Non abbiamo bisogno di poeti con poca serietà e…

con poca responsabilità morale

37esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

A proposito di una lettera di Valentina De Luca per rispondere a una “poesia” di Franco Arminio

Dopo aver scritto un paio di volte sulla “bottega” per smontare idealizzazioni di personaggi come Franco Arminio e altri (Mauro Corona per esempio) mi sento di tornare sull’argomento dopo aver letto la lettera di Valentina De Luca su Repubblica.it del 14 agosto 2019 e poi le parole di Enrico De Vivo.

Mi ha informato di queste lettere un amico che da molti anni è “affascinato” da Franco Arminio. Voglio pensare che – come si dice dalle mie parti – a la squagliata di la nivi si vidinu li pirtusa ovvero: quando si scioglie l’entusiasmo si vedono le cose per quelle che sono.

Io ho dovuto e potuto smontare senza esitazioni il mito di Franco Arminio: anche sulla mia pelle! Non solo ha provato a non darmi subito (che equivaleva a non darmeli più, come poi ho visto per testimonianze di miei colleghi che avevano partecipato allo stesso festival) i pochi soldi che mi aveva promesso ma poi mi ha anche detto, e questo sa di beffardo e di vergognoso, che a fare l’artista non si campa. Lui, per capirsi, fa l’insegnante a scuola, oltre ai bei soldi che percepisce per piccole e brevi letture di poesie (questo me lo ha detto personalmente, quasi autodenunciandosi ma tant’è, quando uno è un personaggio accreditato dalle case editrici e dall’apparato mediatico funziona così, al di là della sua qualità morale e culturale) e ai compensi che percepisce dalla Regione Basilicata per il festival della paesologia ecc.

In più – come nella “poesia” pubblicata da Repubblica – Arminio dice che i giovani del Sud non dovrebbero emigrare o dovrebbero tornare. E ditemi se non è beffardo anche questo, detto da uno che – con tutti gli agi istituzionali che ha – si permette di trattare gli artisti del Sud da poveracci materialmente e moralmente. Questa sui giovani del Sud fa il paio con quello che Arminio disse al festival «La luna e i calanchi» del 2014, al quale partecipai, ovvero che i napoletani hanno saputo fare canzoni e commercio anche di quello che non hanno sperimentato, cioè l’emigrazione (c’è il video su youtube che attesta la figuraccia di Arminio). Al che una signora, davanti a 500 persone, gli fece notare che stava dicendo una cazzata ma lui, anziché scusarsi, si rifugiò dietro un gioco di parole che aveva soltanto la funzione di non assumersi una responsabilità minima, di uomo del sud prima che di poeta. Infatti lui declama e si autoproclama poeta del Sud, indebitamente associato a gente come Danilo Dolci (o Cioran). Anche per queste associazioni io gli ho fatto una domanda e lui invece di dirmi “non mi sento all’altezza di Cioran o di Danilo Dolci” ha avuto l’ardire di dirmi «non li conosco bene». Purtroppo molti non conoscono bene Danilo Dolci o Cioran; e soprattutto non sanno che Dolci viveva dei soldi che gli davano gli amici, dedicandosi anima e corpo alla gente dei borghi popolari di Partinico dove abitava; oppure che Cioran rifiutò per una vita di insegnare e addirittura non accettò un premio letterario di 10000 franchi (che 40 anni fa e per uno come lui – viveva di stenti – erano bei soldoni). Insomma: c’è un abisso fra un poeta pompato e pataccoso e figure autentiche che hanno vissuto fino in fondo quel che hanno scritto e detto, pagando persino con il carcere (Danilo Dolci) o con l’ignominìa di essere considerati poveracci (Cioran).

Sia chiaro: potrei riferire decine di aneddoti (di artisti e di osservatori) per raccontare la “debolezza” morale e culturale di Arminio ma tutto si infrange nel muro di gomma mediatico alzato da case editrici potenti, spesso le stesse che pompano personaggi come Mauro Corona e altre patacche. Personaggi che però ingrossano le casse di grossi editori: per colmare il vuoto culturale e di difficoltà di vendere libri ci fanno ingoiare patacche travestite da oro.

Ma… a la squagliata di la nivi si vidinu li pirtusa. E la neve la dobbiamo fare “squagliare” noi smontando i miti che vengono dalla nostra frustrazione e dall’immobilismo emotivo. Un lavoro difficoltoso ma doveroso.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

Redazione
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2 commenti

  • sandro sardella

    eh .. Bravo Angelo .. decisa argomentata la tua bella pagina dedicata a personaggi
    che si autoproclamano “altro” ma .. che invece vendono semplicemente il loro
    “prodotto” adulcorato e in più hanno l’ardire di pontificare ..(è vero che la carne è debole!!?? .. ) .. e non sono che focaccine lievitate da case editrici e consorterie culturali .. Grazie Angelo .. perchè la tua pagina ha la freschezza non dettata dal rancore o dall’invidia .. ma dal bisogno di verità e sincerità ………..

    • angelo maddalena

      grazie Sandro, spero di rivederti presto per poterti abbracciare, sto riorganizzando un tour a Milano e Varese, Como e Verbania a novembre, magari passerò anche da Imola! Per tornare ad Arminio: ad oggi né Repubblica nè Il Fatto nè il manifesto, che mi risulti, hanno pubblicato la mia lettera, che ho mandato anche a Mosaico di Pace e a L’Altrapagina che potrebbero pubblicarla a settembre

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