Marte2, cioè un Marte-dì per due
Higgins qualcosa: letto; Tuveri Luigi: che spero di leggere
Laureata in fisica, traduce dal latino, ha lavorato in teatro. Però non ha un nome – o perlomeno non vuole dirlo. Il suo cognome è Higgins preceduto dalle iniziali C. A. e così si firma nel 2015 sulla copertina del suo primo romanzo, «Lightless», ora approdato su Urania – «Senza luce»: 302 pagine per 6,50 euri, traduzione di Annarita Guarnieri – con una copertina bruttarella della serie “se fra i protagonisti del libro c’è almeno una donna allora si spoglierà ed eccola in anteprima”; invece le due protagoniste, anzi tre calcolando un certo colpo di scena, e le molte comprimarie non si spogliano.
Che altro sappiamo di C. A. Higgins? E’ «americana» secondo Urania e di solito questa definizione significa statunitense. L’idea per il romanzo le venne «durante una lezione di fisica, rifletteva sull’entropia e la morte termica dell’universo». Però in questo romanzo l’entropia si vede poco – tanto meno “si spoglia” se mi passate la battuta – pur se intuiamo che sarà protagonista dei seguiti: il primo è «Supernova», uscito l’anno scorso, mentre il secondo cioè «Radiant» uscirà a maggio. La breve nota di Urania, firmata GL ovvero Giuseppe Lippi, definisce l’autrice come «sospesa tra varie possibilità: ama sicuramente la fantascienza tecnologica ma non trascura quella più speculativa».
Io pure resto sospeso … ma nel giudizio. La prima impressione è che la Higgins senza nome scriva benino ma che questa trama sia debole, dunque lei allunghi il “brodo” un po’ troppo. Citabili? Poca roba: «la matematica linguaggio di Dio», i riferimenti a Giasone e i quadrati di Punnett. Il resto è pulito, scorre ma io mi sono emozionato ben poco. Oltretutto ho indovinato con largo anticipo tutti i colpi di scena. Vedo solo tre spiegazioni: 1) la Higgins è prevedibile; 2) io sono un genio; 3) la Higgins sono io.
Magari poi è migliorata. Vedremo.
Alle mie orecchie anglorefrattarie e giocherellone «book a book» suona un po’ come “bocca a bocca” nel senso di respirazione. Sul sito https://bookabook.it c’è la possibilità di preordinare – in anglogergo dicesi: Crowdfunding – «L’arco del tempo», romanzo di Luigi Tuveri. O meglio c’è la possibilità se siete su Facebook (io no) e se nei prossimi 173 giorni si venderanno 128 copie.
Pur squattrinato come di consueto, sono tentato di (pre)acquistare «L’arco del tempo» – ma come? Non essendo su Facebook – per due motivi.
Il primo è che i tre racconti di Luigi Tuveri apparsi in “bottega” (*) mi erano piaciuti.
Il secondo è che la presentazione – ve la incollo qui sotto – mi attira.
«Ofelia e Leonardo sono nati lo stesso giorno, il 10 ottobre del 2100. All’età di dieci anni si ritrovano vicini di casa e diventano amici, scoprendo di avere in comune molto più che la data del compleanno. Spinti da incubi e ricordi, escono dalla loro “casa di vetro” per andare alla ricerca di risposte in una città e un’Italia in pieno rinascimento dopo anni di guerra civile. Il pensiero unico però, di cui il Partito Etico al governo e l’opposizione dei Revisionisti rappresentano le due facce, finisce per intralciare la loro amicizia, portandoli a scoprire solo dieci anni dopo il senso del loro incontro. Al di sopra della realtà materiale, in aiuto dei protagonisti e con lo scopo di guidarli a compiere una missione, l’angelo Sitael, a sua volta in lotta con un antagonista, proverà a svelare a Ofelia e a Leonardo i segreti della circolarità del tempo, concedendo loro una seconda occasione di perdono e di riscatto».
Ah, Luigi Tuveri si presenta così.
«Sono nato a Milano il 30 luglio del 1964. Perito industriale, tre figli. Il racconto “L’altra porta” (2008) è stato pubblicato in un’antologia di Terre di Mezzo. Il racconto “La terra al tempo dei mondiali” (2014) è stato scelto dall’editore Autodafé per la raccolta “Racconti Mondiali”. Altri racconti sono stati pubblicati in volume, riviste, giornali, web, e-book. “Che ti fummo affidati dalla pietà celeste” (2016) è presente nel n°13 della rivista Cadillac. “Senza temporale” (2014) e “Fuori capitolato” (2015) nel n°1 e n°6 della rivista Bibbia d’Asfalto. “La primavera te la devi guadagnare” (2013) in librisenzacarta.it ; “Un Dio per l’Automa Mox” (2012), “Barbagli arancio” (2013) e “Il messaggio a tempo dovuto” (2014) in labottegadelbarbieri.org . Un po’ sardo e un po’ milanese, scrivo per raccontare a me stesso, a chi ascolta e al futuro, lo spazio e il tempo che vivo».
(*) sono qui: Il messaggio a tempo dovuto, Barbagli arancio, Un Dio per l’AutomA-Mox