Mi chiamo Rainer Werner e…

…sono nato a Bad Wörishofen il 31 maggio 1945

La sua storia come forse la proporrebbe lui – a Chief Joseph – se fosse possibile raccoglierla (per farne un film?)

Sono tedesco, mi chiamo Rainer Werner: faccio il regista e cerco di narrare storie che siano la vita. Nel film “La paura mangia l’anima” racconto di una donna sulla sessantina, professione serva, che s’innamora di un giovane immigrato nordafricano. Prendo il massimo delle negatività nella ricca Germania: una serva e un gastarbeiter, che si mettono insieme per dimostrare il loro diritto di amare. Ma l’amore è accettabile sotto le forme, le sembianze e le indicazioni della borghesia e del clero che, in questo caso, formano un felice connubio; ad altri non è concesso questo privilegio e, nelle loro mani, l’amore diventa sacrilego e demoniaco, perché cercano di toccarne e trovarne l’essenza. Io non racconto l’amore del sempre e del mai, piuttosto la disperata necessità di trovare qualcuno con cui realizzare l’utopia dell’ambivalenza. Con “Le lacrime amare di Petra Von Kant” esemplifico crudamente l’impossibilità di raggiungere questo obiettivo, dimostrando che in tutti i rapporti, soprattutto in quelli affettivi, c’è chi vince e chi perde. Risulta vincitore chi ci mette di meno mentre perde chi si offre totalmente. Addirittura una stessa persona può vivere contemporaneamente queste situazioni. Infatti, all’interno di una logica di sopraffazione – come la società in cui viviamo – amare veramente e incondizionatamente significa mettersi fuori dal gioco, vuol dire pagare il prezzo dell’impotenza che si tenta di attenuare ponendosi anche come carnefici. Non a caso ho fatto alcuni film sul matrimonio. Volevo che le coppie si rendessero conto della loro infelicità. In “Un anno con 13 lune” al protagonista (un transessuale disperato, che assiste, dopo aver tentato vanamente di dissuaderlo, al suicidio di un altro disgraziato) metto in bocca questa frase: «Se vuoi impiccarti, fai pure, ma cerca di sbrigarti, perché non ne posso più delle tue lagne». Non era la ricerca di una frase a effetto, o radical-cinico-borghese, ma il disperato grido di chi ha stabilito di stare dalla parte dei più deboli, di giocarsi tutto, senza però farsi abbindolare dal pietismo di maniera, dalla commiserazione per sentirsi più buoni, aborrendo qualsiasi tipo di retorica. Amavo i miei personaggi, perché mi permettevano di comunicare, attraverso di loro cercavo di rompere gli schemi di lettura fondati sulla bravura dell’attore e sulla confezione della storia. Ho partecipato, con un episodio, al film “Germania in autunno”, girato in cooperazione con altri registi tedeschi all’indomani del “suicidio di Stato” di tre esponenti della Raf (un gruppo rivoluzionario tedesco). Ho montato una serie di sequenze, girate in casa mia, con il mio convivente, che si dichiara favorevole alla pena di morte, ride sul fatto che il popolo possa autogestirsi ed è favorevole a un sano e ipocrita silenzio davanti alle evidenti responsabilità dello Stato nella morte di Baader, della Esslin e di Raspe. Di fronte a tutto questo mi sento impotente, da un punto di vista teorico e propositivo e allora urlo, mi dispero, mi drogo, vomito, divento violento e grido il mio NO. Voglio rappresentare il momento politico attraverso le contraddizioni quotidiane e scandirne così l’ineluttabilità attraverso una rabbiosa impotenza. Con le scene di vita quotidiana con il mio uomo, voglio gridare che il capitalismo non è una tigre di carta ma un mostro multifronte, difficile da affrontare, un sansone la cui caduta significherà distruzione per tutti. Di fronte a questa situazione faccio l’unica cosa possibile: mi dispero e urlo. Anche se mi rendo conto dell’inutilità di questo gesto, non sto zitto, perché il silenzio è una colpevole accettazione dei crimini di questa società. Non accetterò mai la vigliaccheria che permette di godere una tranquillità quotidiana fatta di zombi. Grido contro l’ipocrisia di chi ha stabilito regole di casta, presentandole come antropologiche, ma anche contro coloro che centellino le energie in attesa di una parusiaca resa dei conti che non arriverà mai.

Faccio il regista ma non ho tanti amici ed estimatori fra i colleghi. Non l’ho mai conosciuto ma sento vicino quello scrittore e regista italiano, Pier Paolo Pasolini che, come me, non sembra separare l’arte dalla vita quotidiana.

Non faccio film perché mi sveglio il mattino con una bella storia in testa che può essere resa filmicamente ingaggiando due mercenari: uno per la fotografia e uno per la sceneggiatura. Non offro storie, ma, semplicemente, me stesso.

Ah, dimenticavo, il mio cognome è Fassbinder e a trentasette anni, nel 1982, me ne sono andato.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Giorgio Chelidonio

    Del film “La paura mangia l’anima” ho ricordi un po’ appannati dal tempo, ma nettissimi come emozione provata allora (1973, ma visto ad un cineforum forse un paio d’anni dopo). Il titolo poi si presta ad interpretazioni sintetiche anche di altre situazioni politiche, come quelle in corso in Europa di cui populisti e sovranisti (che io riunisco in un’unica categoria: gli “arruffapopoli”) approfittano per manipolare il voto democratico.

  • Francesco Masala

    ecco “La paura mangia l’anima”:

    https://www.youtube.com/watch?v=SxZPy2OECkc (sottotitoli in spagnolo)

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