Nell’universo la coscienza è un raro incidente

Recensione al romanzo «Il vagabondo dello spazio» di Fredric Brown

Merita di esser letto ma l’annunciata «edizione integrale» non è poi così diversa dalle precedenti e dunque niente rullo di tamburi a rivelarci un Brown censurato e/o stravolto (come invece Urania purtroppo fece con tanti altri autori, Dick e Sturgeon inclusi).
C’è uno splendido inizio dove si spiega che la vita – meglio: una certa «combinazione di atomi» – è un incidente raro, «si è verificato solo due volte nell’eternità». Voi che leggete siete collegate/i al secondo di questi incidenti. Il primo potremmo definirlo «un sasso pensante, un asteroide intelligente» ed è il co-protagonista di questo romanzo del 1957.
La storia è relativamente semplice. Una sorta di noir, un cattivo (ma lo è poi così tanto?) e una sorpresa che la quarta di copertina rivela subito ma io non ve la dirò, invitandovi a scoprirla a pagina 83. Molta avventura, un po’ di moralismo, due righe su tasse e guerre che avrebbe potuto scrivere Marx. Ecco a voi «Il vagabondo dello spazio» nella nuova traduzione di Giuseppe Lippi: è l’Urania Collezione 135, in edicola per aprile, con 196 pagine (30 vanno per la bibliografia completa di Brown) ai soliti 5,90 euri. Se state facendovi una cultura fantascientifica e magari pensate che questo «Il vagabondo dello spazio» deve qualcosa (molto?) a «L’uomo disintegrato» – assai più riuscito, a mio avviso – di Alfred Bester vi avviso che questo romanzo rielabora un racconto del 1949: dunque l’idea-base e la caratterizzazione abbastanza “noir” sono proprio di Brown che però ha tirato fuori un buon libro (non è poco) sfiorando l’ottimo e “bucandolo” anche per il finale troppo ovvio e “lieto” oltre ogni banalità.
Chi bazzica un po’ la buona fantascienza a sentire nominare Fredric Brown penserà subito a un racconto breve e ormai famoso, «Sentinella» e forse a «La risposta» o a qualche altro storia fulminea. Io amo moltissimo il suo romanzo «Progetto Giove», forse il più commovente – con una trama perfetta – nel narrare la sofferenza di chi è incatenato alla Terra mentre vorrebbe vagabondare per i cieli. Pure l’irridente «Marziani, andate a casa» (due anni fa Delos lo ha ripubblicato) è tra i miei favoriti ma anche «Assurdo universo» e «Gli strani suicidi di Bartlesville» reggono bene. In questo breve elenco praticamente finiscono i fanta-romanzi di Brown ma (alleluja) restano un centinaio di racconti più o meno brevi – fra quelli lunghetti il mio favorito è «L’angelico lombrico» – che sono stati da poco ristampati e che ovviamente ho recensito in blog. Ma se proprio amate la scrittura di Brown, potete fuori da questa etichetta cercare 23 romanzi gialli, parecchi dei quali ancora inediti in Italia, e almeno un paio, a mio avviso, tanto belli quanto folli.
Per maggio Urania Collezione annuncia la ristampa di «Le montagne volanti» scritto da Poul Anderson negli anni ’70. Me lo rammento pochissimo… e potrebbe persino essere un falso ricordo visto che nella mia biblioteca non lo ritrovo: dunque non mi pronuncio, soprattutto perché Anderson fu capace di qualche meraviglia ma anche di molte schifezze.

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