“Non c’è fede che tenga”: un libro…

… importante di CINZIA SCIUTO. Le prossime presentazioni (Torino, Padova, Verona, Milano) e la recensione di Marco Marzano (*)

Multiculturalismo, la minaccia più subdola per l’integrazione

di MARCO MARZANO (*)

A sinistra in tanti sono convinti che sia dovere dello Stato tollerare le imposizioni culturali più retrograde delle sempre più vaste minoranze religiose. Ma soltanto la piena laicità può essere garanzia di convivenza civile

Sono tempi durissimi per chi crede nell’importanza di un approccio laico alla vita sociale e politica. Il dibattito pubblico nel nostro continente sembra infatti dominato da due fazioni certo opposte, ma accomunate dalla scarsa laicità. La prima posizione è quella di chi considera il crocifisso l’emblema dell’Europa minacciata dall’orda islamica. Nella seconda posizione, quasi egemonica a sinistra, si collocano invece le nutrite schiere dei difensori del multiculturalismo, ovvero di tutti coloro che considerano a tal punto positiva la sopravvivenza, tra gli immigrati, e soprattutto tra i musulmani, di strutture comunitarie basate sull’appartenenza religiosa da ritenere che esse vadano incoraggiate, tutelate e finanziate dagli stati europei.
La prima posizione è talmente inaccettabile da non essere nemmeno degna di essere discussa. La seconda invece merita certamente un esame più attento da parte di chi ha a cuore il futuro della democrazia. È quello che ha fatto Cinzia Sciuto nel suo saggio «Non c’è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo» (Feltrinelli). Secondo l’autrice, quella multiculturale è una risposta sbagliata al problema dell’integrazione degli immigrati.
Per esempio, considerare “naturale” che una donna musulmana indossi il velo o rispetti certe leggi della tradizione islamica che ne impongono la sottomissione al maschio vuol dire rafforzare strutture di potere ingiuste e afflittive. Soprattutto è un grave errore analitico e politico considerare a priori quella che accetta volontariamente di indossarlo una donna davvero libera e autonoma. Sarebbe così solo se essa fosse in possesso di tutti gli strumenti culturali, politici ed economici per liberarsi, qualora lo volesse, del peso di quella tradizione, per comportarsi diversamente e andare in giro a capo scoperto o sottrarsi alla subordinazione al marito padrone.
Il dovere degli Stati non è quindi quello di preservare gli aspetti peggiori delle tradizioni culturali, ma di fornire alle persone, alla totalità dei cittadini nuovi e d vecchia data, tutti le risorse, culturali e legali, per compiere delle scelte davvero libere, autonome, personali, insomma per poter fare, citando Michel Foucault, della propria vita un’opera d’arte unica e singolare.
Sciuto identifica correttamente in un malinteso senso di colpa da ex colonialisti l’origine dell’approccio multiculturale. Esso suona più o meno così: dal momento che per secoli abbiamo, come occidentali, dominato e vessato altri popoli, ora dovremmo astenerci da ogni interferenza e considerare i nostri valori equivalenti a quelli dei popoli extraeuropei del terzo e quarto mondo. Si tratta di un ragionamento sbagliato. Come cittadino europeo, io mi vergogno profondamente di una parte rilevante della nostra storia: mi vergogno delle crociate, dei roghi degli eretici, dell’Inquisizione, dello schiavismo, dell’Olocausto, delle abominevoli teorie razziste e delle loro applicazioni pratiche. Non mi vergogno però dell’affermazione dei diritti civili, delle libertà politiche, della democrazia, della separazione dei poteri e di tante altre scoperte certo fatte in Europa, ma che hanno un valore universale, non in quanto “nostre” europee, ma in quanto espressione di una civilizzazione universale che, per una serie di mere contingenze storiche, si è espressa qui prima che altrove. Naturalmente, non è pensabile che questi valori siano (come vaneggiava qualche stupido presidente americano) esportati con la forza, ma nemmeno che siano pericolosamente considerati equivalenti a quelli premoderni della sottomissione e della mutilazione femminile, della legittimità della violenza domestica, della discriminazione degli omosessuali.
La laicità ovviamente, e Sciuto lo ricorda, non vale solo per i musulmani, ma anche per i religiosi di casa nostra. La vita delle chiese e delle sette cristiane, al pari di quella di altri gruppi religiosi, andrebbe attentamente monitorata per evitare che si verifichino, soprattutto a danni dei bambini, forme di manipolazione, plagio e violenza psicologica. In generale, chiese e sette andrebbero tenute lontane dallo spazio pubblico, andrebbe loro sottratta ogni possibilità di ottenere privilegi indebiti, come quello di catechizzare i giovani nella scuola pubblica o di ricevere montagne di denaro dallo stato per poter mantenere in vita i loro costosi apparati burocratici. Pensando all’Italia, la totale separazione dalla sfera pubblica, avrebbe tra l’altro un effetto benefico e rigenerante, se non per le casse almeno per lo spirito della Chiesa Cattolica, che potrebbe finalmente avvicinarsi alla forma delle origini, quella di un “piccolo resto”, di una chiesa povera e per i poveri impegnata soprattutto nell’annuncio del Vangelo.
Il denso libro di Sciuto esamina in profondità questi e molti altri temi. Vorrei chiudere con un’ultima precisazione: una laicità rigorosa che mette al centro gli individui e la loro libertà consapevole non può prescindere dalla distribuzione egalitaria di opportunità e diritti sociali. Per scongiurare l’attrazione fatale del fondamentalismo è necessario che i nuovi europei (soprattutto se di religione islamica) sentano di avere le stesse opportunità di condurre una vita dignitosa che hanno tutti gli altri. Solo così il progetto laico diventerà davvero la promessa mantenuta di un mondo migliore.

(*) pubblicata il 24 settembre su “Il fatto quotidiano”

Mercoledì 3 ottobre | Torino ore 18 Circolo dei Lettori, Sala Grande | Via Giambattista Bogino, 9 con Chiara Saraceno

giovedì 4 ottobre | Padova, Fiera delle Parole ore 16 | AULA NIEVO – PALAZZO BO VIA 8 FEBBRAIO 1848, 2 con Lorenza Carlassare e Telmo Pievani

venerdì 5 ottobre | Verona ore 18:30  la Feltrinelli Libri e Musica | Via Quattro Spade, 2 con Michele Fiorillo

sabato 6 ottobre | Milano libreria Zivago, via Vallazze 34, ore 17, con Marco Marzano

Redazione
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5 commenti

  • Antonella Selva

    e chi ci difenderà dal fondamentalismo laico (di cui è intrisa questa recensione – non mi pronuncio sul libro che non ho letto)?
    Cit.: “Soprattutto è un grave errore analitico e politico considerare a priori quella che accetta volontariamente di indossarlo (il velo islamico) una donna davvero libera e autonoma. Sarebbe così solo se essa fosse in possesso di tutti gli strumenti culturali, politici ed economici per liberarsi, qualora lo volesse, del peso di quella tradizione, per comportarsi diversamente e andare in giro a capo scoperto o sottrarsi alla subordinazione al marito padrone”. Ma ci rendiamo conto di cosa sta dicendo? è necessario sottolineare il paternalismo insopportabile che trasuda senza nemmeno esserne consapevole? mi chiedo se abbia mai incontrato una ragazza velata, se abbia mai parlato con una di loro, se abbia mai notato che in tante famiglie convivono sorelle velate e sorelle non velate – tra l’altro teniamo conto che le giovani musulmane che in Italia scelgono di mettere il velo sono più frequentemente quelle ben istruite, spesso universitarie, mentre molto spesso quelle “non in possesso di tutti gli strumenti culturali, politici ed economici per liberarsi” tendono a una integrazione “downwards”, che per le ragazze vuole dire lavori ancillari quando va bene, matrimoni precoci con mariti-padroni (ma tenendo i capelli sempre ben in vista, che vittoria!), se non addirittura prostituzione.
    Sarebbe come dire che, qui ed ora, bisognerebbe impedire alle donne che lo desiderano di farsi suore perché la monaca di Monza (e tante altre meno note, certo) subì una atroce violenza.
    (Poi magari, in altro contesto, l’autore è di quelli che sostengono che affittare il proprio utero è scelta di libertà).
    Ma dietro al vessillo della laicità, come spesso succede, si cela – neanche troppo – l’islamofobia, esattamente come dietro alla legislazione francese contro “i simboli religiosi”, e infatti ecco la precisazione esplicita, per chi proprio non volesse capire l’antifona: “Per scongiurare l’attrazione fatale del fondamentalismo è necessario che i nuovi europei (soprattutto se di religione islamica) sentano di avere le stesse opportunità…” insomma: io non sono razzista (o islamofobo), sei tu che sei musulmano! che posso farci?
    Solo che le cose funzionano esattamente al contrario: i nuovi europei (musulmani e non!) sentiranno di avere le stesse opportunità quando si sentiranno veramente liberi di essere sé stessi e poter essere contemporaneamente pienamente cittadini.
    Certo che c’è un problema di accesso ai diritti per tante donne e ragazze appartenenti a minoranze di recente arrivo in Europa, non voglio negare la gravità della situazione, ma non è criminalizzando la loro comunità di provenienza e chiedendo loro un autodafé laico che i loro diritti verranno estesi.
    E se smettessimo noi, tanto per cominciare, di dire alle donne come devono vestirsi e comportarsi?
    “Nudity empowers some, modesty empowers some. Different things empower different women, feminism is their right to choose”

    • Il fondamentalismo è dietro l’angolo.
      Ogni volta che ci schieriamo a favore o contro qualcosa, fermiamoci un momento a riflettere se la posizione che assumiamo non sia in qualche modo dettata da un pensiero limitato ed a senso unico. È un campo molto delicato che la scrittrice ha esplorato, spero, interpellando i vari attori che cita. Cmq appena potrò comprerò il libro. Sono molto curiosa.

  • Daniele Barbieri

    Da venerdì 11 gennaio riprendono le presentazioni di «Non c’è fede che tenga»: le segnalo perchè a me sembra un libro molto importante [db]
    Venerdì 11 gennaio ore 17: 30 a ROMA, Sala Cittadina “Igino Giordani” (via Boemondo 7): incontro su laicità, religione e libertà d’espressione con Daniele Fabbri, Giorgio Montanini, Raffaele Manieri ed Emanuela Marmo (organizzato dalla Chiesa Pastafariana Italiana).
    Sabato 12 gennaio alle 18 a MILANO, Casa della cultura (via Borgogna 3): “il racconto italiano dell’ancella” con Michele Marzano (organizzato da Arciatea).
    Mercoledì 16 gennaio ore 19 a BRUXELLES, Istituto italiano di Cultura (Livornostraat 38): con Annalisa Gadaleta; Giulio Ercolessi, Tomas Miglierina (Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles in collaborazione con: Circolo Palombella Bruxelles).
    Giovedì 17 gennaio ore 18.15 a BONN, Hörsaal II, Hauptgebäude der Universität Bonn: “Die Illusionen des Multikulturalismus. Demokratie und religiöse Gemeinschaften in heterogenen Gesellschaften”. Discussant: Eugenio Riversi Moderator: Johannes von Vacano 
    Sabato 19 gennaio ore 17.30 a FRANCOFORTE presso la libreria Weltenleser (Oeder Weg 40): con Paola Concia (organizzato da Italia Altrove).
    Dalla settimana successiva Cinzia Sciuto sarà a Sarzana, Firenze, Livorno, Vada, Torino, Vignola, Parma, Rimini, Bari e Andria. Sul suo sito animabella trovate tutti i dettagli mano a mano che si chiariscono. Sulla pagina del blog dedicata a “Non c’è fede che tenga” trovate le ultime recensioni, fra cui quella di Marilù Oliva.

  • La Bottega del Barbieri

    Cinzia Sciuto segnala che la prossima settimana in Sicilia inizia un tour di presentazioni di “Non c’è fede che tenga”
    QUESTE LE DATE
    Palermo: mercoledì 13 febbraio, ore 18, Libreria La Feltrinelli, via Cavour 133; con Daniela Tomasino (Consigliera nazionale Arcigay) e Giorgio Maone (coordinatore UAAR Sicilia) – organizzato dal Circolo Uaar di Palermo
    Castelvetrano: venerdì 15 febbraio, ore 16, aula magna Liceo Classico G. Pantaleo; con Giuseppe Bonanno e Karim Hannachi.
    Gela: sabato 16 febbraio, ore 17, Libreria Mondadori, Corso Vittorio Emanuele 373; con Marco Trainito.
    Catania: domenica 17 febbraio, ore 18 La Feltrinelli Libri e Musica, via Etnea 285; con Ernesto De Cristofaro, Giovanni Messina, Mirko Viola e Salvatore Resca.
    Siracusa: lunedì 18 febbraio, ore 18, Casa Del Libro Mascali, via Maestranza, 20; con Elio Cappuccio (organizzata da Libreria Mascali).

  • Daniele Barbieri

    A novembre Cinzia Sciuto sarà di nuovo in giro per l’Italia: per parlare di «Non c’è fede che tenga» ma anche di scuola e del diritto all’aborto. ECCO GLI APPUNTAMENTI.
    martedì 5 novembre, Novara, ore 17.30 presentazione dell’«Almanacco della scuola» di MicroMega, presso la libreria La Talpa, viale Roma 18 (a cura dell’Associazione Scuola è futuro. Per la scuola della Costituzione di Novara)
    mercoledì 6 Novembre, Varese, ore 18:00, presentazione di «Non c’è fede che tenga», Libreria Feltrinelli, corso Aldo Moro 3 (a cura dell’Uaar di Varese)
    giovedì 7 novembre, Verbania, ore 17:30  presentazione di «Non c’è fede che tenga» presso la chiesa metodista di Intra, corso Mameli 17 (promossa da Comune di Verbania, Biblioteca Civica di Verbania, Società Filosofica Italiana, Libraccio, Chiesa Valdese e Metodista di Verbania)
    venerdì 8 novembre, Albenga, ore 21, presentazione di «Non c’è fede che tenga» presso il Palazzo Scotto Niccolari in via Medaglie d’Oro 7 (a cura dell’Uaar di Albenga)
    sabato 9 novembre, Milano, ore 18:00, presentazione di «Non c’è fede che tenga» presso il Centro internazionale di Quartiere, via Fabio Massimo, 19 (a cura dell’associazione EquilibriinCorvetto)
    martedì 12 novembre, Firenze, ore 17,30 incontro-dibattito «Contro la libertà di scelta delle donne: medici obiettori e finanziamenti della Regione agli antiabortisti», Teatro L’affratellamento, via Orsini 73 (promosso da Libere tutte, circolo Uaar di Firenze, Laboratorio per la laicità, Giardino dei ciliegi, Non una di meno)
    mercoledì 13 novembre, Empoli, ore 17:30, presentazione di «Non c’è fede che tenga», presso la Libreria Rinascita, via Ridolfi 53 (a cura di Uaar Firenze).

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