Monogamia: saggezza o follia?

Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia nella 162esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì»si aggira fra natura e istituzioni

In una intervista rilasciata poco prima della morte, Hugh Hefner, storico editore fondatore della rivista erotica Playboy aveva commentato, a proposito del matrimonio, con una velata nota provocatoria: «La monogamia è una invenzione della nostra civiltà occidentale per dare un certo, e debbo dire saggio, ordine alle istituzioni sociali. Non ha nulla a che vedere con la natura umana. Sfido chiunque a trovare un individuo davvero monogamo» .

In effetti il compito è tutt’altro che facile ma a tale proposito ci viene in aiuto proprio la scienza: zoologia, etologia, ornitologia, solo per citarne alcune.

Gli etologi – come Konrad Lorenz per capirci – hanno studiato il comportamento di molte specie animali e ne hanno tratto deduzioni assai interessanti. Mettetevi comodi che, se avrete un po’ di pazienza, mi trasformerò nell’Astrofilosofo che imita Neri Marcorè che imita Alberto Angela.

Dunque gli etologi buontemponi – che vanno a disturbare i poveri animali intenti alle loro faccende per studiarli – hanno rilevato due tipi di monogamia: quella di tipo sociale e quella sessuale.

La monogamia sociale si ha quando due individui vivono in coppia e provvedono alla crescita della prole e alla ricerca di cibo; un po’ come il topo muschiato Skrat con la infida e birichina compagna Skrattina, nella serie animata de «L’era glaciale» .

La monogamia sessuale implica l’esclusività dell’accoppiamento e quindi una certezza a livello genetico della “parentela”. A tale proposito si vedano nel già citato «L’era glaciale» il mammuth scorbutico Manny e consorte con relativa prole.

Ma non è tutto. Secondo gli etologi sono monogami il 92% delle specie di uccelli (cosa avete capito? quelli con ali e piume…).

Ok Hugh, questo magari ha la stessa valenza del due di spade quando la briscola va a bastoni e si sta giocando a dama cinese. Però tra i mammiferi abbiamo una solida monogamia fra i pipistrelli – Batman ne è un esempio con Catwoman (eh-eh) mentre Joker, fresco di Leone d’oro a Venezia è legato a doppio filo con la pazza Harley Quinn – ma anche fra alcuni canidi come lupi e volpi, fra alcuni primati come gibboni e alcune piccole scimmie del nuovo mondo, fra i castori del Nord America, e in alcuni topi e ratti (tranne Topolino con Minnie, si sa). E nel recinto monogamo abbiamo pure qualche antilope africana e le foche (monache e non).

Ok, Hugh, te lo riconosco, non sai perdere. È vero, anche in queste specie, in alcuni casi, possono esserci tendenze a tradire, soprattutto per l’aspetto. Contento?

Forse questo dimostra che in natura non è solo l’essere umano capace di provare sentimenti e che le emozioni – positive e negative, Eros e Thanatos – gli umani possano averle ereditate dai loro antenati (un po’ più) animali.

In natura il mondo è assai più mutevole del nostro post industriale chiuso nelle maglie del cyberspazio e dunque possiamo assistere alla naturalezza dell’amore tra tutte le creature di questo mondo, dove l’uomo rivestirebbe quasi un ruolo marginale, se non fosse per quello che combina a livello ambientale.

Mentre il frenetico e granitico ingranaggio della tecnica spersonalizza sempre di più, la natura pare prendersi molte rivincite. Per lei, il concetto di unione e separazione, cambiamento, armonia ha – pur nella grande ruota che tutto macina – un significato assai sereno che trovo perfettamente riassunto in questa osservazione del monaco buddista filosofo e poeta indiano Asvaghosa: «Come gli uccelli, dopo essersi incontrati sull’albero che li ospita, si separano così l’incontro delle creature finisce sempre con la separazione. E come le nubi si addensano e di nuovo si allontanano così, credo, è l’unione e la separazione degli esseri viventi».

Tenendo presente dunque che l’amore unisce ma anche divide: scelte di vita personali che non andrebbero tanto giudicate quanto vissute. Ricordando con la sagacia abrasiva di Groucho Marx: «il matrimonio è la prima causa di divorzio». E un amico di Imola mi rammenta una “cattiveria” di Philip Dick: «il matrimonio è odio legalizzato». Ma gli amori devono/possono essere sanciti da contratti che, per definizione, sono economia? Ne riparleremo, forse prima o forse poi.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Farò un commento antipoetico, è un momento così, per la prima volta in vita mi infastidiscono, non solo i miti e le mistificazioni e le enfasi, ma persino la poesia. Vivendo da tempi che risalgono alla mia preistoria, differenti relazioni di amore/amicizia amorosa/e innumerevoli modi e tempi di relazioni “libere” e contemporanee e dichiarate, a volte anche messe tra loro in relazione, mi viene da dire che facendo un bilancio onesto e pur non rinnegando nulla, tutte le mie esplorazioni mi sono servite essenzialmente per comprendere benissimo e profondamente perché la maggioranza degli umani scelga la monogamia e accetti le regole sociali che la definiscono e la proteggono. Ecco forse perché mi infastidisce ora un po’più di poco la poesia, perché era proprio lei la mia compagna preferita e l’amica che mi ha spinta a esplorare altro e altrove… ma poi… troppo spesso, è diventata la grande assente o la morta precocemente o la violata cronica, lasciandomi sola ad andare in direzione ostinata e contraria .

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