Mike Resnick: che il cielo ti sia lieve

di Mr. Onion

Che il cielo ti sia lieve, Mike Resnick
«Sono sopravvissuto a cose molto più letali dei tuoi liquori. Ho visto l’esplosione di una stella che si trasformava in supernova. Sono stato su mondi dove nessun uomo prima di me aveva mai messo piede. Ho praticato la caccia subacquea in un mare di cloro e sono salito sulla montagna più alta della galassia. Ho trovato un diamante più grosso del tuo occhio fasullo e l’ho buttato via perché avevo le tasche piene di altri diamanti ancora più grossi. Ho visto creature che passano la vita a inseguire il tramonto intorno ai loro pianeti e bestie che annusano i colori e vedono i rumori. Tu cosa potresti darmi al confronto? Una droga che mi faccia sognare mondi squallidi, opachi, infinitamente meno interessanti del più noioso paese che ho visitato? No, vendi le tue porcherie a uno come Lane. Io catturerò lo Spazzastelle». Da «
Il mangiatore d’anime» [Urania 978]. 

Questo breve estratto di Mike Resnick era riportato su un segnalibro – vedi l’immagine qui sopra – sotto la sua foto rassicurante. Un amico, appassionato di fantascienza, voleva promuovere lo slancio con cui il vecchio marinaio dello spazio si rivolgeva all’oste, rifiutando droghe, perché affascinato da ben altre avventure. Ecco il modo di invitare a leggere, cercando la chiave giusta per aprire anche le serrature dei cuori più ostinati. La determinazione di dire no, custodita in un romanzo per ragazzi. Il coraggio di credere in viaggi in cui la mente resta vigile, pronta a catturare ogni colore, ogni sapore, ogni suono di un universo tutto da esplorare. Perché è questo l’incantesimo dell’immaginazione. Ci sono autori capaci di ridurre le distanze fra i sogni e le stelle, senza bisogno di scorciatoie. Ed è leggendo avventure che le giornate piovose, infelici e vuote si riempiono della materia preziosa del fantastico. 

Mike Resnick ci ha insegnato l’ironia dello straordinario, ci ha sempre portato sulla frontiera dell’infinito, fra colpi di scena e nobiltà d’animo. Ha descritto con tratto leggero le contraddizioni più profonde e equivoche della nostra epoca, proiettandoci nel futuro. Ci ha mostrato i limiti della nostra società attraverso altri occhi, altre lingue, altri pensieri. Lasciando a noi la scelta di quale futuro costruire. Un suo interrogativo ricorrente è stato: «I non-umani come giudicherebbero l’umanità?». Proprio in questo percorso rovesciato brilla il talento ineguagliabile della sua avventura di scrivere, rendendo l’uomo il vero alieno. A colui che conquista e assoggetta lo straniero, a colui che saccheggia tesori, manca la virtù: manca lo spirito di fratellanza, la condivisione e, di conseguenza, perde le reali ricchezze della vita.

«Un ipotetico uomo dello spazio che tipo di rapporto potrebbe avere, trovandosi a contatto con altre culture? Un uomo come quello di oggi, che non si preoccupa nemmeno dei propri simili, ma solo di sé stesso?».

Nel tessere le sue trame, Resnick delinea uno sfondo preciso, plausibile; caratterizza la riuscita congiunzione fra l’immaginazione e la storia della colonizzazione o dell’imperialismo. Sullo sfondo di traversate picaresche, nelle sue pagine si cristallizza il richiamo di terre incontaminate, di sabbie smosse dal vento, dei canti al tramonto e dei colori pieni di vita dell’Africa.

Sicuramente Mike Resnick è stato uno scrittore eclettico, la sua dimensione non è riducibile al Weird Western o alla “Fantascienza Avventurosa”, ma il tratto di donchisciottesco inseguitore di imprese lo colloca fra gli autori innovativi proprio quando lascia affiorare il suo spirito critico. Fra le più riuscite denunce, vale la pena rileggere un breve passaggio del meraviglioso «Ritratto in nero» [Urania n. 1092], in cui nulla è fuori posto, nulla è scontato, quando Leonardo, un alieno appassionato d’arte, cerca semplicemente di partecipare a un’esposizione riservata, insieme a una collega umana: 

«[…]

  • Posso vedere le vostre credenziali, per favore? – disse un guardiano tarchiato in uniforme viola che ci sbarrava la strada. 

  • Ero qua non meno di cinque minuti fa- disse Tai Chong. 

  • Lo so, Madame Chong, ma questi sono i miei ordini. 

Tai Chong emise un sospiro, ed estrasse la sua carta d’identità. 

  • Va bene, potete passare. 

  • Grazie. Avanti, Leonardo. 

  • Lui no – disse il guardiano. – O è una lei? 

  • Lui è con me – disse lei. 

  • Mi dispiace – ribatté il guardiano con fermezza. […] L’ingresso è consentito solo ai direttori di gallerie d’arte umane. 

Ero esterrefatto. Non sapevo più come rispondere, e quindi non dissi nulla, sebbene la mia tonalità palesasse la mia completa umiliazione. […] 

  • Ve lo chiedo per l’ultima volta: volete far entrare il mio collega all’esposizione? 

Il guardiano scosse il capo:

  • Devo rispettare gli ordini. 

Avvertii che stava per perdere la pazienza, e le toccai delicatamente una mano, ignorando il mio stesso disappunto. 

  • Per favore, Grande Signora – dissi a bassa voce – ci sono molte altre sculture e quadri che posso vedere. 

  • Maledizione, Leonardo, ma non vi dà fastidio per niente? – domandò, esasperata. 

  • Mi hanno insegnato che quando sono su un mondo umano, devo ubbidire alle leggi umane – risposi con cautela. 

  • Ma questa non è una legge! – proruppe, fissando la guardia – si tratta di una vera e propria politica razziale, e intendo protestare contro di essa! 

  • È nei vostri diritti – rispose il guardiano con l’atteggiamento di chi sa di non essere responsabile del proprio comportamento».

Mike Resnick ha saputo regalarci molte pagine poetiche, sconvolgenti anche per descrizioni, eppure su questo connubio di arte e nobiltà spicca il fascino di una meditata evasione che si concretizzò nella vittoria dei più prestigiosi premi internazionali, gli Hugo e il Nebula.

Imprescindibili le letture nella formula breve di «Kirinyaga» (1989) e di «Nell’abisso di Olduvai» (1994). Qui la narrazione si incupisce, emergono sfumature più aggressive, i tempi narrativi accelerano, l’azione si condensa e il coinvolgimento emotivo è teso, imprevisto; come se la mente e il cuore del lettore rispondessero alla collaudata tecnica della fusione di orizzonti a cui Resnick rimanda. Sono storie su cui ci si sofferma a lungo: invitano al ritorno, affinché diveniamo consapevoli che scopriremo qualcosa di nuovo a ogni nuova lettura. Forse è il suo passo narrativo inconfondibile ad attirarci, a spingerci in un mondo futuro ancora ingiusto, prendendo le distanze dal presente, per maturare un punto di vista più generale. Così, scrivere fantascienza è un modo di violare le sbarre di ineguaglianza e potere in cui siamo rinchiusi e diventa un gesto poetico ma anche, a volte, politico.

Mike Resnick è prematuramente scomparso all’inizio del 2020. Aveva 77 anni. È uscito di scena in silenzio, senza clamori, colpito da un male inguaribile.

Che il cielo ti sia lieve, Mike Resnick. Quello stesso cielo che hai raccontato col sorriso mille volte ora ti accoglie.

QUI UN ASSAGGIO:  https://delos.digital/9788867759910/kirinyaga

E qui una nutrita parte delle sue storie sul glorioso catalogo Vegetti per ricordarti all’infinito e oltre: https://www.fantascienza.com/catalogo/autori/NILF14443/mike-resnick/

In “bottega” abbiamo recensito alcuni libri di Resnick (per esempio qui :Uomini e Alieni di Mike Resnick) e pubblicato anche un suo racconto (LO SPIAGGIAIOLO di Mike Resnick

 

 

Redazione
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Un commento

  • Ho letto poco di Resnick, ricordo in particolare il bellissimo racconto In viaggio coi miei gatti, premio Hugo del 2005, ma questo articolo mi ha fatto venir voglia di conoscerlo meglio.
    Grazie.
    Clelia

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