Menscevichi e men che niente

di Gianluca Cicinelli

Il compagno Stefaniorovich Fassinaroskji si è sempre distinto per la sua presenza alle parate che ricordano la rivoluzione e all’instacabile lavoro di denuncia, analisi e sabotaggio del modo di produzione capitalistico. Lo ricordiamo in colbacco e pugno chiuso accanto al compagno segretario generale e presidente Pieroff Bersanonoriev, mentre arringa le folle operaie plaudenti agli immancabili traguardi raggiunti dal sol dell’avvenire nell’Italia socialista che prese l’avvento dopo la destituzione dei Berlusconoff e l’eccidio di tutta la famiglia dell’eccentrico e libertino ex presidente del consiglio. Il compagno Fassinaroskji è purtroppo caduto alcune volte nel male più tipico dell’infatuazione comunista per le scorciatoie, quell’estremismo che il compagno Lenin denunciasva più volte con la sua azione politica e nei suoi scritti, principalmente il celebre “L’oligofrenismo fase suprema del veltronismo“. Fassinaroskji dovette già rispondere negli anni 90, dinanzi al Politburo, dell’accusa di frazionismo scaturita dal suo pamphlet “Scende la pioggia, ma che fa … Morando?“. Dopo tre anni di lavori forzati, in cui venne costretto tra gli immigrati di Rosarno, da lui spesso incitati alla rivolta in nome della rivoluzione mondiale permanente, che consisteva nel prendere a schiaffi i pomodori ancora verdi per farli diventare rossi, venne riabilitato e lentamente reimmesso negli organi dirigenti del partito, anche se da quel momento in poi non riuscì mai più a scrollarsi di dosso il sospetto di simpatie trotzckiste, perchè frequentava la compagna Ilenya Trotzckalova, un’avvenente femminista separatista entrata nel comitato centrale dopo la caduta del muro di Berlino, che lei aveva sempre giudicato antiestetico, un vero oltraggio al gotico tedesco, e la storia sembrò quindi darle ragione, ma soprattutto Fassinaroskji, sospettato di essere dietro la sua carriera fulminante nel partito.
Dopo anni in cui Fassinaroskji sembrava aver ripreso la retta via, mimetizzando il suo estremismo, fingendo, secondo i suoi accusatori di oggi, un moderatismo di facciata, che toccava il culmine nell’indicazione data agli operai Fiat di votare a favore dell’azienda torinese nel referendum che toglieva agli operai i loro diritti sindacali. La maschera è adesso caduta e il compagno Fassinaroskji dovrà risponderne dinanzi alla storia e al partito. Alla fine infatti Fassinaroskji l’ha fatta grossa, rivelando il suo vero volto di estremista nemico del popolo, scagliandosi contro le richieste avanzate dall’Unione europea e dal commissario Olli Rehn all’Italia. Dopo aver raggiunto la carica di responsabile economico del principale partito di sinistra, di punto in bianco si è scagliato contro le misure che l’Europa chiede all’Italia socialista, quelle stesse misure che il leader supremo Pierluigioff Bersanonoriev ha sempre sponsorizzato come ineludibili e fondamentali. Il cortocircuito democratico è totale.
Ma a vigilare sul destino della sinistra italiana e del movimento comunista internazionale per fortuna c’è un manipolo di eroi, firmatari del documento che inchioda Stefaniorovich Fassinaroskji alle sue responsabilità: Enzo Biancoski, Ludinova Barzinoski, Andreoski Marcuccioiev, Luigireniov De Senatoski e, soprattutto, il compagno Piotr Ichinoski, che da tempo propongono un piano alternativo per il mondo del lavoro in Italia: far lavorare tutti gratis per indicare all’Europa l’uscita dalla crisi, stage gratuiti anche per gli anziani. Questa posizione, realmente rivoluzionaria, potrebbe ingenerare turbamento tra gli iscritti al partito perchè raccoglie consensi anche a destra, ma è una tigre di carta, un cuneo per strappare consensi a un elettorato che ha perso il suo padrino di riferimento ed è in cerca di approdi sicuri rivoluzionari dopo un passato monarchico.
Mentre i compagni liberal, nel senso di liberarsi dalla retribuzione, primo e necessario passo per liberarsi anche dal lavoro, spiegano al popolo la loro posizione, che alla fine porterà la sinistra italiana al trionfo totale generale, si aprono adesso le porte della galera per l’ormai impresentabile compagno Stefaniorovich Fassinaroskji. La sua famiglia verrà sradicata dalla terra d’origine per evitare il rigenerarsi della deviazione estremista, mentre l’ex responsabile economia del partito verrà avviato ai lavori forzati nelle piantagioni di caffè brasiliane gestite dagli eredi del compagno Lula, con l’incarico speciale di praticare gli spacchetti lineari nei chicchi del caffè da torrefazione per l’Europa. Perchè la rivoluzione non solo non è più da tempo un pranzo di gala ma nemmeno una cena e tantomeno cornetto e cappuccino alla mattina, tipici ozi che distraggono il popolo dall’obiettivo supremo della rivoluzione comunista.

(ripreso da Il dirigibile)

Redazione
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  • nel Pd (o come si chiama questa settimana) c’è un Fassino ma anche un Fassina: attenti alla confusione. Mi dicono che gira intorno al Pd (se 10 minuti fa non ha mutato nome) un meno conosciuto Fassinu (immigrato romeno) che è persona cortesissima e simpatica.
    Ma ovviamente tutto questo a poco a che vedere con i rivoluzionari qui descritti da Ciciniosky, lontano cugino di Victor Serge
    (db)

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