Narrator in fabula – 14

Che a esser pignoli sarebbe «narratrix» visto che è Cristiana Astori oggi a chiacchierare con Vincent Spasaro (*)

E’ una delle voci realmente nuove del giallo italiano e ha in qualche maniera contribuito a svecchiarlo inserendovi elementi thriller e horror. Divenuta famosa per la trilogia dei colori con protagonista la studentessa squattrinata Susanna Marino, pubblicata con successo sulle storiche pagine de Il Giallo Mondadori, Cristiana Astori è anche sceneggiatrice di fumetti e appassionata cinefila. Andiamo a sentire cos’ha da raccontarci questa rossa piemontese perdutamente innamorata della Città Eterna.

Come nasce il tuo amore viscerale per i film horror italiani e non?

«La passione per i film dell’orrore è qualcosa che mi porto dietro da sempre. I miei non sono mai stati grandi consumatori di film in generale, di horror non ne parliamo. A casa mia era vietato tenere la tivù in cucina perché si diceva non favorisse il dialogo familiare, ma l’ora di cena era anche quella in cui andavano in onda i film e le serie tv più interessanti. Ricordo quando avevano trasmesso in prima serata il Visitor che divorava il topo: l’indomani a scuola ne parlavano tutti mentre io ero stata l’unica a non vederlo… Immaginate la mia frustrazione! Inoltre abitavo di fronte al cinema del paese. Negli anni Ottanta vi proiettavano un sacco di horror e thriller interessanti, tutti ahimè vietati ai minori di 14 anni. Paradossalmente la mia passione per i film dell’orrore è nata proprio da qui, non dal loro quotidiano consumo bensì dal divieto di guardarli. Il fatto che fossero proibiti me li ha resi ancora più magici ed eccitanti e ha amplificato la mia immaginazione in quel senso. Alle superiori poi avevo un amico con le mie stesse passioni e ci comportavamo un po’ come i ragazzini di “Tutto quel blu”, tesi a registrare film a orari impossibili e ad affittare vhs dei film citati in Dylan Dog o letti su riviste straniere di genere che ogni tanto riuscivamo miracolosamente a trovare, tipo “Fangoria” o “L’Ecran Fantastique”. Poi, quando ho avuto via libera all’acquisto di film e alle visioni cinefile, la malattia è peggiorata».

Quando e perché hai deciso di scrivere e come si è svolta fino a ora la tua carriera di autrice?

«La mia passione per la scrittura è nata sempre in tenera età. Fin dalle scuole elementari mi divertivo a fare i temi in classe, specie quelli di fantasia, ed è capitato che la maestra si stupisse con i miei genitori per le storie strane che inventavo. L’immaginazione mi aiutava a creare mondi fiabeschi che allargavano i miei orizzonti, mondi generati dalla lettura. Il primo romanzo con cui sono entrata a contatto è stato infatti “Il mago di Oz”: me lo leggeva mio padre prima di dormire, quando avevo quattro o cinque anni, e quella storia mi aveva rapito. Ho iniziato poi a frequentare la biblioteca del mio paese, ad amare i libri di Salgari, i fumetti di Asterix, ma soprattutto le storie mystery, prima Langelot e Nancy Drew, poi Agatha Christie, Edgar Allan Poe ecc… Infine, quando a quattordici anni ho letto “It” di Stephen King, si è materializzato nella mia testa un pensiero netto e brillante: “Da grande voglio imparare a raccontare come lui”. Non credo di essermi avvicinata allo stile del Maestro, ma di sicuro è tra i miei modelli ed è stato il primo che mi ha appassionato alla scrittura».

Ti consideri autrice horror?

«Riguardo allo scrivere horror, non posso dire che la mia produzione lo sia al cento per cento. Di certo lo è un’antologia come “Il re dei topi e altre favole oscure”, mentre la trilogia di Susanna Marino si ispira a stili diversi: “Tutto quel nero” è una contaminazione fra noir e ghost story, il Rosso è un violento thriller in stile “giallo italiano”, anzi, argentiano, mentre il Blu mescola i film d’azione degli anni Ottanta con la commedia… ma il fil rouge di tutti e tre è ovviamente il mystery e l’investigazione».

Il tuo elemento è il giallo/thriller più oscuro ma come si sta evolvendo la tua scrittura negli ultimi anni?

«A livello di contenuti mi piace mantenere l’aspetto dark, raccontare il buio che si annida nella quotidianità più rassicurante. Anche nelle storie gialle, in cui alla fine va ristabilito un ordine, non amo i finali tranquilli in cui la storia si chiude nel momento in cui il detective ha scoperto chi è l’assassino e l’ha rivelato ai presenti. Per me la scoperta è invece un momento inquietante, in cui magari il protagonista capisce chi è il killer ma si ritrova solo con lui in una casa deserta, e per non morire ammazzato gli conviene scappare… A livello stilistico invece, la mia scrittura punta a essere sempre più asciutta ed essenziale. Paradossalmente un solo aggettivo, ma quello giusto, ci permette di visualizzare più facilmente di tre termini ridondanti che ci ricordano in ogni istante che stiamo leggendo, allontanandoci dal mondo inventato in cui siamo tuffati. Da questo punto di vista i miei maestri sono gli americani, a partire da Hemingway fino a Westlake».

Ormai Susanna Marino è diventata una presenza fissa nel giallo nostrano. Hai intenzione di farne un personaggio da lunga serie o pensi a nuove strade?

«Susanna è già seriale: è accaduto senza che quasi me ne rendessi conto, anzi, il fatto che fosse nata per una storia “one shot” mi ha un po’ spiazzato. Le sono affezionata e mi dispiace abbandonarla, ma non voglio inflazionare il suo personaggio e le sue avventure. Ora sto riflettendo sul da farsi, me l’hanno chiesto in tanti ma una risposta ancora non ce l’ho».

Vuoi parlarmi di “Autuomo” in “Tutto quel Blu”? E magari degli altri film maledetti che hai utilizzato nei tuoi libri…

«Uno degli obiettivi della mia trilogia era anche quello di portare alla luce film scomparsi o creduti inesistenti, intrecciando la realtà con la fiction. In “Tutto quel blu” si parla del misterioso “Autuomo”, un film del regista Marco Masi uscito nel 1984 e legato con un fil rouge a “Terminator”, altra pellicola su cui è incentrato il romanzo. Parecchi collezionisti di pellicole sono sulle sue tracce da anni, ma Masi non ha mai voluto mostrare a nessuno il film, se non alla sua uscita trent’anni fa durante un festival. Grazie a svariate ricerche (nello stile di Susanna!) sono riuscita a rintracciare il regista (pensa che non esistevano nemmeno foto sul web) e a convincerlo non solo a farsi intervistare, ma anche a proiettare “L’Autuomo” durante la presentazione romana di “Tutto quel blu”, in una serata storica che ha riunito appassionati lettori e cinefili. In realtà anche gli altri due libri della trilogia hanno trattato film misteriosi: “Tutto quel rosso” cita una versione alternativa di “Profondo rosso” che pare contenere alcune scene in più, fra cui la presenza del personaggio della Nicolodi all’esibizione della medium, mentre “Tutto quel nero” si ispira a “Un dia en Lisboa”, misterioso filmato in cui compare per la prima volta l’attrice Soledad Miranda, musa di Jess Franco e morta nel 1970 in un incidente d’auto. Sul web parecchi sostenevano che si trattasse di una leggenda metropolitana ma, dopo accurate ricerche e grazie all’aiuto del critico madrileno Carlos Aguilar, la pellicola è venuta fuori nei polverosi meandri della cineteca di Madrid».

Cosa legge oggi Cristiana? Cose le piace e cosa consiglia?

«Le mie letture sono un po’ strane. Non amo i bestseller e le ultime novità, o almeno non mi piace leggerli quando lo fanno tutti, e questo mi agevola quando cerco un libro in biblioteca perché li trovo sempre disponibili. Comunque, per citare autori recenti, consiglio “Il passato è una terra straniera” di Carofiglio, un noir psicologico sul gioco d’azzardo scritto in modo magistrale, e “Sotto cieli noncuranti” di Benedetta Cibrario: vi stupirà».

(*) Da 14 settimane Vincent Spasaro sta intervistando per il blog (ora blottega) autori-autrici, editor, traduttori, editori del fantastico, della fantascienza, dell’orrore e di tutto quel che si trova in “qualche altra realtà”… alla ricerca dei misteri, se possibile anche del loro mondo interiore: Danilo Arona, Clelia Farris, Fabio Lastrucci, Claudio Vergnani, Massimo Soumaré, Sandro Pergameno, Maurizio Cometto, Lorenza Ghinelli, Massimo Citi, Gordiano Lupi, Silvia Castoldi, Lorenzo Mazzoni, Giuseppe Lippi e oggi Cristiana Astori. «Non finisce qui» giura Spasaro: perciò restate sintonizzati sul Marte-dì (db)

 

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