Messico: un complesso turistico e una diga nei luoghi sacri degli indigeni wixárikas

L’area è stata messa in vendita senza alcuna consultazione delle comunità che vi abitano fin da prima della Conquista

di David Lifodi

Sui cento ettari di un’area ritenuta sacra dagli indigeni wixárikas e inclusa dall’Unesco nella rete mondiale dei luoghi sacri, sorgerà un complesso turistico. Siamo nello stato messicano di Nayarit e, secondo l’avvocato dei wixárikas, anche una missiva inviata al presidente Peña Nieto non riuscirà ad evitare lo scempio.

Come già successo in centinaia di altre situazioni simili, le autorità non hanno consultato gli indigeni prima di procedere con l’autorizzazione alla messa in vendita della terra e alla successiva costruzione del complesso. Il luogo sacro per i wixárikas fu venduto nel 2011 a due imprese fantasma che da allora hanno iniziato a rivendicare il loro potere su questo territorio, ubicato nel municipio di San Blas e denominato dagli indigeni Tatei-Haramara o Isla del Rey (in spagnolo), utilizzato per cerimonie, danze e riti religiosi. Tra gli azionisti delle due società acquirenti, delle quali non si conosce nemmeno il nome, figurano anche l’ex presidente messicano Felipe Calderón e l’ex governatore dello stato di Nayarit Roberto Sandoval, esponente del Partido Revolucionario Institucional (Pri), ma soprattutto colui che ha autorizzato l’espropriazione della terra dei wixárikas nonostante l’evidente conflitto di interessi, l’ex sindaco di San Blas Hilario Ramírez Villanueva. Desarrollos Turísticos Aramara e Desarrollos Turísticos Paraíso del Rey sono i nomi delle due strutture che dovrebbero dar vita al complesso turistico di lusso, con la benedizione dell’attuale primo cittadino di San Blas Ciprano Pacheco Peña.

La perdita dell’accesso all’acqua, dovuta ai lavori di costruzione del complesso turistico, ha costretto gli indigeni wixárikas e le altre comunità della zona ad avvicinarsi a fiumi già inquinati, da cui sono derivate malattie della pelle e la morte di almeno quindici persone, quasi tutte minorenni. I wixárikas hanno spiegato che non sono contrari per principio né allo sviluppo né allo Stato né al suo governo, ma si chiedono il motivo per cui non è rispettato il loro credo religioso e il loro diritto di esercitare le funzioni nei luoghi ritenuti sacri. La difesa del centro cerimoniale di Keiyatsita, hanno sottolineato i wixárikas, potrebbe avvenire anche tramite la violenza, se è l’unico mezzo utile per far sentire la loro voce, anche se la comunità indigena da sempre si riconosce nei valori del pacifismo e della non violenza. Inoltre, nella zona dove adesso sorge Keiyatsita potrebbe presto vedere la luce una centrale idroelettrica, come auspica la Commissione federale di elettricità (Cfe), con buona pace della comunità di Rosarito, che sarebbe sommersa completamente dall’acqua.

Keiyatsita è ritenuta dai popoli indigeni come uno dei dieci luoghi sacri all’interno dei confini del mondo wixárika, cioè i territori ancestrali dove náyeris e wixárikas hanno sempre vissuto fin da prima della Conquista e che si trovano attualmente tra Nayarit, Jalisco e Durango. Tuttavia, la valutazione di impatto ambientale del progetto idroelettrico Las Cruces, che sorgerà al posto di Keiyatsita, non solo inonderà Rosarito, ma sconvolgerà la vita e l’attuale ecosistema di trentatré comunità. D’altra parte, spiegano le comunità indigene, Keiyatsita non è importante solo in quanto centro religioso-spirituale, ma anche come spazio sociale. Lo scorso anno le autorità indigene wixárikas hanno lanciato la “Dichiarazione di Keiyatsita”, in cui chiedevano alla Commissione federale di elettricità, alla Commissione nazionale delle risorse idriche e al Ministero dell’ambiente di non violare il loro diritto alla terra e si autonominavano guardiani dei loro luoghi sacri, ma la stessa Cfe sembra intenzionata ad andare avanti per la propria strada e ha ribadito che la centrale idroelettrica andrà ad impattare soltanto sul 3% del territorio appartenente ai popoli indigeni. Di recente, nel corso di una conferenza stampa convocata dai wixárikas, le autorità indigene hanno accusato lo Stato messicano, quello di Nayarit e il municipio di San Blas non soltanto di non essere presi in considerazione, ma che la polizia vieta loro l’accesso al centro cerimoniale. Il luogo sacro di Keiyatsita è ritenuto di particolare importanza dai wixárikas perché, tra le varie divinità a cui gli indigeni fanno offerte in segno di devozione, si trova Tatei Niwetsika, La Placenta de la Madre Maíz in lingua spagnola.

In Messico le istituzioni non prendono in alcuna considerazione le culture indigene, anzi, spesso calpestano i loro diritti e, a proposito del complesso turistico e della centrale idroelettrica che sorgeranno in territorio wixárikas, le autorità hanno sempre negato dichiarazioni pubbliche, un pessimo segnale che segna un punto a favore delle imprese interessate a vedere sorgere al più presto questa grande opera per il turismo di lusso.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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