Massacro del Caldeirão: quella strage mai riconosciuta dal Brasile

Il 22 maggio 1937 i militari inviati da Getulio Vargas sterminarono gli aderenti a una comunità religiosa fondata sugli ideali di uguaglianza e giustizia sociale nello stato del Ceará.

di David Lifodi

La strage della comunità di Caldeirão de Santa Cruz do Deserto (stato del Ceará), conosciuta come il massacro che il Brasile non ha mai voluto riconoscere, si consumò il 22 maggio 1937, quando la comune religiosa capeggiata dal beato José Lourenço fu bombardata dall’aviazione su ordine dell’allora presidente Getúlio Vargas. La comune, dove abitavano migliaia di contadini e pellegrini che lavoravano la terra collettivamente, sognava una società fondata sulla giustizia sociale e osò sfidare il grande latifondo.  L’accusa di simpatizzare con gli ideali socialisti venne di conseguenza e per questo motivo Vargas ordinò che la comune fosse sterminata.

A tanti anni di distanza non esiste alcun documento ufficiale che testimoni quanto accaduto e i corpi dei contadini uccisi non sono stati mai ritrovati. L’esercito, da parte sua, ha sempre negato il massacro e solo nel 2008 è giunta la richiesta di indennizzo per i morti del Caldeirão, ad opera dell’organizzazione non governativa cearense SOS Direitos Humanos.

Caldeirão si trova nel nordest del paese, nel municipio di Crato. La comune era sorta nell’ambito delle grandi lotte urbane che scossero tutto il Brasile a partire dal 1926. All’epoca il paese era governato da una serie di gruppi di potere oligarchici impegnati soprattutto a tutelare i propri interessi e la popolazione povera era trattata con disprezzo. Niente di nuovo sotto il sole, ma all’epoca in molti decisero di seguire le orme di una figura messianica come quella di José Lourenço in un contesto segnato da povertà ed esclusione sociale. Caldeirão si trasformò in un luogo di preghiera e lavoro, dove gli ideali del cattolicesimo si fondarono con quelli di uguaglianza e giustizia. All’insegna del socialismo utopico, gli abitanti della comunità lavoravano la terra per renderla produttiva, gettavano le basi per una coscienza di classe e contemporaneamente si sostentavano grazie alle attività agricole.

Già prima del 22 maggio 1937 la comunità aveva dovuto fronteggiare l’invasione delle forze getuliste. Accade nel 1930, ma la gente del Caldeirão seppe rialzarsi. Tuttavia nessuno della comunità immaginava che avrebbero dovuto guardarsi anche dai padri salesiani. Questi ultimi contattarono Norões Milfont, deputato statale appartenente alla Liga Eleitoral Católica, affinché sottraesse la terra al Caldeirão. La Liga svolgeva le funzioni di un vero e proprio partito religioso, legato alla Chiesa cattolica e profondamente influente quando si trattava di eleggere il governatore del Ceará. Milfont testimoniò che la comunità rappresentava un pericolo perché abitata da socialisti e fanatici. Nel settembre 1936, a seguito dell’allarme lanciato dal deputato, i militari fedeli a Vargas tornarono di nuovo al Caldeirão e minacciarono la popolazione. Fu in quella circostanza che Getulio Vargas, assieme al governatore del Ceará, Menezes Pimentel, prese la decisione di distruggere il Caldeirão. Del resto, Vargas aveva sempre guardato con una certa ammirazione la crescita dei partiti di ispirazione fascista in Europa, fino a fondare il cosiddetto Estado Novo, che di certo non vedeva di buon occhio gli ideali socialisti dei contadini del Caldeirão.

Di fronte all’invio degli aerei e delle truppe militari ordinato dal ministro della guerra Gaspar Dutra per liberarsi definitivamente della comunità del Caldeirão, per i contadini non ci fu scampo. La comunità, che aveva raggiunto anche i mille abitanti sotto la guida di José Lourenço, fu sterminata. Lourenço riuscì a fuggire nel Pernambuco, ma si parla di un numero variabile di vittime tra le 400 e le 1000, nonostante l’esercito brasiliano e la polizia del Ceará non abbiano mai voluto rispondere ad alcuna richiesta dei familiari.

Attualmente, a circa quaranta chilometri dal municipio di Crato, 47 famiglie hanno dato vita all’assentamento 10 de Abril e vivono di apicoltura e agricoltura di sussistenza all’insegna degli ideali propugnati da José Lourenço. Nel 2009, SOS Direitos Humanos denunciò il Brasile di fronte all’Organizzazione degli stati americani (Osa) per il crimine di sparizione forzata, chiese che l’esercito brasiliano rendesse noto il luogo dove furono gettati i corpi delle vittime ed esortò lo stato a concedere ai familiari un indennizzo di 500mila reais.

Ancora oggi la strage del Caldeirão rappresenta un episodio inquietante nella storia del Brasile e per questo motivo non è mai stata fatta chiarezza su quanto accaduto.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

2 commenti

  • Un blog decisamente diverso dagli altri 🙂

  • Un episodio che ricorda il precedente di circa 40 anni prima. Un’altra comunità, quella di Antonio il Consigliere, fondata sui principi del prossimo futuro, un’altra strage voluta e attuata dai militari.
    Continueranno ad ammazzarci, se non li fermiamo prima.

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