Mitico quel cervellone…

anzi no, è un pazzoide; dove Fabrizio Melodia – noto astrofilosofo – regala qualche appunto per la discussione sulla “moda” dello scienziato (*)

La figura dello scienziato pazzo e/o geniale ha da sempre attirato la letteratura, a cominciare dall’intramontabile Victor Von Frankenstein, vera e propria icona di quella scienza senza morale.
I pronipoti di Frankenstein (magari in versione “nerd”) sembrano aver trovato una nuova linfa sul piccolo schermo: forse una nobilitazione postuma e tardiva?
La serie televisiva «The Big Bang Theory», ideata da Chuck Lorre e Bill Prady per esempio, ha per protagonisti quattro giovani scienziati: il fisico sperimentale Leonard Hofstadter, il fisico teorico Sheldon Cooper, l’ingegnere aerospaziale Howard Wolowitz e l’astrofisico Raj Koothrappali. Lavorano tutti insieme a Pasadena e occupano il medesimo appartamento: la loro amicizia è cementata dalla forte condivisione della condizione sociale in cui vivono, ovvero da veri e propri “nerd” (duttile termine della lingua inglese con cui viene definito chi ha una certa predisposizione per la scienza e la tecnologia ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta propensione alla socializzazione, usato spesso in senso dispregiativo) e/o geek (altra parola entrata nel vocabolario comune, indicante una persona eccentrica e difficilmente classificabile). Al di fuori del lavoro, infatti, i quattro geni scientifici passano il loro tempo a leggere fumetti e romanzi di fantascienza, a giocare di ruolo e a drogarsi di serie televisive. Presenza femminile pochina. Fra una battuta e l’altra, la serie si rivela un vero e proprio boom di intelligenza e humor, prendendo a calci nei denti tutti gli stereotipi degli scienziati e portando una vena di freschezza tale da diventare un successo mondiale, con una schiera di fan anche nei luoghi della scienza.
Di tutt’altra pasta è un’altra serie tv di successo «Dottor House – Medical Division», ideata da David Shore: propone una figura di Sherlock Holmes votato alla medicina.
Il dottor Gregory House è un medico eccezionale, dalla mente geniale e deduttiva, che fa affidamento sull’analisi differenziale e sul “rasoio di Ockham”, oltre che sul metodo socratico. Ma c’è un problema: forse per il peso di essere zoppo, a causa di un infarto, o forse per un altro ignoto motivo House ha un carattere che definire scontroso è poco.Non si prodiga nemmeno a parlare con i pazienti, essendo ben convinto che «Tutti gli uomini mentono, cambia solo l’argomento» mentre solo i dati oggettivi possono portare alla soluzione dell’enigma. Si avvale della collaborazione di tre medici, i quali devono per lo più subire le sue angherie ed è ben contento di affidare il lavoro “sporco” ai propri sottoposti. Di episodio in episodio, il dottor House avrà una crescita psicologica, arrivando persino a convivere con la dottoressa Lisa Cuddy, direttrice sanitaria dell’ospedale in cui lavora, nonché unica persona che riesce a tenere testa alla logica d’acciaio del dottore e al suo caratteraccio sarcastico e sessista. Troppo politicamente scorretto per non risultare affascinante (il famoso «l’uomo che vi piacerebbe odiare»?) questo scienziato alle prese con i più misteriosi mali della medicina ha un folto stuolo di fedeli telespettatrici, attirate non solo dalla meravigliosa interpretazione del bravissimo Hugh Laurie, ma dal carisma del personaggio, al quale in gruppo filosofico torinese Blitris ha dedicato un bellissimo saggio dal titolo «La filosofia del Dottor House» nel quale si analizzano metodi, epistemologia e logica linguistica.
Per concludere questa breve carrellata, c’è la serie televisiva «Fringe»: Ideata da J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci, è una serie di fantascienza che segue le vicende della divisione Fringe dell’FBI di Boston, in Massachusetts, e che opera sotto la supervisione del «Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti». La squadra si occupa delle indagini legate alla cosiddetta “scienza di confine”, ovvero la «fringe science». Per la trama e i temi trattati, la serie è stata spesso paragonata a «X-Files», in quanto la squadra si troverà a combattere, a esempio, contro mutaforma provenienti da un universo alternativo, a combattere contro (prima) e al fianco (poi) dei loro doppi dell’altro universo, facendo esperienza di diverse linee temporali ed, infine, affrontando l’invasione di “osservatori” provenienti da un lontano futuro. Tutto questo alla luce di un complotto su cui il serio scienziato Peter Bishop cercherà di far luce, non senza molte difficoltà e ampiamente ostacolato dall’NSA, similmente a Fox Mulder e Dana Scully degli “X-Files”.
La figura dello scienziato pazzo contua a rispecchiare e radicare molti pregiudizi, spesso senza fondamento. La profonda crisi dell’Occidente e della scienza in genere sta producebdo una riabiltazione? In attesa di qualche verifica… Giovanni Aldini (le cui ricerche ispirarono a Mary Shelley la figura di Victor Von Frankenstein), Albert Einstein (sanissimo di mente nonostante la nota s/pettinatura e qualche boccaccia), Paul Erdős (uno dei matematici più prolifici ed eccentrici della storia) sentitamente ringraziano. Con il signor Galilei e altre/i.
Per approfondire:
Alberto Brodesco, “Una voce nel disastro. L’immagine dello scienziato nel cinema dell’emergenza”, Roma, Meltemi, 2008
Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo, “Dizionario dei personaggi fantastici”, Gremese, 1996.
Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo, Michele Tetro, “Il grande cinema di fantascienza: da 2001 al 2001”, vol. 1 de “Il grande cinema di fantascienza”, collana Gli Album, Gremese, 2001, pag.57-66.
Andrea Ferrari, “Gli scienziati pazzi nel cinema di fantascienza”, in “Grande Enciclopedia della Fantascienza”, volume II, 1980
Giancarlo Grossini, “Cinema e follia: stati di psicopatologia sullo schermo, 1948-1982”, vol. 17 di Ombra sonora, Dedalo, 1984, pag.44.
Fabio Giovannini, “Mostri: protagonisti dell’immaginario del Novecento – da Frankenstein a Godzilla, da Dracula ai cyborg”, Volume 148 di Contatti, Castelvecchi, 1999.
Matteo Merzagora, “Scienza da vedere: l’immaginario scientifico sul grande e sul piccolo schermo”, Milano, Alpha Test, 2006.

(*) Altri spunti sono in un post recente: Mate-mitici e altri supereroi. E ovviamente la discussione resta aperta.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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