Marte(dì) abbastanza affollato

1) Torna la polizia psicografica di Giovanni De Matteo; 2) Il pianeta rosso fra scienza, fantascienza … 2 bis)… e lotterie; 3) Luglio-agosto pallosetto?

1.
Un salto indietro: all’Urania 1528 del novembre 2007. Se vi era piaciuto «Sezione π al quadrato» (maledetta tastiera speciale, come si fa il quadrato?) di Giovanni De Matteo – o comunque se vi piacciono i fanta-noir molto ma molto-molto “tecno” – correte in edicola a prendere «Corpi spenti» (4,90 euri per 280 pagine).
Siamo nel Sud di un’Italia federale, dalle parti del 2061, bicentenario dell’Unità. La terza guerra mondiale è alle spalle, meno catastrofica del prevedibile ma il mondo fa comunque schifo. La «Pi quadro» è una polizia speciale – dopo 11 anni in via di smantellamento? – «psicografica» capace di recuperare (in parte) ricordi e informazioni dai morti. E su questi «necromanti» più non vi dirò. Con un buon ritmo Giovanni De Matteo ci guida nelle toste indagini dell’ispettore capo Corrado Virgili, detto Guzza, di Vincenzo Briganti e di altri sbirri quasi super: fra droghe «ad assimilazione ultrarapida», mafie russe, il «regressionismo» del reverendo Giona Fleischer,«soldati universali», cadaveri ibernati e molto altro. Difetti? Come nel precedente romanzo vi è qualche eccesso di stereotipi ma per chi ama il cyberpunk e i suoi cugini è lettura obbligata. Però il mio fido compagno di letture Severo De Pignolis mi segnala un errore imperdonabile anzi i-m-p-e-r-d-o-n-a-b-i-l-e: a pagina 76 infatti Miles Davis suona il sax.

2.
Se vi fosse sfuggito un lungo articolo su «Il fatto quotidiano» (del 2 giugno) di Beatrice Borromeo con relativo box su Marte… ecco una sintesi.
“Vi porterò su Marte: mancano solo 12 anni per mandarci la prima persona. Se siamo bravi, forse dieci. E lì creerò una città, perché bisogna garantire la sopravvivenza della nostra specie, nel caso qualcosa vada storto sulla Terra”. Ci sono poche persone al mondo che possono pronunciare queste parole restando credibili. Ce n’è una, poi, che ha un piano tanto ambizioso quanto plausibile, al punto che la Nasa ha deciso di investire 1,6 miliardi di dollari nella sua visione del futuro. Si chiama Elon Musk, sudafricano di 42 anni considerato dal «Time» una delle 100 persone che più hanno condizionato il mondo, da «Forbes» il giovane imprenditore più potente d’America e da «Esquire» uno degli uomini più influenti di questo secolo. La caratteristica che lo distingue è che, a oggi, è riuscito a concretizzare ogni idea su cui ha lavorato, rivoluzionando il mondo delle energie rinnovabili (con Tesla e SolarCity) e quello delle transazioni online (con PayPal). “Ma la cosa fondamentale è aprire la via per una vita multi-planetaria”, ci spiega lui che, con la Space X, sta privatizzando l’industria aerospaziale.
[…] Quando lo incontriamo, Musk sta per tornare a Los Angeles, dove lo scorso giovedì ha presentato Dragon V2, una capsula che ospiterà fino a sette astronauti per attraccare alla Stazione spaziale Internazionale: “Otto motori ‘SuperDraco’ permette – ranno alla navicella di atterrare dovunque con la precisione di un elicottero”. Ed è proprio questa la sua intuizione più promettente: rendere riciclabili non solo i vascelli spaziali, ma anche i costosissimi razzi-vettore che servono a spingerli fuori dall’atmosfera, cosicché invece di cadere nell’oceano possano tornare intatti sulla Terra. Sul sito Internet di Space X calcolano che, riutilizzando un razzo per mille volte, il costo del singolo lancio passerebbe dai 50 milioni di oggi a 50mila dollari. E se la Silicon Valley lo celebra come un pioniere (lo chiamano il nuovo Cristoforo Colombo), e nel resto d’America il suo soprannome è Tony Stark (si dice che sia stato proprio lui a ispirare il personaggio di Iron Man, film nel quale appare in un cameo interpretando se stesso), in Europa è ancora poco conosciuto.
[…] Se gli chiedi di definirsi, non esita: “Sono un ingegnere”. Perché un ingegnere, dice, “è la cosa più vicina a un mago che esista nel mondo reale”. E per spiegare com’è arrivato a sognare di trasferirsi sul Pianeta Rosso, Musk parte dal principio. Racconta che da piccolo aveva paura del buio, “fino a quando ho capito che il buio è solo mancanza di fotoni. Come si fa a temere la mancanza di fotoni?”. Una volta la madre di Elon, in un’intervista rilasciata a un’emittente americana ha detto: “A scuola un suo compagno indicò la luna: ‘Guarda, è lontana un miliardo di miglia!’. E lui: ‘Veramente è a meno di 250mila miglia da noi’. Era un bambino brillante, quindi alla gente non piaceva tanto…
[…] Musk ha solo 12 anni quando programma “Blastar”, un videogioco ambientato nello spazio: “Mi ricordo che poi l’ho venduto per 500 dollari”. Ma il Sudafrica, mentre lui cresce, è piegato dall’apartheid. Sa bene che il servizio militare lo forzerà a combattere per la segregazione razziale. E poi è da tempo che sogna l’America, sia perché “è il posto dove le grandi cose sono possibili, sarà banale ma è vero”, sia perché “tutti i fumetti che leggevo venivano da lì. E io ero ossessionato dai fumetti”.
[…] Finalmente negli Stati Uniti, si laurea in fisica ed economia, e vince una borsa di studio per la prestigiosa Stanford University, anche se nell’ateneo non lo vedranno quasi mai. […] “Oltre a Marte, l’altro posto dove si potrebbe costruire una città è proprio la Luna. Ma nel pianeta rosso c’è così tanta anidride carbonica che potenzialmente si potrebbe creare un’atmosfera dove noi umani possiamo vivere. Si può instaurare una civiltà che si autosostiene, creando una colonia di almeno 80mila persone. Ah scusa, dicevamo di Zip 2…”.
Cos’è Zip 2?
“Avete presente Google Maps? Ecco, il mio programma è l’antenato di Google Maps. All’epoca vivevo in un ufficio minuscolo, senza nemmeno un bagno, che avevo affittato assieme a mio fratello. Dormivamo sui divani e la mattina andavamo a fare la doccia in una palestra poco lontana. Poi nascondevamo i cuscini, per non far vedere che abitavamo lì, e ricevevamo la gente come fossimo in un ufficio normale”. Quando Musk scrive il software di Zip 2 ha appena 23 anni, è il 1995 e Internet è ancora neonato (il linguaggio HTML fa la sua comparsa nel 1990). Suo fratello Kimbal, ai microfoni di una tv americana, racconta: “Ci lanciavano addosso le pagine gialle e gridavano: ‘Pensate che le rimpiazzerete davvero?!’. Noi li guardavamo come fossero pazzi: ‘Certo che le rimpiazzeremo!’”. Tre anni dopo i fratelli Musk vendono la compagnia per 307 milioni di dollari e 34 in stock option. Non ancora trentenne, Elon è già ricchissimo.
[…] “Ho realizzato durante l’università che ci sono cinque aree fondamentali, che avranno il maggiore impatto sul futuro dell’umanità. Sono le energie rinnovabili, la vita multi- planetaria, Internet, riscrivere la genetica e l’intelligenza artificiale”. Sulle ultime due, però, non vuole intervenire (“Anche perché ritengo possibile che un domani l’intelligenza artificiale prenda il sopravvento. Il rischio c’è”). Quindi “sono partito da Internet. Volevo creare un sistema di pagamento sicuro per effettuare transazioni in rete.” Così nasce Paypal, il sistema di pagamento su Internet più grande al mondo, prodotto della fusione tra X.com, fondata da Musk, e Confinity, società concorrente. Nell’ottobre del 2002, Ebay acquista Paypal per 1,5 miliardi. La fetta di Musk è di 165 milioni di dollari.
Cambiato il mondo (delle transazioni in rete) Musk si chiede “Cosa c’è dopo? Dopo c’è lo Spazio”. Comincia a costruire i suoi razzi volando anche a Mosca per recuperare i pezzi mancanti. Presto si guadagna il soprannome di “Henry Ford dello Spazio”, perché riesce a rendere commercialmente interessanti i suoi progetti.
Mentre parla, è chiaro che Musk ha un’altra caratteristica dominante: ancora prima che un ingegnere, un fisico o un imprenditore, è un ottimista. “Io ho tantissima fiducia nel futuro. Guardate l’Europa: si fanno pochissimi figli. È un grande segnale di crisi. Anche in Cina la politica del figlio unico è stata molto dannosa. Certo che è difficile, ma ammetto che faccio fatica a capire le persone che si fermano, che sono passive o pessimiste. Ci sono troppe cose da fare nella vita”. Ci ripete che non riuscirà mai a realizzare tutte le idee che gli vengono: “Penso che presto comincerò a regalarle ai giovani in gamba”. Non sarebbe la prima volta: l’anno scorso ha pubblicato su Internet il progetto per creare Hyperloop, il quinto sistema di trasporto dopo navi, aerei, treni e automobili. L’ha messo a disposizione di tutti perché, come ha spiegato in un convegno sulla tecnologia in California, è convinto che sia nell’interesse generale realizzarlo. L’idea di creare un mezzo di trasporto più sicuro, veloce ed economico di quelli esistenti è nata dopo la presentazione del treno ad alta velocità che entro il 2028 dovrebbe collegare (al costo di 68 miliardi di dollari) Los Angeles a San Francisco in circa cinque ore. “Spendere una cifra a tal punto esorbitante per avere fra 15 anni un treno che andrà a 200 km orari – ha detto – significa voler collezionare tutti i record negativi a disposizione”. Ma quando viene accusato di critica sterile, trova un’idea che, per 6 miliardi, permetterebbe (in teoria) di percorrere lo stesso tragitto in 30 minuti. Si tratta di un tubo dal diametro di circa due metri, che può stare sottoterra come in superficie, che “non può rompersi, è immune al clima, va 2 o 3 volte più veloce del treno- proiettile, ha una velocità circa doppia a quella di un aereo commerciale e costa meno di qualsiasi altro sistema di trasporto perché l’energia di cui ha bisogno ha un prezzo assai basso, basti pensare che montandogli dei pannelli solari sopra si può generare più energia di quella di cui ha bisogno. E vi sarà anche il modo per immagazzinare elettricità per farlo funzionare 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana”. Hyperloop prevede tubi d’acciaio su colonne di cemento al cui interno viaggiano capsule a oltre mille chilometri orari grazie a una combinazione di compressori e e cuscini d’aria. E per quanto questo progetto, come gli altri, sembri pura fantascienza, proprio come gli altri potrebbe stupire gli scettici. Dopotutto, anche quando Musk decise d’investire in veicoli elettrici ad alte prestazioni e pensati per un mercato di massa, le reazioni non furono positive. “Con i soldi di Paypal, ho cominciato a lavorare sull’auto elettrica. Ho fondato Tesla, ma all’inizio non ci credeva davvero nessuno”.
Musk investe oltre sei milioni di dollari dal suo patrimonio per interrompere la dipendenza dai combustibili fossili. L’idea è di creare un’auto sexy, molto più simile a una Aston Martin che non a una Golf, e molto costosa. La strategia è di renderla desiderabile (anche Leonardo Di Caprio e George Clooney ne comprano subito una) prima di produrne grandi quantità. “La cosa importante è che una volta che compri la Tesla viaggi gratis per sempre”, ci spiega. In America, da costa a costa, ci sono già molti “distributori di energia” dove rifornire l’automobile, che nel 2015 dovrebbe arrivare a percorrere oltre 300 chilometri di strada con soli 20 minuti di ricarica. Ma nel 2008 la crisi economica mondiale si abbatte anche su Musk e le sue compagnie: “È stato l’anno peggiore della mia vita – ricorda oggi – Tesla ha davvero rischiato il fallimento e ho dovuto licenziare molte persone. Avevamo cash in banca per reggere una settimana, o meno. La scelta era chiudere Tesla o investire tutto quello che avevo per salvarla. Non credo mi sia nemmeno passato per la mente di lasciarla morire”. Anche SolarCity, la compagnia leader negli Usa per il rifornimento di pannelli solari (creata assieme a suo cugino) viene duramente colpita dalla recessione: la principale banca che sostiene la società, come racconta Musk nella trasmissione “Risk Takers”, si ritira. Poi eccoci a Space X. I primi tre lanci falliscono bruciando i 100 milioni di dollari che Musk aveva investito direttamente. Sapeva che il quarto tentativo, se fosse andato male, sarebbe stato l’ulti mo.
“6…5…4…” Quei secondi di conto alla rovescia sono i più tesi della sua vita. “3…2…1…”. Poi il lancio di Falcon 9 è un successo tale da cambiare tutto. Il giorno dopo, la Nasa chiama per offrire a Musk un contratto da 1.6 miliardi di dollari (al telefono reagisce dicendo: “Vi amo!”). E la ritrovata vitalità di Space X travolge anche Tesla e SolarCity, che oggi sono in piena salute. Da quel giorno, i lanci di Falcon e Dragon perfettamente riusciti sono oltre 40. Musk ha così fiducia nell’esplorazione spaziale che racconta di aver già cominciato a studiare i test psicologici che serviranno a selezionare i primi “marziani”, anche se il gruppo di esploratori che approderà sul pianeta rosso per primo, a bordo di un razzo riutilizzabile alimentato da ossigeno liquido e metano, sarà di meno di 10 persone. “Di certo nel prezzo del biglietto (500mila dollari, ndr) sarà inclusa sia l’andata che il ritorno” ci dice, raccontando che ogni viaggio durerà circa tre mesi. Gli astronauti porteranno con sé macchinari in grado di sintetizzare fertilizzante, metano e ossigeno utilizzando l’azoto e la Co2 presenti sul pianeta e il ghiaccio nascosto nel sottosuolo. “All’inizio bisognerebbe vivere in una cupola – spiega Musk – ma col tempo, attraverso un processo di ‘terraforming’ , Marte potrebbe diventare come la Terra”. E proprio quando comincia a svelare come farà a creare su Marte un’atmosfera respirabile, si distrae di nuovo. Resta in silenzio per qualche secondo, poi spalanca gli occhi e sorride: “Ho avuto un’altra idea”.

2bis.
A seguire l’intervistona di Beatrice Borromeo un box di Giulia Merlo e una intervista a Umberto Guidoni (sempre su «Il fatto quotidiano» del 2 giugno) ci danno qualche informazione sui prossimi voli. Ecco un passaggio interessante (molto dickiano se ci pensate): «Questa volta a contendersi il primato (su Marte) non sono più le due super-potenze della Guerra Fredda ma numerosi progetti privati internazionali. Il più avviato si chiama Mars One e prevede di mandare i primi coloni nel 2023. Non normali astronauti però perché il programma spaziale è pensato per essere “reality show” con i candidati scelti dal pubblico e osservati dalle telecamere durante tutta la fase di preparazione».

3.
Magari mi sbaglio ma prevedo un luglio-agosto pallosetto su Urania: pronto a ricredermi ma l’annunciata ristampa di «Redemption Ark» (di Alastair Reynolds), l’antologia «12 inframondi» e l’horror «I vermi conquistatori» (di Brian Keene) mi attirano poco; però se ci sono pareri contrari… son tutt’orecchi.

Redazione
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3 commenti

  • A proposito di Marte… oggi una vistosa apertura di prima pagina nel quotidiano “il manifesto” titola IL MARZIANO. Infatti il nuovo sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, è doppiamente alieno: viene dalle stelle (5) e di mestiere è ingegnere aerospaziale. Gli auguro di volare altissimo.

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