Mercedes Sosa, cantora popular

di DAVID LIFODI

La voce di una donna che ha rappresentato la musica popolare argentina e sfidato la dittatura militare

Se ancora non avete deciso cosa regalare in vista del Natale ormai imminente, questa “Finestra sudamericana” vi offre due opzioni: un cd di Mercedes Sosa oppure quello, di recente uscita, di Ginevra Di Marco, La rubia canta la negra, dove la ex voce femminile dei Csi reinterpreta le principali canzoni della cantora popular.

I canti di lotta sono riemersi negli ultimi anni in America latina e da noi l’interpretazione di Ginevra Di Marco di alcune delle canzoni di Mercedes Sosa è servita per far conoscere testi quali Solo le pido a Dios e Todo cambia. Nata il 9 luglio 1935 a Tucumán, Mercedes Sosa ha dedicato tutta la sua vita all’impegno sociale e politico. Nel 1971 escono La voz de Mercedes Sosa e Homenaje a Violeta Parra (di cui lo scorso 4 ottobre sono ricorsi i cento anni dalla nascita), tra cui la conosciutissima e commovente Gracias a la vida. Nel 1972, quattro anni prima del colpo di stato del triumvirato Massera-Videla-Agosti, quando già in Argentina spadroneggia la Tripla A e iniziano i primi omicidi e sparizioni a sfondo politico, l’album Cantata sudamericana rappresenta una chiara denuncia della deriva autoritaria che sta prendendo il paese. Per Mercedes Sosa prima arriva la censura e poi si vede obbligata ad andare in esilio a Parigi e successivamente in Spagna. È proprio dalla Francia che compone Todo cambia, canzone simbolo di pace e di speranza.

Con la Negra se va la gran voz de América, scrisse il quotidiano Página/12 il giorno della sua morte. Del resto era destino che la vita di Mercedes fosse legata a doppio filo con la musica argentina. Il giorno della sua nascita tutti i quotidiani argentini erano ancora occupati dalle notizie relative alla morte del cantante, attore e compositore Carlos Gardel, avvenuta poche settimane prima, ma anche la storia del suo nome merita un breve accenno. La futura cantora avrebbe dovuto chiamarsi Julia Argentina perché era nata nel giorno in cui si celebrava l’indipendenza del paese dalla Spagna, proclamata appunto il 9 luglio 1859, ma il padre la iscrisse all’anagrafe come Haydée Mercedes. Al tempo stesso, la madre avrebbe voluto chiamarla Marta, ma in tutto il mondo sarà conosciuta come Mercedes, La Negra. Tuttavia, Mercedes Sosa non è nota solo per la sua voce eccezionale, ma perché la musica rappresentava per lei il mezzo per dire la sua in campo sociale. Non a caso, una volta, ebbe a dire: “I riconoscimenti che sono appesi alle pareti della mia casa non li ho ottenuti soltanto perché canto, ma perché penso. Rifletto sugli esseri umani e sulle ingiustizie. Non mi sbagliavo quando ho cominciato a pensare in maniera ideologica”. Al suo ritorno dall’esilio, nel febbraio 1982, quando ormai la dittatura militare stava barcollando, emozionò il paese con una serie di concerti tenuti a Buenos Aires. Nemmeno per un attimo Mercedes aveva accarezzato l’idea di abbandonare il suo impegno politico, a partire dalle sue collaborazioni con Víctor Jara, prima che il regime pinochettista lo facesse fuori il 16 settembre 1973 nel tristemente famoso stadio nazionale di Santiago del Cile, Pablo Neruda e il cantante folk argentino Atahualpa Yupanqui. Nonostante per lei fosse sempre più difficile esibirsi, soprattutto a seguito del colpo di stato del 24 marzo 1976, non ha mai pensato di terminare la sua carriera artistica. Eppure, i locali che improvvisamente rifiutavano di ospitare i concerti di Mercedes e di altri artisti impegnati argentini crescevano continuamente, al pari delle minacce nei suoi confronti. Nel 1978, in occasione di un suo recital a La Plata, la polizia fece irruzione durante lo spettacolo e la tenne in stato di fermo per 18 ore. Il boicottaggio dei suoi concerti, per la dittatura, si rivelò comunque un fiasco. Si narra di un ciclo di esibizioni al teatro dell’Opera di Buenos Aires che il regime si era ben guardato dal pubblicizzare: avrebbero dovuto essere due o tre concerti, ma furono tredici, tutti sold out, grazie al passaparola popolare.

Dal ritorno in democrazia Mercedes Sosa fu costretta a fare i conti con la depressione che, nel 1997, la portò vicinissima alla morte, poco dopo aver lanciato il disco Alta fidelidad. E invece la cantora si riprese. Nel 1999 uscì la Misa Criolla, nel 2002 Argentina quiere cantar con León Gieco e Victor Heredia. Prima di un nuovo peggioramento delle sue condizioni di salute, Mercedes tornò a cantare in Europa e negli Stati uniti, fino a Corazón libre del 2005. Il suo ultimo lavoro, nel 2009, è stato Cantora – Un viaje intimo, che rimase in corsa per i Latin Grammy Awards. La morte, sopraggiunta il 4 ottobre dello stesso anno, non è riuscita a cancellare il ricordo di una donna tra le più indomabili dell’intera America latina.

Solo le pido a Dios – di Mercedes Sosa

 

Solo le pido a Dios – interpretazione di Ginevra Di Marco

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

2 commenti

  • Grazie Davide.
    Gracias alla vida, Todo cambia, Misa Criolla. Se qualcuno non le ha ascoltate è il momento di farlo.

  • maria teresa messidoro

    Mercedes Sosa un’immortale per chi ama le canzoni e soprattutto per chi ama l’America Latina. Ginevra Di Marco un personaggio interessante, fuori dai circuiti alla moda, ma incisiva.
    Mi sono scaricata le canzoni della Rubia che canta la negra, canticchiando e rilassandomi.
    Gracias
    Maria Teresa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *