Natalino Balasso a teatro, forse

di Natalino Balasso

Trovo ora un articolo che non avevo letto e finalmente capisco come si chiama sto tizio che, mi dicono, sia presidente dello Stabile del Veneto, tal Beltotto che qualcuno mi dice essere stato il portavoce di Zaia, che è stato il vice di Galan, che è stato ingabbiato per mazzette, tanti soldi occultati, furti, ai danni della collettività.
Come vedete, le cose vengono da lontano, e quando si parla di arte, non bisogna dimenticare che in questa nazione l’arte pubblica la finanziano i cittadini ma se ne impadronisce la politica, e se la politica è sta roba qua, fatta di “qua è tutto mio”, i risultati sono la stronzata di aprire la stagione dello Stabile con un giornalista di secondo piano che parla del 1919, così possiamo mettere Mussolini in locandina, tamorticani!
Non c’è mai un intento politico sia chiaro, mai! Accanto a questo articolo ne trovo uno del 2010, quando nell’inaugurazione di una scuola, fanno sentire il Va’ pensiero e non l’inno d’Italia, il tal Beltotto era portavoce di Zaia, quale risposta avrà dato secondo voi? intanto, da buon leccaculo veneto, si assume le responsabilità della cosa e dice che Zaia non c’entra niente e poi, ovviamente, aggiunge: “Non c’era alcun intento politico in tutto quel che è successo”, non c’è mai un intento politico, gli intenti politici ce li hanno solo quelli che ci stanno sul cazzo!
Ma veniamo ai giorni nostri.
In pratica il Gazzettino di Treviso gli chiede come mai la Bancarotta di Vitaliano Trevisan (scrittore veneto di primo piano) tratta da Goldoni (commediografo veneto di primissimo piano) con Natalino Balasso (attore veneto di primo piano) non sia presente nei cartelloni dello stabile del Veneto. La placida risposta è: “Se non ti piace casa mia, a casa mia non ci vieni”.
Notate che a questi qua della Lega non gli frega un cazzo di dire a tutti che si sono impossessati dello stabile del Veneto e che hanno fatto un editto per non farmi lavorare nelle strutture pubbliche del veneto, ma questo m’interessa poco, questo qua dice una cosa ben più grave e non riguarda me, riguarda tutti:
Eh no, caro Beltotto! La vostra idea politica del qua xe tuto mio, così bene messa in pratica da Galan, non ha nulla a che fare con l’amministrazione delle cose pubbliche, il teatro stabile del Veneto, Beltotto, non è casa tua per un cazzo! Io capisco che se tu minacci di far perdere il lavoro a chi lavora là dentro, quelli poi ti dànno ragione come si fa coi matti, ma mi meraviglio che là dentro stiano tutti gobbi e chini e nessuno ti dica che lo Stabile del Veneto NON È CASA TUA.
E forse, se nessuno ti dice un cazzo e tutti eseguono quello che non avresti nemmeno l’autorità per pretendere, vuol dire che hai ragione tu. Hai ragione a mettere sullo stesso piano Cacciari e Veneziani, come avessero lo stesso talento, hai ragione a mettere sullo stesso piano Gramsci e Mussolini, ma sì, sono la stessa cosa, tutto fa brodo! Se il pubblico non si lamenta, se a tutti va bene così, se tutti trovano normale che in democrazia un tizio possa dire “Questa è casa mia” di un’istituzione che pagano loro stessi, questi veneti così codardi si meritano gente come te.
Ti do un consiglio per aprire la prosa stellare dell’anno prossimo, genio, ma sì basta con sti artisti di sinistra, vediamo chi c’è fra i talenti leghisti… nessuno… va ben, ma almeno qualcuno che dica qualcosa di fascio si può trovare, gli mettiamo dietro un’orchestra che si fa il culo così sembra teatro: dunque, Sallusti che legge i testi di Gigi D’Alessio (potrebbe cantare Gigi, ma purtroppo è straniero e quindi non si può fare) oppure la Meloni che fa il riff che ha rotto i coglioni sui social, così dimostriamo che anche noi di destra abbiamo l’autoironia, ma, che portino qualcosa però, che so, una boccia di vino, un cd, un par de voti, perché a CASA NOSTRA no se vien sensa dare qualcosa in cambio.

Chi mi conosce sa che je cherche la bagarre e siccome amo la rissa, rispondo ai cazzotti di Beltotto.
Torno sull’argomento Stabile del Veneto di cui alla gente non frega un cazzo, perché, laddove ci sono stipendifici, le cose si fanno complicate.
Scrivo sulla mia paginetta facebook, non ho uffici stampa, non posso permettermeli, ben sapendo che come al solito i giornali non capiranno un cazzo e tradurranno il mio affetto verso il pubblico come la preoccupazione per il mio lavoro, maccheccazzo, io posso smettere di lavorare domani perché sono un uomo libero e posso vivere anche con niente, visto che non trattengo mai nulla e reinvesto sempre TUTTO quel che guadagno nella produzione del mio teatro e dei miei racconti video.
Dunque il presidente “quaxetutomio” Beltotto, si è risentito come una bambinetta dell’asilo a cui hanno tirato i codini e ha convocato mari e monti per stabilire l’unica Verità, la sua.
Beltotto, col “suo” ufficio stampa Golia di 9 persone pagato coi soldi dei cittadini, si dà da fare per rispondere a un Davide come me, è bugiardo e pensa che basti essere amicissimo dei direttori dei giornali per affermare, tranciando assai, che io sono stato lautamente retribuito dallo Stabile del Veneto e che non facendo spettacoli al Verdi e al Goldoni viene a mancare un’entrata importante per la mia famiglia. Sticazzi! Ovviamente secondo il suo canone ciellino della famiglia in cui l’uomo porta i soldi a casa.

Dunque, le bugie hanno gambe lunghissime sui giornali ma per fortuna i giornali non li legge più nessuno, Beltotto, e le tue amicizie democristiane con me non attaccano.
Rispondiamo dunque: la mia famiglia è un’impresa privata che riesce a mettere insieme, con uno spettacolo, non una, non due, ma 10 volte ciò che mi può dare uno Stabile, cosa che accetto perché mi piace fare spettacoli con la compagnia e perché mi fa piacere che attori e tecnici guadagnino qualcosina grazie a me anche laddove potrei benissimo rappresentare, come fanno quasi tutti quelli famosi e che ne sono capaci, un monologo per i fatti miei. Si chiama mercato, mi pare che i leghisti siano per il mercato, no? O è tutta una finta?
L’altra cosa che egli dice sapendo di mentire è alludere al fatto che sa “quanto l’abbiamo pagato” dice egli. A ridaje! Tu non mi hai pagato per un cazzo caro Beltotto, tu non hai tirato fuori una lira, tu i soldi li hai presi dal pubblico col tuo stipendio nel passato e te li sei tenuti nel privato. È molto facile dire quanto guadagnavo a consuntivo di paga media giornaliera, poco più di 600 euro lordi, sui quali pagavo le tasse, e coi quali dovevo pagarmi viaggi, pasti fuori casa (e io mangio tanto!) e alberghi e sfido un altro attore del mio livello a dire che guadagnava meno!; se mettessi nel conteggio i giorni di prove, pagati molto ma molto meno, la cifra sarebbe anche più bassa, ma la cosa che il furbastro non dice è che, a fronte di quei 200 euro netti a giornata, il Verdi di Padova, per fare un esempio, incassava 15-20.000 euro al giorno e ti sfido, Beltotto, ad essere altrettanto produttivo, tu che vivi di chiacchiere e di soldi pubblici. Ogni 5000 euro lordi da me incassati ne ha prodotti solo in Veneto 150.000 per lo Stabile, se poi lo Stabile abbia speso tutto quel surplus da me prodotto per pagare la struttura, cioè gente molto meno produttiva di me e non gli artisti, non so che farci.
E il buon Ongaro, il taciturno direttore dello Stabile, che dovrebbe dirigere mentre pare che diriga tu per conto della Regione Veneto, ti può dire quanto ha dovuto penare per convincermi a proseguire le tournee con lo Stabile quando io, per campare, chiedevo invece tempo per poter fare i miei monologhi.

Una cosa che il tipo dimentica di dire è che la mia Cativìssima è stato uno dei pochissimi spettacoli in attivo dello Stabile. Un’altra cosa che si dimentica di dire è che ho rinunciato al mio compenso di regista (per altro assai sotto costo) per redistribuire il corrispettivo agli attori della compagnia e risarcirli un pochino delle paghe vergognose che dà loro lo Stabile. Un’altra cosa che si dimentica di dire è che io ho fatto una riunione di fuoco per intimare allo Stabile di non fare i costumi a Venezia per una produzione a Padova, spendendo 1600 euro solo per il trasporto, ma di spendere molto ma molto meno. Queste sono cose che annoiano la gente, Beltotto lo sa, quindi gli basta dire “sappiamo quanto gli abbiamo dato” e tacere di “quanto ci ha fatto guadagnare e risparmiare”, per inciso, la vecchia abitudine di fare costumi a Venezia con relativi costi è tornata puntuale l’anno dopo che io me ne sono andato.
Ovvio che, per i burocrati come lui, un artista vale l’altro e il costo di un artista non può essere paragonato al costo di un ufficio stampa.
Ed è curioso che, pestando una merda colossale, si metta a parlar di soldi pubblici e di menzogne uno che, agli ultimi tempi del crack della banca vicentina, percepiva 180.000 euro l’anno come responsabile della comunicazione, in qualche modo per rassicurare i finanziatori sul fatto menzognero che tutto andava bene.
Beltotto è stato dentro al Mose, stipendiato con soldi pubblici; è stato dentro alle banche, stipendiato, lui sì, lautamente; è stato a dirigere la Fenice, altro pozzo senza fondo, stipendiato coi soldi pubblici; quando poi è salito in sella allo Stabile, lo Stabile del Veneto è stato pure declassato. Ma non è che porti un po’ sfiga?
Ma io credo di aver capito che quando parla di importanti introiti per la famiglia il tipo si riferisca alla sua, di famiglia, visto che fin da quando era alla Rai, a differenza di me, ha campato grazie ai soldi delle tasse dei cittadini.
Una cosa che ho capito dalla tua arroganza tutta leghista, Beltotto, è che dovrò persino stare attento a dire se qualcuno in Veneto è amico mio, perché potrebbe restare senza lavoro.

Come avete notato c’è un attore importantissimo di tutta la vicenda che è stato tenuto fuori: il pubblico. Sì perché del pubblico, a sta gente qua, non gliene frega un cazzo.
Io, caro Beltotto, gli spettacoli non li faccio né per la Regione, né per la Lega o qualsiasi altro partito, né per il mio ufficio stampa, io faccio spettacoli per il pubblico e se il pubblico smetterà di venire ai miei spettacoli io smetterò di fare questo lavoro perché, a differenza di te, io devo rispondere della gente che porto a teatro, io rispondo solo al pubblico (che è il mio unico e vero datore di lavoro) e non ho stipendio se non c’è incasso; per fare un esempio, per una serata in perdita come quella con Marcello Veneziani io ci avrei rimesso del mio. E quanto v’importi del teatro si capisce dal fatto che inaugurate la stagione di prosa con Cacciari o con Veneziani, cioè professori e giornalisti che invadono lo spazio degli artisti e che nulla c’entrano con il teatro.

Io non do del tu alla Regione, non dispongo di uffici stampa e strutture pagate lautamente coi soldi pubblici perciò non ho più tempo di parlare di sta roba, a meno che non mi rompi il cazzo Beltotto, perché mi so pajasso ma no mona.

da qui

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2 commenti

  • Ettore Fasciano

    COMMENTO :
    Qui lo scrivente l’articolo dice di parlare di ARTE. (….e quando si parla di arte….)
    Vorrei notare qualche stralcio da questo suo articolo:

    “… sono la stronzata…”
    “… tamorticani!…” (???)
    “…ci stanno sul cazzo!…”
    “…frega un cazzo…”
    “…. per un cazzo!….”
    “…ti dice un cazzo…”
    “…che si fa il culo…”
    “…ha rotto i coglioni…”
    “…frega un cazzo…”
    “…capiranno un cazzo…”
    “…, maccheccazzo,…”
    “…Sticazzi!…”
    “…per un cazzo…”
    “…una merda colossale,…”
    “… sfiga…”
    “…frega un cazzo…”
    “…mi rompi il cazzo…”
    “…mona….”

    Beh, per uno che si fregia di rappresentante dell’ “ARTE”…. c’è di che riflettere…
    Non non vi pare ??

  • Mio Nonno buonanima mi diceva sempre “nella vita, contano i risultati ottenuti perchè solo quelli passano alla storia” per questo trovo corretto lo sfogo ma cosi facendo si chiude ogni eventuale dialogo futuro e questo non va d’accordo con i propri interessi. Scusi la mia franchezza perchè mi piacciono i suoi spettacoli e vorrei continuare a vederli e sentirli.

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