Modi di vedere – John Berger

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di Francesco Masala

Se non si hai mai letto niente di John Berger, “Modi di vedere” può essere un buon inizio, per apprezzare la ricchezza e la profondità dei temi che interessano John Berger. Pochi meglio di lui fanno propria la frase di Terenzio: “Sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo”.

Nel libro, curato da Maria Nadotti, si parla dei premi letterari e cosa fare dei soldi che li accompagnano, dèll’utilità e umanità delle prigioni (sotto forma di una lettera a Raymond Barre), di un viaggio di Palestina, di un libro di foto di lavoratori, della sua esperienza di scrittore per il cinema insieme ad Alain Tanner, di un pilota in difficoltà, di Nazim Hikmet e della sua poesia, di Tiziano, il pittore, in un colloquio con la figlia Katya, su Caravaggio, su Hieronymus Bosch e la resistenza degli zapatisti.

Il libro inizia così:

Discorso di accettazione del «Booker Prize per la letteratura»

Dal momento che mi avete assegnato questo premio, forse vi interesserà sapere, in breve, che cosa esso significhi per me. Trovo ripugnante la competitività dei premi. E, nel caso di questo specifico premio, la pubblicazione della lista dei finalisti, la suspense pubblicizzata ad arte, la speculazione sugli scrittori coinvolti, neanche fossero cavalli, l’enfasi complessiva su vincitori e vinti, tutto è falso e fuori posto, visto che si tratta di letteratura. Tuttavia i premi agiscono da stimolo: non tanto per gli scrittori, ma per gli editori, i lettori e i librai. Di conseguenza il valore culturale di fondo di un premio dipende da ciò che sa stimolare. Un premio può stimolare il conformismo del mercato e il consenso dell’opinione comune; oppure l’indipendenza dell’immaginazione tanto del lettore quanto dello scrittore. Se si limitano a stimolare il conformismo, i premi non fanno che assicurare il successo nel senso convenzionale del termine. Non sono che l’ennesimo capitolo di una storia di successi. Se stimolano l’indipendenza dell’immaginazione, incoraggiano invece la voglia di cercare alternative. O, per dirla molto semplicemente, incoraggiano a porsi delle domande…

da qui

In rete si trova una trasmissione del 1972, della BBC, di John Berger, intitolata “ Modi di vedere”, una di quelle cose che avresti voluto vedere e non sapevi che esisteva:

 

 

 

 

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una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Daniele Barbieri

    Grazie Francesco per avermi fatto conoscere John Berger. Confesso che lo conoscevo solo di nome; ora andrò a leggere quel che di suo c’è in italiano. Aggiungo un “memo” a te, a me stesso, a tutte/i. Quando citiamo Terenzio – e soprattutto quella sua stupenda frase “Sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo” – ricordiamoci SEMPRE di aggiungere il nome completo cioè Publio Terenzio Afro. Sospetto, fortissimamente sospetto, che non sia un caso se quell’Afro tende a sparire dalla memoria “pubblica” e invece che il concetto di HUMANITAS arrivi ai latini da un berbero (nato a Cartagine) a me sembra assai significativo.

  • Massimo Lambertini

    Grazie Francesco. Ho conosciuto John Berger. E’ un grande! Mi godrò i filmati

  • Francesco Masala

    se John Berger non ci fosse bisognerebbe inventarlo 🙂

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