’era una mia fanta-recensione ma era fuori tema (nell’onarts idetram) e dunque pazientate 7 giorni terrestri.

2 – Annunciando l’antologia…

intitolata «Sarà sempre guerra» (già segnalata in “bottega” e in attesa di recensione) si può leggere – in un post di Valentina Bellettini su «universi incantati» e poi ripreso dal blog di Mauro Antonio Miglieruolo – una scheda tecnica e poi «La guerra è una componente umana. Le motivazioni potranno cambiare ma l’uomo sembra quasi avere bisogno di combattere, difendere e attaccare e la nostra nuova antologia, curata da Gian Filippo Pizzo, racconta attraverso l’occhio della fantascienza ogni aspetto legato ad essa»: così l’editore, pessimista forse. Ma la speranziella di quel «sembra quasi» poi scompare e si legge: «Da sempre, la guerra è parte dell’uomo. Lo era nel passato e, per quanto la possiamo percepire come qualcosa di lontano, è parte del nostro presente. Sempre uguali le motivazioni, in continua evoluzione i mezzi tecnici con cui gli uomini sterminano i propri simili. Non importa perché, l’importante è uccidere e farlo sempre meglio. La fantascienza, letteratura d’indagine per definizione, è uno strumento di grande potenza per esplorare una condizione tanto legata alla natura umana. Questo Gian Filippo Pizzo lo sa bene e, forte della sua quarantennale esperienza nel mondo della fantascienza, realizza un’antologia tematica di grande attualità». Concludendo con «personalmente trovo che il genere della fantascienza sia perfetto per raccontare un tema controverso come la guerra». Mmmmmmmmm: la guerra è «controversa» cioè ha i suoi pro e i suoi contro… E mi deriva un dubbio: se si parlerà (in fantascienza o anche no) di torture sarà bene avere un intervento favorevole e uno contrario? Forse gli universi che frequento non sono gli stessi di Valentina Bellettini.

3 – Il mio amico (di Imola) Renzo se…

non mi incontra per strada per fortuna mi scrive per segnalarmi e/o linkarmi le più varie e interessanti “cose” a cavallo fra il mondo cosiddetto reale e gli altri. A esempio questa: «Home Artificial Intelligence Storie Altro che robot killer, i veri rischi dell’AI sono i pregiudizi. John Giannandrea, capo dell’intelligenza artificiale di Google, rilancia il problema di dati e algoritmi viziati. La prima sfida da affrontare per costruire sistemi davvero utili» (In collaborazione con Audi Artificial Intelligence).

E poi: «I posti di lavoro persi (ci ha fatto una copertina recente perfino il New Yorker). L’impatto economico. Le implicazioni etiche. Tutto assolutamente giusto, sono ambiti che l’intelligenza artificiale investirà, rivoluzionandoli. Tuttavia, stando almeno a John Giannandrea, scozzese classe 1965, capo delle ricerche e dell’intelligenza artificiale di Google – e dunque al vertice di una delle compagnie che più di tutte e da più tempo stanno investendo in questo settore – i problemi fondamentali non sono quelli. E neanche il timore di fantascientifici robot killer, armi intelligenti o guerre nucleari scatenate a piacimento dalle menti intelligenti, come paventato poco tempo fa dal solito Elon Musk. No, per Giannandrea il problema sono i pregiudizi. Quelli che gli algoritmi basati sul machine learning potrebbero acquisire e iniettare nei milioni di decisioni che compiono ogni minuto nei più diversi compiti. Per nostro conto. Insomma, gli scenari non sono tanto di tipo cinematografico, per così dire (la dittatura dei robot, la singolarità e così via). Piuttosto, si legano a una sterminata quantità di pericoli insiti nel modo in cui questi sistemi assumeranno le decisioni che spettano loro. Soprattutto quelle più piccole e all’apparenza meno preoccupanti. “La vera questione che riguarda la sicurezza, se vogliamo chiamarla così, è che se forniamo a questi sistemi dei dati compromessi, loro stessi saranno compromessi”. Anzi, per dirla tutta Giannandrea, a una recente conferenza di Google dedicata proprio al rapporto fra esseri umani e AI, non parla di compromessi ma di “biased”: informazioni pregiudizievoli».

(ripreso da qui: https://www.wired.it/ai-intelligenza-artificiale/storie/2017/11/01/altro-robot-killer-veri-rischi-dellai-pregiudizi/ )
Voi che dite? Può darsi che chi parla di “informazioni pregiudizievoli” abbia (in questo specifico caso) un pre-giudizio?

3 bis – Nel frattempo…

mentre cioè il mondo cosiddetto reale parla e sparla (fra spot e ignoranza) di robot, è uscito «Robot» (rivista) numero 82, con la copertina firmata da Julie Dillon e racconti di Charles Stross e Amal El-Mohtar ma anche di quattro autori italiani, tutti di grande pregio: due veterani come Franco Ricciardiello e Daniele Brolli più due quasi “pupi” cioè Elena Di Fazio e Maurizio Cometto (qui in bottega l’una è stimatissima e l’altro è considerato quasi un “fiancheggiatore”). E poi un’intervista a Valerio Evangelisti, Paolo Aresi che parla di Sputnik – con il dopo – et cetera. Ne parleremo presto.

4- Le capsule del tempo sovietiche…

sono ovvie o tragiche? Leggendo il lungo post La Russia di oggi non è all’altezza delle aspettative tramandate nelle capsule del tempo nel 1967 credo che chiunque proverà sensazioni contrastanti: non sono in crisi in crisi solo le idee e la prassi che erano dietro/dentro l’Urss ma forse l’idea stessa di un futuro. Per comunisti e non.

Alcuni lavoratori sovietici collocano una capsula del tempo nelle fondamenta di una fabbrica, 1967 // Foto di: Seryogin100, Wikicommons

L’articolo inizia così: «Il 1967 fu una tappa fondamentale per l’Unione Sovietica: il cinquantesimo anniversario della Grande Rivoluzione d’Ottobre … Tra i festeggiamenti di mezzo secolo fa rientra anche la sepoltura in tutta l’URSS — da parte di studenti, gruppi di lavoratori e altri cittadini sovietici — di centinaia di capsule del tempo da aprire esattamente 50 anni dopo, nel centenario della rivoluzione». Ed ecco oggi la rabbia, le delusioni (perlopiù), il non capire… queste “lettere ai posteri”, messaggi nel vuoto. Visto che «coloro che li hanno scritti erano convinti che entro il 2017 la maggioranza delle malattie sarebbe stata debellata, che le guerre sarebbero state un ricordo del passato e che i comunisti del futuro — capaci di viaggiare nello spazio — avrebbero già da tempo colonizzato il sistema solare». Lasciando perdere il terzo punto (il comunismo reale) e il quarto (il sistema solare) non è che la disillusione su malattie e guerre ci chiama in causa?  Vi raccomando l’articolo integrale: è scritto da Alexey Kovalev e tradotto da Simone Sannio per Global Voices e Voci Globali.

5 – Il Marocco alla conquista dello spazio?

La copertina qui sopra ricorda che (anche se in Occidente pochi lo sanno) la fantascienza è ben viva nel mondo arabo. Non è invece di fantasia questa notizia data dal quotidiano francese «Le Monde» –  http://www.lemonde.fr/afrique/article/2017/11/19/satellite-marocain-en-orbite-un-lancement-secret-qui-inquiete_5217299_3212.html – e poi ripresa (in modo pigro, mi è parso) dai media italiani (nonostante che, a ben guardare, l’italia con il razzo marocchino c’entri). Come ben si sa… ci sono più cose nei cieli che nei desk dei giornalisti frettolosi.

 VERSIONE CORRETTA DEI NUMEROSI REFUSI DI IERI… OH, SE QUALCUNO MI E’ SFUGGITO ditemelo, GRAZIE

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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