Nessi – 1

di Aerre (*)
Dedicato a Pabuda
Se pensi a un bambino o a una bambina di 4 anni, alto/a circa 1 metro e ridimensioni di un fattore 1000 stai

pensando a un “oggetto” grande quanto una formica, ovvero circa 1 millimetro. Se ridimensioni ancora di un fattore 1000 raggiungi l’ordine di grandezza di un globulo rosso, circa 1 micrometro. Se ridimensioni ancora una volta di un fattore 1000 raggiungi il nanometro, un ordine di grandezza un miliardo di volte più piccolo di quello iniziale.
Usando la fisica che riguarda le interazioni fra molecole e superfici e la chimica dell’ossigeno, l’elemento chimico «polvere di stelle» molto reattivo, è stato possibile realizzare un gigantesco poster che esposto in un’area urbana di Sheffield permette di rimuovere alcune molecole inquinanti sospese nell’aria urbana.
Il poster riporta una poesia di Simon Armitage dedicata all’aria, che trascrivo (qui in coda) senza tradurla, del resto non mi sognerei mai di tradurre Pabuda in inglese.
Desidererei un giorno vedere un poster analogo non con una poesia di Simon Armitage ma piuttosto con una poesia di Pabuda. A Milano. A Palermo. A Trieste. A Imola.
Fra l’altro, non esiste altra aria né atmosfera respirabile da noi umani-animali almeno da qui sino a Proxima Centauri, che è distante poco meno di quarantamila miliardi di chilometri, in altri termini quaranta milioni di miliardi di metri, o forse oltre. Sarebbe il caso di ricordarcene.
http://www.pabuda.net
http://www.catalyticpoetry.org/
http://www.bbc.com/news/science-environment-27425217
http://www.sheffield.ac.uk/news/nr/worlds-first-air-cleansing-poem-1.373843

Air
di Simon Armitage

I write in praise of air. I was six or five

when a conjurer opened my knotted fist

and I held in my palm the whole of the sky.

I’ve carried it with me ever since.

Let air be a major god, its being

and touch, its breast-milk always tilted

to the lips. Both dragonfly and Boeing

dangle in its see-through nothingness…

Among the jumbled bric-a-brac I keep

a padlocked treasure-chest of empty space

and on days when thoughts are fuddled with smog

or civilization crosses the street

with a white handkerchief over its mouth

and cars blow kisses to our lips from theirs

I turn the key, throw back the lid, breathe deep.

My first word, everyone’s first word, was air.

(*) Le persone più astute intuiranno chi si cela dietro Aerre? Importa poco, secondo me; quel che mi sembra più interessante è che Aerre (terrestre oppure aliena/o che sia) ha promesso di scrivere «Nessi» ogni volta che può. Grazie: questo blog ha bisogno di riflessioni (e informazioni) che si muovano fra quelle che un tempo si chiamavano «le due culture», la umanistica e la scientifica. Nessi, linguaggi comuni e magari ponti. (db)

Redazione
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