Mille mondi più Gurb, Lazarus ecc

Qui nella galassia nana, dove sono temporaneamente imprigionato, i mostri divorano i minuti e rosicchiano le ore.

Magari traduco in un linguaggio che forse potete capire anche voi nel presunto “mondo reale” del ridicolo pianetino (Terra) in un sistema periferico (detto solare) d’una insignificante galassia (o via lattea? boh, mi perdo sempre fra le stelle…). La traduzione accreditata dal mio «konzer-Tau» [traduttore automatico universale] è codesta: «ho 59 minuti scarsi per scrivere ‘ sta roba, mannaggia alla pupazza».

Ci provo lo stesso?

Dunque ogni martedì il blog ospita i miei interventi dal luogo dove mi piacerebbe passare la maggior parte del mio tempo: la fantascienza o meglio le fanta-scienze (plurale) e dintorni. Il menù di oggi prevede: A) parlare di «Pianeti dell’impossibile»; B) accennare a «Nessuna notizia di Gurb»; C) ingolosirvi e farvi urgenza con un assaggio di «Lazarus»

Però…. epperò-peron-pampero-peron… 59 minuti sono r-i-d-i-c-o-l-m-e-n-t-e pochi.

Se è quasi impossibile, allora ci provo. Tantopiù che il primo libro del quale devo/voglio scrivere ha un titolo in tema.

A) «Pianeti dell’impossibile» è il “Millemondi” di Urania che copre l’autunno 2010 e dunque, con un minimo di fortuna, dovreste ancora recuperarlo nelle edicole. E’ curato da James e Kathryn Morrow, costa 5,50 euri per 368 pagine. In sostanza l’idea – vecchia e un po’ colonialista – di base è: visto che la buona fantascienza moderna è “americana” (ma io su questo potrei litigare per due millenni) andiamo a vedere se nella science fiction europea contemporanea c’è qualcosina di decente. A partire da questa idiozia molto yankee poteva uscire un libraccio ma per fortuna James e Kathryn non fanno grandi danni e dunque codesta antologia può essere consigliata a quasi tutte/i, in particolare a chi di solito non legge fantascienza europea. Oppure lo fa senza accorgersene visto che «1984» di Orwell o «Le cosmicomiche» di Calvino oppure il buon vecchio-che-però-quasi-non-invecchia «Frankenstein» di nostra mamma Mary Shelley sono stati, sono e saranno fantascienza.

Il tempo oggi è poco dunque (mi) corre più del solito – un notissimo paradosso del duo Barbieri/Einstein – e dunque vado subito a dire di questa antologia quali i promossi, i bocciati e i rivedibili, naturalmente a mia (im)modesta opinione. I migliori racconti qui sono a firma del francese Jean-Claude Dunyach, della russa Elena Arsenieva, ovviamente dell’italiano Valerio Evangelisti («Sepultura» che io amo di più a ogni lettura: questa è la terza), del ceco Ondrei Neff, del russo Sergei Lukyanenko (per pignoleria aggiungo: non è fantascienza), dello spagnolo Josè Antonio Cotrina e infine quello dei suoi due connazionali Ricard de la Casa e Pedro Jorge Romero (li consiglio soprattutto a chi crede che l’amore sia la rivoluzione più grande). Talmente strano da essere bellissimo o forse bruttissimo «Trasfusione» della francese Joelle Wintreber.

Mi sono parsi meno riusciti e/o un po’ troppo ovvi «Baby Doll» della finlandese Johanna Sinisalo, «Pezzi di ricambio» del polacco Marek Huberath, «Prove di rivoluzione su Outrerria» del rumeno Lucian Merisca (ma il capitolo 13 è una chicca), «Le meraviglie dell’universo» del tedesco Andreas Eschbach che pure avevo molto amato nel romanzo «Miliardi di tappeti di capelli». Scrive assai bene però non convince del tutto – almeno qui – il danese Maryson (ma è uno pseudonimo) mentre quasi boccio il suo connazionale Bernhard Ribbeck.

Ne “boccio” del tutto solamente 2 su 16: quasi per nulla mi piacquero i racconti del greco Panagiotis Koustas e del portoghese Joao Barreiros

Molto dovrei/potrei aggiungere ma il tempo a mia disposizione sta per scadere (o forse è già scaduto e io sto barando). Dunque tra le 10-15 frasi “citabili” prendo solo questa: «Non c’è niente che terrorizzi chi è incapace di sognare quanto la deviazione della norma».

 

B) «Mi sveglia un fracasso tremendo. Milioni di anni fa (o più) la Terra si formò grazie a orrendi cataclismi: gli oceani infuriati frantumavano le coste e seppellivano isole, mentre gigantesche catene di montagne crollavano e vulcani in eruzione generavano nuovi monti; i terremoti spostavano i continenti. Per commemorare questi fenomeni, il Municipio manda in giro ogni notte speciali apparecchi, chiamati camion della nettezza urbana, che riproducono sotto le finestre dei cittadini quei fragori tellurici». Il municipio in questione è quello di Barcellona ma potrebbe essere uno qualsiasi vero? L’autore di questa perfida genialata è Eduardo Mendoza: la trovate a pagina 69 di «Nessuna notizia di Gurb» pubblicato da Feltrinelli (6,50 euri per 120 pagine) nel 1992, ristampato più volte in edizione economica – grazie al passaparola – ma io ero distratto e l’ho letto solo pochi mesi fa.

Fantascienza? Sì, no, boh.

Sì perchè il protagonista è un extraterrestre che sbarca sulla Terra nel 1992. No per varie ragioni. Boh perchè non me ne può fregare di meno.

In ogni caso assai bello. Siamo dalle parti di Robert Scheckley (se amate la fantascienza) oppure di Groucho Marx (quello vero e l’altro che fa da segretario a Dylan Dog), delle «Lettere persiane» o di «Papalagi» (autentico o falso che sia). La quarta di copertina invece fa riferimento a Swift che c’entra pochissimo e a Bradbury ma questa è proprio una stronzata

Il protagonista, che ha 24 giorni per ritrovare Gurb, suo compagno di missione, si trasforma – per non dare nell’occhio – in una miriade di personaggi: Gary Cooper, Pio XII, Yamamoto, il duca e la duchessa di Kent (contemporaneamente), Manuel Vasquez Montalban, Gandhi, D’Alembert, Gilbert Becaud vestito da ninja, Alfonso quinto, il faraone Tutmosi secondo, Yves Montand ma per un errore mentre canta si muta in Jacques-Yves Cousteau «e con lo scafandro nessuno riesce a essere intonato» più qualche altra/o.

C’è qualche lungaggine ma la qualità media è alta, l’ironia di buon livello. Da non perdere Barcellona (a pagina 22), «trasuda onestà» (pag 38), traffico (49), il corteggiamento (58), la riflessione (76), gli svantaggi della telepatia (102) e «non ti dico i dispiaceri» (103). Quasi vera e quasi falsa l’esilarante storia di Baldassarre secondo, detto il Mentecatto (pag 62). Fondamentale per tutti gli studiosi di matematica, delle grandi opere e di Mani Pulite il calcolo a pagina 45.

 

C) C’è «puzza di assoluzione» nella «Tokio cannibalizzata» e ovviamente «la resurrezione non è mai benvenuta». Sto leggendo l’ultimo Urania, numero 1565, in edicola a 4,20 euri (per 320 pagine) ovvero «Lazarus» di Alberto Cola. Contiene il romanzo omonimo e due suoi racconti più un breve racconto di Daniela Piegai, con il bellissimo titolo «L’imbianchino di anime»: dunque tutta robbbba – quattro b – italiana. Finora mi piace assai (però sono arrivato solo a pag 51) nonostante Yukio Mishima non sia proprio nel “pantheon” dei miei riferimenti politico-letterari. Vi consiglio di agguantarlo prima che sparisca dalle edicole, poi – se vi va – ne riparliamo. Ah, se ben capisco nell’Urania che uscirà a gennaio – ovvero «Galassia nemica» di Allen Steele – il protagonista si chiama Jules Truffaut. Yuk-yuk (come dice Pippo quando vede le noccioline).

Voce dal fondo: «Quando torna Philip Dick?».

Risposta di db (o di chi oggi ne fa le veci): «Penso la settimana pro…». Ma la frase non si conclude perchè, in questo segmento di realtà, i 59 minuti sono scaduti. Sommerse dal frastuono, tipico dei finali, le altri voci dal fondo. Così anche l’arguta domanda «Qual è la linea che oggi, su codesto blog, collega i punti A, B e C?» resterà senza risposta. Peccato.

 

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