Nasce l’Asociación Indígena de la Republica Argentina

Il 25 aprile 1975 viene fondata l’Aira: pur con un carattere apolitico, rivendica il diritto degli indios alla terra. Nonostante la questione indigena abbia preso campo anche in Argentina, non esiste un’organizzazione sovrastrutturale dove convergono più popoli che condividono la stessa agenda politica.

di David Lifodi

È il 25 aprile 1975 quando viene fondata l’Aira-Asociación Indígena de la Republica Argentina. L’intento principale è quello di favorire la nascita di una rete tra le 36 etnie indigene del paese e gettare le basi per una Ley Indígena.

Nel maggio 2006 fece scalpore una marcia di protesta degli indigeni chaqueños per chiedere l’immediato riconoscimento delle terre occupate dalle comunità originarie e l’arrivo di una delegazione a Buenos Aires per parlare con i funzionari del governo. “Nessuno ci ascolta, non abbiamo nessun interlocutore”, spiegava allora il dirigente indigeno Orlando Carola, dell’etnia toba, che insieme agli aborigeni wichìs e mocovies stava conducendo la protesta. Si trattò di uno degli episodi che dette maggiore visibilità alla questione indigena in Argentina, prima della durissima repressione scatenata dalla presidenza Macri (con il consenso della ministra per la Sicurezza Patricia Bullrich) contro i mapuche che culminò, il 1° agosto 2017, con la morte del giovane attivista Santiago Maldonado, solidale con i comuneros di Cushamen.

Sempre nel 2017, l’avvocata Silvina Ramírez aveva presentato a Buenos Aires il suo libro Horizonte político del movimiento indígena argentino (Editorial Jinete Insomne). Specializzata proprio nelle tematiche del diritto indigeno, Silvina Ramírez aveva intervistato tredici leader di altrettanti popoli indigeni del paese (tra cui mapuche, diaguita, pilagá, qom, wichí e kolla), chiedendosi se in Argentina si potesse parlare realmente di un movimento indigeno e di un reale orizzonte politico rispetto ad altre organizzazioni indie del continente latinoamericano. Se l’Aira riunisce, a livello istituzionale, le etnie indigene argentine, è stato grazie alla vecchia generazione di dirigenti indios, quella formatasi negli anni Settanta, che il movimento indigeno argentino si è pian piano trasformato in una vera e propria organizzazione sociale.

Dopo la marcia degli indigeni chaqueños a Buenos Aires del 2006, gli indios tornarono ad accamparsi nella capitale nel 2010, con la cosiddetta “marcia del bicentenario” iniziata il 12 maggio di quell’anno per chiedere la restituzione dei territori usurpati e il riconoscimento ufficiale delle proprie lingue. Quella data fu scelta per anticipare di 5 giorni i festeggiamenti del Bicentenario della Rivoluzione del 25 maggio 1810. Fu in quella circostanza, osserva Silvina Ramírez, che all’interno del movimento indigeno, iniziarono a convivere due istanze: una kirchnerista, l’altra apertamente anticapitalista. Tuttavia, nota ancora l’avvocata, con la vittoria di Mauricio Macri in occasione delle ultime presidenziali, è sorto un terzo gruppo che ha aperto un negoziato con il governo, questo per sottolineare come non sia presente, almeno in Argentina, quall’omogeneità politica o organizzativa tipica, ad esempio, della Conaie in Ecuador. In pratica, non è presente un’organizzazione sovrastrutturale dove convergono più popoli che condividono la medesima agenda politica, anche se tutte le comunità sono fortemente critiche verso il luogo comune secondo il quale tutti gli argentini discendono da migranti europei (spagnoli e italiani in particolare), come se l’Argentina non fosse una terra abitata dagli indios.

Nel giugno 2018 ebbe una certa rilevanza la Marcha de Mujeres Originarias por el Buen Vivir, che rappresentò l’occasione per presentare alla società civile il Movimiento de Mujeres indígenas por el Buen Vivir. La marcia di caratterizzò per una piattaforma apertamente politica e militante, a partire dal ricordo di Santiago Maldonado, di Rafael Nahuel (il giovane mapuche di 22 anni ucciso il 25 novembre 2017 a Villa Mascardi, Bariloche, dagli agenti del gruppo speciale Albatros della Prefettura navale Argentina) e di Moira Millán, una delle organizzatrici della marcia prima arrestata e poi liberata. “Nos seguimos reencontrando y fortaleciendo con hermanos y hermanas de las 36 naciones y seguimos caminando” fu lo slogan della marcia.

Tutto ciò, probabilmente, non sarebbe stato possibile se nei primi anni Settanta non fosse stata lanciata l’idea di creare le Primeras Naciones Originarias del Territorio Nacional Argentino, che poi confluirono nell’ Asociación Indígena de la Republica Argentina (Aira), grazie all’allora presidente Eulogio Frites, avvocato di origine kolla. La questione indigena venne per la prima volta alla ribalta in Argentina con il ritorno del paese alla democrazia.

Fin quando rimase al potere il regime militare l’Aira poteva limitarsi a rivendicazioni di carattere culturale, ma quando la dittatura giunse al termine, pur mantenendo un carattere apolitico, l’Asociación Indígena de la Republica Argentina si battè per il diritto degli indios alla terra e il riconoscimento della personalità giuridica per le comunità.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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