Noi stiamo con le Antigoni. Manifesto disobbediente

Proposto da Officina dei saperi (*)

Si ripropone, da secoli, ogni volta che insorge lo «stato di eccezione» – ovvero ogni volta che il potere politico esubera non solo rispetto all’ordine giuridico ma alle norme etiche o alla percezione di valori non scritti della civiltà – lo storico conflitto fra Creonte e Antigone, fra la Legge storica e la Legge naturale e umana della compassione e della pietà.

Il conflitto è noto e gli dà voce l’immensa tragedia di Sofocle:  da una parte le ragioni di Creonte, il tiranno di Tebe che, interpretando le leggi della città che impediscono sepoltura ai traditori, proibisce l’inumazione del ribelle Polinice; dall’altra  le ragioni di Antigone, la giovane fanciulla sorella di Polinice che,  vedendo il cadavere esposto al martirio dei corvi,  disobbedendo alla legge, con rischio personale, sacrificando la sua felicità (è promessa ad Emone, figlio di Creonte), porta il corpo del fratello nella città e lo seppellisce.

Sofocle, i Greci cioè, non prendono posizione per una delle due parti (anche se la tragedia si chiama Antigone). Sono tragici appunto e sanno che non ci può essere società e giustizia senza il rispetto della legge, così come non può esserci umanità senza la pietà e l’inumazione dei morti. Da tragici, cavalcano entrambe le ragioni (anche se, appunto, la tragedia continua a chiamarsi Antigone).

Noi invece, qui ed ora,  stiamo dalla parte di Antigone e di tutte le Antigoni. Perché  sono molte, dopo quella dell’alba greca. In nome di Antigone, per esempio, si schierarono gli avvocati che accusarono i criminali nazisti durante il processo di Norimberga: processo che in nome di Creonte non avrebbe mai potuto essere celebrato in quanto quei capi nazisti non avevano fatto altro che obbedire alla legge scritta, storica, del loro Stato.

Così come fu in nome di Antigone che i soldati americani strapparono la loro carta di identità per disobbedire alla scelta  scellerata della guerra del Vietnam, ed è  in nome di Antigone che in ogni paese, tanti e tanti disobbedienti, si ribellano alla violazione dei diritti umani pur sancita dalla legge di quei Paesi.

Stiamo dunque con le Antigoni, disobbedienti per far andare avanti la vita, perché è falsa la separazione, perché è falso che possa esistere una Legge che sia contro la Vita. La vita, la sua dignità, la cura della sua fragilità, è il fondamento della legge, senza del quale la legge non è che esercizio retorico o peggio, brutale esercizio del potere: uno “sterile e colpevole legalismo”, come denunciò nel ’46 Piero Calamandrei, appellandosi invece alle “leggi superiori di Antigone”, leggi dell’umanità che poi improntarono lo spirito e i principi della nostra Costituzione.

Stiamo con le Antigoni e dunque con quei Sindaci, che, mettendo a rischio la sicurezza del loro mandato, in questi giorni disobbediscono ad un Decreto contro l’immigrazione, una vera e propria legge razziale che fomenta la violenza e la paura, sentimento non ammissibile nello Stato, ma appunto foriero a legittimare solo uno «stato di eccezione». Stiamo con le Antigoni e con i Sindaci anche perché la civiltà che più amiamo è figlia di un mare di terre e di mari, come diceva un suo grande cantore, che non può essere pensato se non come una koinè ospitale, dove le voci, le storie degli uomini e delle donne, si intrecciano, si scambiano e si danno rifugio e reciproco soccorso.

In questo mare, nel basso Mediterraneo, si sta compiendo un crimine che ci rinfacceranno tutti i libri di storia. E fossimo stati più giovani, molti di noi avrebbero prestato i loro corpi per fermare questo massacro, magari andando su quelle navi dove la meglio gioventù europea oggi va all’aiuto dei naufraghi. Possiamo però oggi però mettere a disposizione le nostre parole, i nostri libri, gli spazi nei giornali, i nostri insegnamenti a scuola e all’università, per sostenere un grande movimento di disobbedienza e resistenza civile che restituisca all’Italia la pietà (la pietas). In nome di Antigone.

Creonte: osasti calpestare la legge
Antigone: Io non pensai che tanta forza avessero
gli ordini tuoi, da rendere un mortale
capace di varcare i sacri limiti
delle leggi non scritte e non mutabili.
Non sono ne’ di ieri ne’ d’oggi, ma da sempre
vivono… o non potevo, per paura di un uomo arrogante, attirarmi il castigo degli dei…

Per Offic ina dei Saperi: Laura Marchetti, Ilaria Agostini, Lucinia Speciale, Maria Pia Guermandi,  Cristina Lavinio, Tiziana Drago, Renata Puleo, Lidia Decandia, Rossella Latempa, Amalia Collisani, Francesca Leder, Piero Bevilacqua, Enzo Scandurra, Tonino Perna, Giuseppe Aragno, Vittorio Boarini, Dino Vitali, Roberto Budini Gattai, Francesco Trane, Alessandro Bianchi, Luigi Vavalà, Velio Abati, Battista  Borghi, Alfonso Gambardella, Francesco Santopaolo,  Rossano Pazzagli, Battista Sangineto, Giuseppe Saponaro, Romeo Salvatore Bufalo, Paolo Favilli,  Piero Caprari, Gianni Vacchelli,Franco Blandi, Franco Novelli, Piero Totaro, Carmelo Albanese, Giovanni Attili, Andrea Battinelli, Alberto Ziparo, Franco Toscani, Ugo M.Olivieri.

Per adesioni: https://www.facebook.com/officinadeisaperi2016/  oppure è laura.marchetti@unifg.it

IL TESTO è ripreso – con l’immagine – da https://officinadeisaperi.it

 

Redazione
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Un commento

  • Sì, stiamo con Antigone. Ma fino in fondo; restando scienti ed accettandone le relative conseguenze. Se la vita è “tragedia”, è su questo palcoscenico che dobbiamo restare a rappresentare la nostra vita. Pagando di persona. Se da attori passeremo ad autori, alla fine dello spettacolo, dobbiamo uscire sul proscenio ed accettare la critica del pubblico. Ci si deve mettere la faccia. Troppo facile oggi, essere “pro” qualcuno o qualcosa, se questo è “di moda”. Oggi il palco del teatro della vita è pieno di “attori” che raccontano di apertura agli ultimi, alle donne, ai migranti… Poi cala il sipario e… tutti a casa. O in pizzeria…

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