Nicaragua: il sandinismo tradito

Un articolo di Andrea Galafassi, le riflessioni della femminista María Martín Quintana, l’intervista di Raúl Zibechi a Mónica Baltodano, ex comandante del Frente Sandinista, l’opinione di Matthias Schindler, internazionalista tedesco, curate da Maria Teresa Messidoro, analizzano la deriva orteguista del Nicaragua tra emergenza sanitaria, situazione politica e l’abbandono degli ideali originari del sandinismo da parte della coppia presidenziale Ortega-Murillo

 

 

 

Nicaragua, una rivoluzione distopica

di Andrea Galafassi

In Nicaragua la situazione è sempre più asfissiante e personalmente mi ricorda l’ondata di fumo che per oltre dieci giorni aleggiava sulla piccola comunità di Greytown, generato dal grande incendio che distrusse oltre 5 mila ettari della riserva biologica Indio Maìz all’inizio di aprile del 2018.

Ho avuto la fortuna di vivere in Nicaragua per qualche anno, fino all’aprile del 2018 quando terminò il mio soggiorno. Proprio in quei giorni d’inizio aprile, per interesse personale stavo seguendo insieme ad alcune famiglie di una comunità rama e kriol le dinamiche legate all’incendio, in uno dei territori più ricchi d’acqua dolce nella foresta tropicale nel sud-est del paese.

Fu uno dei disastri ecologici più significativi nella storia dell’America Latina e di conseguenza accese un’ondata di proteste e manifestazioni a Managua contro il Governo sandinista.

Lì finì il mio lungo viaggio e dopo qualche giorno di detenzione, sono stato rimpatriato con l’accusa di aver tradito il visto turistico concessomi dall’autorità nicaraguense.

Purtroppo l’incendio come mi raccontarono alcuni abitanti che da giorni chiedevano con urgenza un intervento delle istituzioni, era legato al mega progetto del Gran Canal Interoceanico (legge approvata nel maggio del 2013) e da lì, da quella piccola comunità, non doveva uscire nessuna informazione.

La dinamica è la stessa utilizzata in molte zone forestali in America dal Messico al Brasile: incendi, deforestazione, invasione di coloni e allevamenti intensivi, tutti con lo scopo di accaparrarsi possedimenti terrieri in zone dove le fonti naturali rappresentano una nuova corsa all’oro.

Oggi in Nicaragua, da un lato la pandemia del Covid-19, dall’altra l’intransigenza politica di una coppia presidenziale che non lascia più nessuno spazio al dibattito ne all’informazione, creano una nuova ondata di asfissia.

L’uso della parola informazione è sicuramente abusata e incerta, ma di corona virus in Nicaragua non se ne deve parlare come di un virus che può provocare morte: il Covid è il virus dei paesi capitalisti, dei paesi ricchi e non è più importante del virus della fame o della povertà, dichiarò il presidente in uno dei suoi primi discorsi pubblici.1

Nella maggioranza dei casi legati alle morti di questo ultimo periodo si è preferito usare la dicitura polmonite grave o atipica, a volte diabete o ipertensione. A livello fisico non cambia il risultato a livello legale si, per cui il governo con lungimiranza sembra già proiettarsi in una possibile Fase 3 per non avere ripercussioni su eventuali risarcimenti.

Quel che pare certo è che ministri, assessori presidenziali, ambasciatori, deputati, sindaci, commissari di polizia e leader territoriali del Frente Sandinista sono parte dei 60 funzionari del governo Ortega ad averci lasciato le penne nelle ultime settimane nel contesto di una crisi sanitaria che il governo continua a minimizzare descrivendola come un complotto golpista per destabilizzarlo dalla guida del paese; come se il corona virus avesse un’ intenzione mirata e distruttiva come quelle bombe lanciate sul Palacio de la Moneda per costringere Salvador Allende ad abbandonare il potere.

A queste morti recenti, dobbiamo aggiungere i casi di professionisti sollevati dal ruolo pubblico per aver fornito informazioni trasparenti alla cittadinanza sul rischio del contagio, tra questi e non per ultimo l’infettivologo Carlos Quant dell’ospedale pubblico Manolo Morales di Managua, che in questi ultimi giorni è stato licenziato dopo più di 20 anni di servizio in quell’ospedale.

E’ stato una delle voci tra i medici indipendenti più critiche delle misure adottate dal governo per affrontare la pandemia, per questo considera che il suo licenziamento nasconda motivazioni politiche. Carlos Quant nell’ultimo periodo faceva parte di un collettivo indipendente di più di 700 professionisti, il cui intento era quello di informare la popolazione sui rischi e sulle tecniche di prevenzione del Covid-19.2

La vicepresidente Rosario Murillo rivolgendosi a tutti coloro che la pensano diversamente, li ha definiti come “cervelli deformi” che “cercano intensamente solo di diffamare”; probabilmente il dottor Carlos Quant oltre ad essere uno dei pochi infettivologi del paese è anche uno di questi, per cui come misura preventiva invece di fornirgli il materiale adeguato per proseguire il suo lavoro è stato più conveniente licenziarlo indebolendo ulteriormente il sistema sanitario pubblico.

I video delle sepolture notturne in Nicaragua, hanno coinciso con quello che gli epidemiologi chiamano il rapido aumento della curva, le cui prospettive in tempo d’inverno cioè di intense piogge che dureranno fino a novembre prossimo, non sembra favorire un miglioramento della situazione anzi, riporta il Nicaragua difronte ad un’ ulteriore pericolo legato ad un aumento esponenziale degli infetti e alla conseguente tenuta dei sistemi sanitari costretti all’inazione preventiva.

Mentre le voci di molti medici criticano la veridicità delle informazioni di governo, i video delle sepolture notturne hanno scosso l’opinione pubblica internazionale.

“Entierro express”, così si è diffusa la notizia sui social. Le famiglie venivano avvertite dall’ospedale di competenza di notte o al mattino presto quasi clandestinamente e avevano poche ore di tempo per espletare il ritiro del feretro e procedere alla sepoltura, con un rituale del tutto anomalo per il Nicaragua: al buio, con pochi parenti, senza fiori ne mariachis e nel rispetto di tutte quelle poche norme adottate in tempo di crisi per l’accesso al cimitero.3

Ufficialmente in Nicaragua ci sono stati un migliaio di contagi e 46 morti, ma secondo le opposizioni le morti sono almeno venti volte di più. Sin dall’inizio il governo ha deciso di non imporre nessuna restrizione; le scuole e le attività commerciali sono rimaste aperte e la vicepresidente Rosario Murillo ha invitato gli abitanti a partecipare ai concerti, agli eventi sportivi come se nulla stesse succedendo.

La perversione per il potere può raggiungere livelli molto alti e se personalmente pensavo che il punto più alto si fosse raggiunto durante i numerosi tentativi di dialogo promossi dalla società civile nel maggio del 2018, oggi devo ricredermi. Il dialogo nazionale fu chiesto in conseguenza alla forte ondata repressiva della polizia che sparò contro una rivoluzione nuova, giovane e non armata provocando oltre 90 morti e 800 feriti; proprio durante quel tavolo di confronto la risposta dell’ex rivoluzionario Daniel Ortega fu negare l’evidenza dei morti e scaricare la responsabilità al progetto golpista.4

Oggi la discrepanza tra il numero di morti sospetti di Covid-19, tra fonti ufficiali e indipendenti rendono la comprensione ancora più difficile. Ciò che rimane certo che il virus, non guardando in faccia al colore politico di ognuno, sta indebolendo ulteriormente il governo.

In questo scenario si inserisce l’iniziativa proposta dalla vicepresidente Rosario Murillo per mistificare la pandemia: AMOR EN TIEMPOS DEL COVID-19.

Mentre in tutto il mondo si evitano o proibiscono concentrazioni di persone, a Managua simpatizzanti sandinisti e lavoratori del governo vengono invitati a marciare insieme per diversi chilometri in una delle vie più centrali della capitale Managua; tra canzoni di ammirazione al presidente Ortega, balli spontanei e motti dedicati alla coppia presidenziale, assente all’iniziativa, i sandinisti insistevano che il Covid-19 non aveva raggiunto il Nicaragua proprio “grazie al nostro comandante Daniel”.5

Nella stessa arteria principale il 30 maggio 2018, sfilava uno dei cortei più partecipati nella storia della Nicaragua dopo la rivoluzione del 1979.

Il corteo delle madri terminerà con una repressione delle forze dell’ordine che provocò la morte di almeno 15 persone e quasi 200 feriti. Il corteo delle madri che ormai è entrato nella triste storia del Nicaragua, venne proposto in risposta all’ondata di repressione che dopo il 18 di aprile 2018 aveva ucciso più di 90 giovani, per lo più studenti e che portò il 2018 a chiudersi con un bilancio di oltre 300 morti, circa duemila feriti, un numero imprecisato di prigionieri politici e oltre 62mila persone costrette a lasciare il proprio paese.

Da allora non era più possibile manifestare liberamente per la strada, ne tanto meno esibirsi pubblicamente con una bandiera bianco azzurra non più simbolo della nazione ma del complotto golpista contro il governo. Il corona virus ha cambiato anche queste limitazioni e stare insieme oggi in manifestazioni o eventi pubblici su invito del governo sembra essere la strategia, unico esempio al mondo, per combattere il virus.

Il paese è povero e non può fermarsi, se l’economia si ferma il paese muore; continuò il presidente nel suo messaggio alla nazione, dopo quasi un mese di assenza. Una verità indiscutibile che nasconde un’ulteriore verità e cioè che il paese resta prigioniero di un problema strutturale che mantiene 80% della popolazione attiva in un’economia informale.

Negli ultimi anni la pratica di clientelismo che offre aiuti sotto forma di piccoli lotti agricoli, lamiere di zinco, biciclette e altre donazioni assicurate finora con i soldi provenienti dalla generosità petrolifera del Venezuela, ha nascosto ai molti una subordinazione del paese alla logica globale del capitale. Il Nicaragua è stato dato alle grandi multinazionali e al capitale straniero, che vengono a sfruttare la ricchezza naturale o ad approfittare di manodopera a basso costo. Il caso più patetico di questa logica traditrice del paese e delle sue risorse è la concessione per la costruzione del Canale Interoceanico.6

Mentre anche in Venezuela il presidente Nicolas Maduro apre una finestra di dialogo con l’opposizione per affrontare la difficile situazione sanitaria, la vicepresidente Rosario Murillo si preoccupa di diffondere parole vuote per discreditare ogni forma di coscientizzazione del popolo e giustificando le loro scelte con l’allineamento al modello svedese, proprio nei giorni in cui la ministra di salute svedese ha ammesso che non proporre una quarantena da subito sia stato un grave errore.

Anche durante la recente Cumbre de las Américas, Maduro promette il vaccino per i paesi appartenenti all’ALBA mentre il presidente Ortega spende gran parte del suo discorso senza toccare il tema della crisi sanitaria ma attaccando gli Stati Uniti per le pesanti sanzioni imposte, causa principale dell’attuale emergenza in Nicaragua. Le sanzioni furono imposte al Nicaragua per violazione dei diritti umani durante la repressione contro le proteste dei cittadini nell’aprile del 2018.

“Benvenuto all’inferno Ortega. Cloudflare non proteggerà i tuoi server di merda” questa è la minaccia lanciata su Twitter il 22 di aprile scorso da un profilo che si dichiara appartenere alla comunità di hacker mondiale, Anonymous.

Questo sembra essere il vero virus che oggi il governo teme e ha voluto adottare delle misure di sicurezza e prevenzione in quanto questo virus può minacciare seriamente il periodo di campagna pre-elettorale a cui il Nicaragua si avvicina.

Nei giorni successivi alla minaccia su Twitter e poco prima della nuova nomina per la direzione di Telcor (la figlia di Armando Diaz ex capo della polizia tra i sanzionati dagli Stati Uniti), il governo ha corso ai ripari comprando l’ultima generazione di componenti per proteggere i sistemi informatici e dei propri siti web. Tra Fortinet 300D, il software russo Kaspersky e la licenza del software Sophos, il governo ha speso quasi 25 mila euro.7

Forse il corona virus è davvero solo una guerra d’informazione, un meccanismo mediatico del capitalismo egemonico che il capitano Daniel Ortega e la sua crew hanno capito da tempo; se davvero i morti non contano ma conta come li giustifichi, forse ha fatto davvero bene ad investire queste poche briciole di denaro dei nicaraguensi per combattere gli hacker invece di comprare respiratori o altro materiale sanitario, strafottendosene così della pandemia che ha sconvolto il mondo intero.

Forse è davvero l’ultimo rivoluzionario che pensa al bene del popolo nicaraguense per cui combattere la morte, l’altra faccia della vita su cui solo Dio può legiferare non serve, meglio far vivere il popolo nicaraguense in spensieratezza senza ossessionarlo per i rischi che corre.

Forse no, l’apparente realtà nasconde una volontà distruttiva e se nel mezzo di questa curva crescente molti ricorrono a forme di auto quarantena o isolamento volontario, la Commissione Nazionale di Baseball nicaraguense ha da poco annunciato che il 3 luglio prossimo, inizieranno i quarti di finale del campionato Germàn Pomares Ordònez negli stadi aperti al pubblico di Managua, Chinandega, Masaya, Estelì e Matagalpa, principali epicentri del virus secondo le associazioni indipendenti.

Non me ne voglia una certa sinistra che forse ha perso l’etica della verità rivoluzionaria, ma non riesco a parlare di questa perversa originalità surreale della coppia presidenziale per affrontare la pandemia, dimenticando i fatti tragici che hanno caratterizzato il Nicaragua dopo l’aprile del 2018.

La rivolta contro il governo di Ortega-Murillo scoppiò per molti motivi; la riforma del sistema previdenziale fu un fattore scatenante, come lo fu il Canale interoceanico contro il quale si erano già realizzate numerose manifestazioni negli anni precedenti, sempre silenziate o represse.

La rivolta del 2018 fu per la libertà e la democrazia, contro il tentativo di una famiglia di stabilire una sorta di monarchia assoluta. Ridurre tutto a un complotto golpista significa giustificare senza motivo d’essere l’uso dei proiettili per azzittire la sollevazione popolare.

Sicuramente anche in Nicaragua c’è stato un interesse di Washington a indebolire Daniel Ortega. La storia c’insegna che la Casa Bianca ha sempre fatto questo gioco in America Latina ma oggi la realtà dei fatti sembra far corrispondere le reazioni contro la pandemia più vicine al governo Americano di quanto il discorso retorico contro l’imperialismo si ostini a descriverlo ancora come un nemico.

Anche per la pandemia non posso escludere che abbia origine da un complotto, viviamo tutti un grande spaesamento ma quel che a mio avviso rimane certo è che un presidente, difronte ad un’emergenza sociale o sanitaria, abbia il dovere etico e morale di attuare ogni possibile iniziativa per proteggere il popolo fintanto l’emergenza non rientri. Poi si faranno le dovute analisi ma rimane inaccettabile arrivare ad occultare le morti per far finta che il problema non ci sia o non ci sia stato.

Il più grande nemico della coppia Ortega-Murillo è il loro modo di esercitare il governo.

1 Mensaje del Presidente Comandante Daniel Ortega reaparece tras de un mes de aubsencia.canal4youtube16_04_2020

2 Regimen despide al infectòlogo Caros Quant del Hospital Manolo Morales, LA PRENSA 04_06_2020

3 Il gobierno de Nicaragua ordena “entierros exprés” que avivan las dudas sobre las muertes por covid-19. EL PAIS 13_05_2020

4 Mesa de diaogo nacional el 17 de mayo 2018 una mesa para negociar su salida y el orden de el cese inmediato ,como efe supremo de la represion, 68 muertos jovenes en meno de un mes.

5 Nicaragua desafìa a la pandemia y desfila con el lema “amor en tiempo de coronavirus”, EL MUNDO 15_03_2020

6 In Nicaragua la rivoluzione è fallita di Iosu Perales, CONFIDENCIAL 14_06_2018

7 Presidencia de Nicaragua gasta 916 mil còrdobas para blindar sistema informatico tras ataques de Anonymous

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Riflessioni ad alta voce e a più mani sul Nicaragua

di Maria Teresa Messidoro (*)

Cercare di comprendere implica prima di tutto ascoltare, senza pregiudizi e senza la paura di ammettere cambiamenti e possibili “tradimenti” di ideologie che pensavamo eterne.

Su ciò che sta succedendo in Nicaragua oggi, propongo, prima di tutto a me stessa, la riflessione di María Martín Quintana, femminista, avvocata, Coordinadora de Incidencia de la Iniciativa Mesoamericana de Defensoras de Derechos Humanos1, una riflessione che solo una donna poteva proporci.

Il secondo contributo sul tavolo della discussione è l’intervista di Raúl Zibechi a Mónica Baltodano, ex comandante del FSLN, critica del governo Ortega in tempi non sospetti, molto prima della sollevazione popolare di due anni fa.

Ed infine alcuni spunti dalla lunga riflessione di Matthias Schindler, internazionalista tedesco, solidale con il Nicaragua dagli anni 80, capace di esaminare razionalmente ciò che sta succedendo nel paese centroamericano.

Maria, dal suo isolamento forzato, scrive all’altra Maria, chiusa in un carcere del Nicaragua. 

Il 3 maggio 2020 María Martin Quintana scrive: “Mi chiamo Maria. Sono rinchiusa in appena 60 metri quadrati, con il mio compagno e mia figlia di cinque anni. Non ho un cortile, né terrazza, né balcone… Però la mia famiglia è sana, ho un salario, acqua calda, riscaldamento, internet e televisione. Esco ogni tre giorni per comprare il cibo e ogni due per buttare l’immondizia. Saluto i miei vicini dalla finestra, parlo con la mia famiglia e le miei amiche, o amici, per telefono … E la mia psicologa mi riceve quando mi accorgo che questo isolamento può danneggiarmi.

In questi giorni cerco di lavorare, giocare con mia figlia e ascoltarla, cucinare con amore, vedere ottimi film, riordinare gli armadi, fare pulizie… Cerco di fare tutto ciò che normalmente non riesco a fare perché non ho tempo, e lo faccio con la calma che mi consente il sapere che ho una previdenza sanitaria, un conto bancario che mi permette di comprare ciò che la mia famiglia ha bisogno.

Non posso evitare di pensare a questo isolamento, la tristezza, l’ansietà, la paura, … il pugno nello stomaco che appare tutte le mattine quando mi sveglio. Mi fa male la mia vita in pausa… però ugualmente mi fa male pensare a ciò che esiste al di là della mia realtà e dei miei privilegi europei. Mi fa male pensare a chi non mangia se non lavora, a chi non può dormire perché non sa se i suoi risparmi saranno sufficienti finché dura questa pandemia, o se i suoi lavori o piccoli affari potranno continuare quando finalmente finirà tutto questo, e mi fa male pensare che coloro che più soffrono e soffriranno saranno le donne.

L’altra Maria.

In questa situazione di tristezza e indignazione, mi fa male pensare all’altra Maria, una donna che vive a migliaia di chilometri di distanza: María Esperanza Sánchez 2, che come me è reclusa. Però la sua reclusione è molto diversa dalla mia. Nel suo paese, il Nicaragua, il sistema sanitario non ha la benché minima capacità di affrontare questa crisi, o il Governo nessuna intenzione di affrontarla.

                                       María Esperanza Sánchez. / Foto: cedida

Per lei, lavarsi le mani frequentemente, isolarsi da chi potrebbe contagiarla con quel virus che ci ha cambiato la vita, non è una possibilità, come non lo è poter parlare con i suoi cari. La reclusione la trova inoltre mentre cerca di superare una bronchite, una crisi di asma e di ipertensione, mentre sta tentando di resistere ai maltrattamenti e alla tortura a cui è sottoposta.

 

A questa Maria, come alle altre persone che difendono i diritti umani e si oppongono al Regime di Daniel Ortega (il presidente del Nicaragua), pretendono imputare accuse relative a traffico di droga. Accuse che lei nega e che fanno parte della violenza che soffre chi si oppone al Governo.

Non avrebbe mai dovuto vivere l’esperienza del carcere, né la tortura, né la mancanza di cure mediche o delle medicine, non avrebbe nemmeno mai dovuto correre il rischio di perdere la sua vita. Perché per lei essere in prigione in queste condizioni può significare la pena di morte.

E’ inevitabile vedersi in uno specchio. E vedere in questo specchio l’altra Maria, insieme alle altre compagne che sono costantemente e ingiustamente imprigionate in Nicaragua, insieme a quelle altre donne che, una volta scarcerate, vivono la loro casa come una prigione, perché fuori sono esposte ai poliziotti e ai corpi paramilitari, che violentemente come il virus, rubano loro la libertà.

Le mie pareti e le loro pareti, le mie reclusioni e le loro reclusioni sono molto diverse: voglio l’altra Maria e le altre compagne, libere, sane e a casa propria, senza assedio o persecuzioni.

Che le liberino!3

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Per Ortega, la pandemia è la grande occasione per ricomporre il suo regime: Mónica Baltodano4

Ecco alcuni estratti dell’intervista di Raúl Zibechi a M.Baltodano, apparsa nel sito di Desinformemonos il 10 giugno di quest’anno.5

Alla domanda di Zibechi su come si sta vivendo in Nicaragua, la risposta è stata: “Il governo ha deciso di ignorare la pandemia. E’ arrivato ad affermare che era una malattia dei ricchi e dell’imperialismo, quindi non le ha dato nessuna importanza. Il 18 marzo ci fu il primo caso e si incominciarono, inutilmente, ad esigere le politiche sanitarie necessarie per affrontarla. Il governo ha mantenuto le attività di massa, comprese le lezioni, le feste e le manifestazioni. La popolazione sta assumendo autonomamente delle misure di protezione, seguendo i consigli di gruppi di medici indipendenti. …. Il problema è che non si sa dove si trovino i focolai del contagio, quindi l’epidemia è ormai diffusa in tutto il paese. Il sistema di salute è al collasso, le strutture sanitarie richiedono anche tra i 1000 e 3000 dollari al giorno, che in Nicaragua è una barbaridad. La situazione economica è infatti gravissima, peggiorata dalla crisi economica seguita all’insurrezione popolare del 2018”.

Quando Zibechi sottolinea che, secondo il governo Ortega, il Nicaragua dispone del migliore sistema sanitario dell’America Latina, compresa la struttura di salute comunitaria, la risposta della ex comandante è netta: “E’ una grande bugia. Nicaragua è il secondo paese nella scala di povertà del continente, dopo Haiti; il nostro principale prodotto è l’esportazione di mano d’opera e le rimesse dall’estero sono la principale fonte di sussistenza per i settori popolari della popolazione. I medici sostengono che il sistema di salute può funzionare per il dengue o per campagne di vaccinazione, ma nel caso del COVID, essendo necessaria il distanziamento sociale, l’eventuale quarantena e le attrezzature sanitare adeguate, questo sistema non funziona. Il governo afferma di aver effettuato 4 milioni di visite nelle case, ma nessuno ci crede. La vicepresidente Rosario Murillo dice che l’obiettivo di queste visite è pregare e invocare Dio insieme. E’ arrivata ad affermare che la pandemia non potrà colpire il Nicaragua, perché il paese è benedetto dalla Vergine Maria … E’ una forma di pensare che rasenta il fanatismo religioso e che viene trasposta nella militanza politica. Resta il fatto terribile che, pur nella pandemia, si continui a reprimere, a incarcerare e a impostare falsi processi contro chi tenta di opporsi al governo. Sono stati liberati 2800 prigionieri comuni, ma nessuno incarcerato per motivi politici. Spesso viene utilizzata insieme all’approccio religioso una retorica antiimperialista, con cui si nasconde la mancanza di azioni reali ed efficaci contro il COVID. …

. Il governo dice che le critiche sono parte di un piano golpista, iniziato secondo Ortega con le manifestazioni di piazza dell’aprile 2018 contro di lui. Con lo spettro di una destabilizzazione sociale, utilizzando un linguaggio pseudo di sinistra, si sanzionano medici ed infermieri che hanno osato utilizzare mascherine, con l’accusa di provocare il painco. Soltanto di recente, si è iniziato ad accettare le mascherine, perché il virus sta colpendo, ovviamente, anche la base sociale del FSLN. Da poco sono morti alcuni deputati del FSLN ed anche un sindaco, fatti che hanno costretto ad una retromarcia governativa. Occorre sottolineare che 38 associazioni di medici hanno lanciato un appello per una quarantena volontaria, sostenuta da molte organizzazioni sociali, e contemporaneamente si invita la popolazione a non andare a scuola né assistere alle partite di calcio, atteggiamenti irresponsabili in questo momento. …. Un problema ulteriore è che dal 2007 non vengono diffusi dati certi né nel campo sanitario né riguardo all’economia, si manipolano i dati sulle morti conseguenti all’aborto 6, sulle donne vittime di violenza, si rifiuta ufficialmente il concetto di femminicidio, continuando a enfatizzare il concetto che in Nicaragua c’è il miglior sistema per risolvere qualsiasi problema”

Zibechi affronta quindi il tema più politico, tenendo presente l’esperienza di Mónica Baltodano nello stesso Frente Sandinista, chiedendole se questo atteggiamento della coppia Ortega Murillo a medio termine non sia un vero e proprio suicidio politico.

Ecco cosa pensa Mónica: “Quando è scoppiata la pandemia, il regime si stava adoperando per impedire le elezioni anticipate e le riforme profonde, necessarie per delle elezioni veramente libere, che era ed è una delle ragioni della ribellione del 2018. In quel momento, abbiamo iniziato a scommettere sull’uscita di scena del regime, grazie alle manifestazioni e alla lotta per le strade, ma di fronte alla messa in campo di una dura repressione, questa via è stata chiusa. Ora, grazie alla pressione internazionale e al mantenimento di una resistenza popolare, i giochi si riaprono.

Il governo non è riuscito a ricomporsi completamente a causa della crisi economica, per questo ha visto nel COVID la possibilità di rafforzare il regime, allontanando l’attenzione dai veri problemi del paese. Ora però si ritrova preoccupato per il livello di incremento della pandemia, senza aver trovato e messo in atto le giuste misure sanitarie, perché il contenimento del COVID passa soltanto attraverso una politica radicale di isolamento sociale. La situazione è così brutale che se organizzazioni indipendenti cercano di distribuire kit semplici di protezione individuale, ognuno di questi volontari può essere catturato come delinquente, come parte di un progetto di destabilizzazione. La situazione potrebbe cambiare soltanto se si riuscisse a costruire una azione concertata di tutta la popolazione; ricordiamoci che gli ultimi sondaggi parlano di un appoggio popolare al regime del 20% della popolazione, dato che si mantiene costante da aprile 2018, ed è circa la metà della base sandinista quando si persero le elezioni nel 1990. E’ probabile che la pandemia faccia ancora scendere il consenso popolare, indebolendo ancora di più la base sociale del FSLN.”

Zibechi infine si chiede come è possibile che buona parte della sinistra latinoamericana continui ad appoggiare Ortega; e anche noi ce lo domandiamo, laici sostenitori di processi veramente dal basso e democratici.

La risposta ci costringe a riflettere: “Chi sostiene ancora Ortega è la sinistra istituzionale, vincolata ai governi progressisti latinoamericani o comunque presente nei parlamenti. Poi, in privato, molti di questa sinistra tradizionale riconoscono che il regime è una dittatura, che non ha niente che vedere con i principi su cui era stato costruito il progetto sandinista. Inoltre è certo che gli Stati Uniti stiano esercitando pressioni sul Nicaragua, con cui hanno avuto buoni rapporti fino al 2018. Questo spiega che esiste un settore tradizionalmente di sinistra che fa propria la logica per cui chi si oppone agli USA va aiutato. Che si reprima e si ammazzi in nome della sinistra è un comportamento che genera confusione e favorisce sentimenti reazionari. Voglio dirti che le politiche di Ortega sono molto simili a quelle di Somoza, per cui diventa sempre più difficile mettere in piedi una vera sinistra. Sostengo che è urgente oggi uscire da questa dittatura, ma ciò non significa che ciò che verrà dopo sia necessariamente migliore. Dopo Ortega, probabilmente, prenderà il potere un governo di destra, però, se riusciremo ad aprire degli spazi democratici, potremo lottare contro un nuovo regime neoliberale e estrattivista. Le bandiere della sinistra sandinista saranno sempre qui attuali”

Non so se è una speranza o un augurio, ma vogliamo crederci anche noi.

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Quale normalità in Nicaragua, due anni dopo il 18 aprile e ai tempi del COVID?

Matthias Schindler si definisce un “attivista della solidarietà con il Nicaragua da più di quaranta anni”; a partire dalla propria esperienza di internazionalista, in seguito all’ultima visita effettuata nel paese centroamericano dal 14 al 28 marzo 2020, in un lungo articolo apparso sul sito Rebelion il 4 maggio, ci propone un contributo interessante per comprendere la situazione attuale del Nicaragua.

Riprendo soltanto alcuni spunti, rimandando al testo completo per chi volesse approfondire.

Innanzitutto, Schindler afferma che il governo Ortega- Murillo ha messo il paese in una condizione di emergenza di fatto, con la violazione dei diritti umani e l’abolizione quasi completa di tutte le libertà democratiche. Ciononostante, tutti i gruppi, partiti e movimenti d’opposizione, al di là delle diversità, sono d’accordo su un punto centrale: non vogliono prendere il potere con le armi, ma lottare per una transizione pacifica e costituzionale verso una democrazia post Ortega. Il messaggio principale che molti amici di lunga data di Schindler hanno voluto sottolineare è che se si vuole appoggiare questa lotta, il primo dovere è di isolare internazionalmente il regime attuale.

Le persone che lui ha incontrato sono di fede sandinista provata: tra gli altri, Alejandra e Victor (tutti i nomi, per motivi di sicurezza, sono inventati), hanno partecipato alla lotta contro Somoza, lei era stata promotrice del Movimiento Autonomo de Mujeres nel paese.

Alberto, invece, è un editore di sinistra, molto attivo nelle prime azioni del sandinismo, ed ora si definisce ancora di sinistra ma non dogmatico; per lui Ortega è completamente isolato.

Fernando, quadro intermedio del FSLN, contatto importante per la solidarietà tedesca con la città di León, afferma senza esitazioni che “ non siamo stati noi ad allontanarci dal sandinismo e dai valori della rivoluzione, sono stati invece Ortega e la sua cricca a rinunciare agli antichi ideali per la ricchezza e il potere”. Fernando, come altri uomini e donne del partito, fa una riflessione autocritica, ritenendo la situazione attuale nicaraguense risultato del periodo di governo sandinista degli anni ottanta; chissà forse perché fa parte di coloro che meno si sono sporcate le mani in compromessi e ruberie, mentre chi lo ha fatto continua a tacere, approfittando di tutto ciò che è stato rubato, in senso lato.

Secondo lui, la corruzione e l’arricchimento personale ha raggiunto un livello inimmaginabile; qualunque progetto prevede necessariamente una tangente al direttore responsabile; lo stesso discorso vale al momento dell’acquisto di materiale per la polizia e l’esercito, per progetti a livello comunale, per l’acquisto di medicinali, costruzione di acquedotti o fogne, etc..; in questo modo, molti funzionari dell’amministrazione pubblica sono diventati milionari.

Don Gregorio e sua moglie, che avevano appoggiato indirettamente il Frente Sandinista dando rifugio ai guerriglieri e nascondendo le loro armi, quando Schindler chiede loro qual è il compito principale della solidarietà internazionale in questo momento, non hanno dubbi nella risposta: “Sanzioni!”. All’obiezione che le sanzioni inevitabilmente avranno ripercussioni sulla popolazione, Don Gregorio sorride: “Finora, soltanto noi abbiamo sofferto con Ortega, per lo meno con le sanzioni tutti dovranno soffrire, anche la coppia presidenziale e la sua corte”.

Edgar è un attivista nel campo dei diritti umani; secondo lui, ormai la gente non confida nel governo; un esempio: è risaputo che le scuole sono ufficialmente aperte e funzionanti, ma i 21 nipoti della coppia presidenziale sono a casa, sicuramente per motivi precauzionali …

Schindler ricorda che quasi tutti i suoi intervistati hanno ricevuto offerte di beni materiali o alti posti nel governo, in cambio del silenzio; nessuno di loro ha accettato ovviamente, e per questo, pur essendo liberi di esprimersi come vogliono, in realtà temono la repressione e la cattura..

Ecco le sue conclusioni: “L’orteghismo ha distrutto il Nicaragua. L’economia è a terra. Il paese si ritrova profondamente diviso, la breccia attraversa tutta la società, tutte le famiglie, gli isolati delle città, i piccoli villaggi contadini. Inoltre, se ci saranno libere elezioni e Ortega sarà sconfitto, dovranno trascorrere molti anni prima che questo trauma di potere, violenza e arbitrarietà possa essere superato. Poche volte c’è stato nella storia un governo assolutista come quello onnipotente di Ortega negli ultimi due anni. Lui può ordinare ciò che vuole nel Nicaragua di oggi, può nominare o destituire qualunque magistrato, ufficiale dell’esercito o della polizia, professore universitario, direttore nell’amministrazione pubblica, delegato o ingegnere, può ordinare qualsiasi operazione poliziesca, qualsiasi espropriazione di beni o esenzione di imposte, destituire qualsiasi medico le cui analisi non gli siano favorevoli.

Può ordinare l’arresto o la liberazione di qualsiasi cittadino del suo paese, decidere quali leggi può rispettare e quali può violare, scegliere quale canale televisivo chiudere o a regalare a uno dei suoi figli, ordinare la chiusura di tutto un quartiere di Managua affinché una delle sue figliole possa celebrare lì il suo ostentato matrimonio; può decretare qualsiasi aumento delle imposte e taglio alle pensioni, ordinare l’assassinio di chiunque sia caduto in disgrazia ai suoi occhi e ordinare qualsiasi attacco perpetrato dai suoi paramilitari, però ormai non può più governare il Nicaragua.

Da quando è apparso il Covid 19, Ortega non si è presentato in pubblico per cinque settimane. Già prima della pandemia, non c’era un presidente. Ormai da qualsiasi parte si ascoltano speculazioni su questo fatto: chi ha veramente il potere in casa presidenziale? Ortega o sua moglie e vicepresidente Murillo?

Però questo dilemma non ha nessuna importanza. Ciò che realmente importa è unire le forze e fare tutto il possibile perché questa dittatura assurda e anacronistica scompaia il più in fretta possibile” 7

Una storia di dischi volanti.

Sergio Ramirez 8, in un articolo tristemente ironico apparso sul giornale digitale salvadoregno El Faro, appena alcuni giorni fa, l’11 giugno, riprende la storia di Marshall Applewhite e consorte, fondatori di una setta ufologa nel 1975; dopo la morte della moglie per cancro nel 1985, da lui interpretata come un ritorno alle proprie origini extraterrestri in altra forma, Applewhite si suicidò con i suoi discepoli nel 1996, al passaggio della cometa Gale-Bopp, convinto di potersi riconnettere con i propri antenati, provenienti da altri mondi celesti. Ramirez è colpito dalla seduzione irresistibile che una coppia di semplici mortali, in preda di un fanatismo estremo, possa esercitare su un gruppo di persone, fino a convincerli che alcune credenze, per stravaganti che siano, sono più importanti della vita stessa.

E non può fare a meno di paragonare quella coppia statunitense con Ortega-Murillo, capaci di insinuare in molti nicaraguensi l’idea che questa terribile pandemia, che scorre per le strade seminando la morte, non esiste del tutto, è solo un’invenzione del nemico. Chi ci crede, chi non ha nemmeno un dubbio, chi si ostina a negare l’evidenza, ubbidendo ciecamente ai “sacerdoti” della setta, sta trasformando in macabri occasioni di suicidio collettivo le feste popolari, le manifestazioni di piazza, gli incontri.

Tutti pronti a salire sul disco volante, o forse non pronti, ma destinati a farlo, vittime innocenti, inconsapevoli viaggiatori di una navicella speciale che vola verso la morte.

Speriamo che l’analisi di Sergio Ramirez apra gli occhi a molti nicaraguensi.

Ya basta! Che il potere della coppia Ortega-Murillo finalmente abbia fine, che si possa costruire un nuovo Nicaragua.

Qui sulla terra.

Senza dischi volanti suicidi.9


                                               Sergio Ramirez e Daniel Ortega giovani

 

 

1 Vedere il sito https://im-defensoras.org

2 M.E.Sánchez appartiene al Movimento Civico 19 de abril di Matagalpa.

La prima campagna di Alerta defensoras a suo favore è iniziata il 25 aprile 2020, quando IM-defensoras ha denunciato che le fossero negate, in carcere, visite mediche e medicinali.

3 L’originale si trova qui
https://pikaramagazine.acblnk.com/url/ver/47671997/1015848/21f79678861fe6c12442d66ce76e8d5a nella traduzione sono state mantenute le scelte grafiche dell’autrice

https://im-defensoras.org/2020/03/alerta-urgente-nicaragua-la-activista-y-presa-politica-maria-esperanza-sanchez-sufre-ataque-de-asma-y-crisis-de-presion-alta-en-la-carcel/

4 Mónica Baltodano è stata comandante guerrigliera sandinista e ministra nel governo Ortega negli anni 80. Quindi deputata e integrante della direzione nazionale del FSLN. Nel 98 prese definitivamente le distanze da Daniel Ortega e attualmente lavora nella Articulación de Movimientos Sociales.

5 intervista completa qui https://desinformemonos.org/para-ortega-la-pandemia-es-la-ocasion-para-recomponer-su-regimen/

6 Nel 2006 il Nicaragua ha adottato un codice penale che proibisce totalmente l’aborto, dopo ben 169 anni di depenalizzazione dell’aborto

7 https://rebelion.org/nicaragua-bajo-daniel-ortega-y-el-coronavirus/

scrittore e intellettuale nicaraguense, vicepresidente nel primo governo Ortega nel periodo 1985-1990, ne prese ben presto le distanze, presentandosi nel 1996 come candidato presidenziale del Movimiento Renovador Sandinista, una scissione del FSLN. Le sue divergenze con Ortega si sono acuite nel corso degli anni: nel 2008, durante il secondo governo Ortega, l’Instituto Nicaraguense de Cultura vietò al giornale spagnolo El Pais di scegliere Ramirez come scrittore introduttore di una antologia letteraria. Come risposta, El Pais ritirò l’antologia.

9 https://elfaro.net/es/202006/columnas/24529/Una-historia-de-platillos-voladores.htm

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento

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In Nicaragua il presidente Daniel Ortega e sua moglie arricchiscono da più di un decennio l’ esercito  a spese del sistema sanitario e dell’istruzione: “Oggi più che mai, dobbiamo cambiare quelle caratteristiche che rendono il Nicaragua il paese in cui ci siamo abituati alla sofferenza“: un articolo tratto da El Confidencial.

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