Messico: gli operai petroliferi di Poza Rica abbandonati da stato e imprese

di David Lifodi
Poza Rica rappresenta la scommessa persa dal Messico in tema di sviluppo petrolifero. Un bel reportage pubblicato su Ipsnoticias.net racconta il declino di questa città, che si trova nello stato di Vera Cruz. La maggior parte degli abitanti lavorava negli impianti petroliferi o aveva familiari che vi erano impiegati, prima dell’ondata di licenziamenti anticipati, 600 solo negli ultimi due anni, che ha messo in ginocchio la popolazione del luogo.
Per quasi 80 anni Poza Rica ha rappresentato l’emblema dello sviluppo petrolifero del paese, ma, al tempo stesso, è la città-simbolo che prima è stata usata dallo stato e dalle multinazionali e poi abbandonata al proprio destino. All’inizio del XX secolo Oil Fields Mexico Company iniziò le perforazioni nei primi giacimenti finché nel 1930 arrivò la multinazionale Shell (allora Royal Dutch Shell) che, tramite la sua partecipata inglese El Águila, la quale aveva acquistato Oil Fields, fondò gli attuali impianti petroliferi. Intorno, quello che era un semplice campamento divenne nel corso del tempo una città. In breve cominciò ad affluire a Poza Rica gente da tutto il paese e non solo, tanto che la città finì per dividersi in due: da un lato gli stranieri, che ricoprivano posizioni di primo piano all’interno delle compagnie petrolifere e vivevano in abitazioni moderne con l’accesso all’acqua e l’energia elettrica garantita, dall’altro gli operai messicani, le cui condizioni di vita erano assai diverse. Quando un operaio restava vittima di un infortunio sul lavoro o di malattie tropicali particolarmente aggressive, la sua sopravvivenza dipendeva soltanto dalla solidarietà degli altri lavoratori. Le cose cambiarono il 18 marzo 1938, quando il presidente Lázaro Cardenas decise di nazionalizzare le imprese petrolifere, fino ad allora dedite soltanto a tutelare i loro guadagni ed il loro sviluppo. Il conflitto tra quest’ultime e gli operai volse finalmente a vantaggio dei lavoratori. Per una volta i rapporti di forza si erano ribaltati e gli operai di Pemex (Petróleos Mexicanos) furono definiti l’”aristocrazia operaia”. Lo sviluppo di Poza Rica fu tale che tra il 1948 e il 1956 nell’intera regione si produceva il 70% di tutto il greggio estratto nel paese. Addirittura la squadra di baseball del sindacato, i Petroleros de Poza, nel 1959 divennero campioni del Messico.
Purtroppo la favola degli operai di Poza Rica non si è conclusa con un lieto fine. A mandare in pezzi l’aristocrazia operaia fu l’arrivo alla presidenza del paese di Carlos Salinas de Gortari. Fu lui che privatizzò tutte le imprese statali e, il 1 gennaio 1994, impose al paese il trattato di libero commercio con Stati Uniti e Canada. Il mercato messicano si aprì all’estero con l’illusione, prospettata dal presidente, che il paese potesse fare ufficialmente il suo ingresso nel primo mondo. In realtà il Nafta (North American Free Trade Agreement) avrebbe affossato l’intera economia messicana. La caduta verticale di Poza Rica, tuttavia, avvenne nel 2008, quando Pemex annunciò che avrebbe aumentato la perforazione dei pozzi nel nord di Veracruz. Il progetto, denominato Aceite Terciario del Golfo, non dette però i risultati sperati. Le tante imprese giunte a Poza Rica per sfruttare al massimo i proventi derivanti dall’oro nero, dalla statunitense Backer Hughes y Weathford alla francotedesca Dowell Schlumberger, se andarono quando capirono che Aceite Terciario del Golfo produceva una quantità di barili di petrolio inferiore del 40% rispetto a quanto promesso a Pemex. Contemporaneamente, la riforma energetica varata nel 2013 dall’attuale presidente Enrique Peña Nieto, orientata alla cosiddetta desmmexicanización del petrolio e al ritiro della partecipazione dello stato in Pemex, finì per dare il colpo di grazia a Poza Rica. Gli oltre 30 alberghi sorti nella città durante l’epoca d’oro rimasero progressivamente più vuoti e finirono per chiudere, così come fu sospesa la linea aerea Houston-Poza Rica e Aeroméxico cancellò il collegamento tra la città petrolifera e Città del Messico. Nel 2015 circa ventimila persone fino ad allora impiegate nel settore petrolifero rimasero senza lavoro e il progetto Aceite Terciario del Golfo fu abbandonato dal governo.
La città di Poza Rica rappresenta un chiaro esempio dello sviluppismo a tutti i costi: la città e i suoi abitanti, sedotti e abbandonati dallo stato e dalle imprese, hanno pagato il prezzo dell’estrazione petrolifera, su cui il governo ha scelto di investire fino ad un certo punto, soprattutto allo scopo di favorire le imprese, per poi piantare in asso i lavoratori una volta che non servivano più ai loro scopi e interessi. Lo stato ha perso la sua scommessa sull’oro nero, ma lo ha fatto sulla pelle degli operai di Poza Rica.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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