Nonne solari

di Maria G. Di Rienzo (*)

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«Ora non sono solo una donna, una nonna o una madre. Sono un’ingegnera solare. Quel che gli uomini possono fare, io posso farlo e persino farlo meglio di loro». E’ la dichiarazione di Evelyn Clemente, filippina, al suo ritorno in patria nel marzo scorso.

Assieme alle altre tre nonne dell’immagine (**) Evelyn ha passato 6 mesi nel nord dell’India a studiare, frequentando il Collegio Piediscalzi di cui vi ho già parlato

(https://lunanuvola.wordpress.com/2011/07/12/donne-del-sole/): un luogo in cui si addestrano donne rurali da ogni parte del mondo, più spesso che no analfabete e anziane, come ingegnere solari, ma anche a far le dentiste o a lavorare i metalli.

Le quattro donne filippine hanno appreso a costruire e riparare lampade e pannelli ad energia solare: questi ultimi saranno da loro installati gratuitamente in 200 case delle loro comunità con il sostegno, fra gli altri, del gruppo femminista Diwata. In cambio i villaggi costituiranno fondi per pagare le nonne per il lavoro di installazione e manutenzione, il che consentirà loro di avere introiti con cui già pensano di pagare l’istruzione delle loro e dei loro nipoti.

Duecento può non sembrare un grosso numero ma portare l’elettricità “pulita” (e sostenibile come costi) nelle comunità rurali cambia completamente le esistenze di chi ne fa parte. In Tanzania, i villaggi delle “nonne solari” hanno investito i soldi risparmiati in questo modo in sanità e comunicazione. In Botswana, le donne di un’intera cittadina agricola hanno ridotto sensibilmente, grazie ai pannelli solari, il tempo speso nelle faccende domestiche (fra cui la raccolta di materiale combustibile ecc.) e la loro prole usa le lampade solari per studiare dopo il tramonto. «Il mondo per noi e i nostri figli è cambiato» dicono con orgoglio e sollievo.

Le Filippine, nonostante la recente crescita economica, hanno un quarto della popolazione in stato di povertà. Una persistente mancanza di energia elettrica nell’intera nazione causa disagi e danni in ogni settore della vita civile, dal commercio al lavoro produttivo, ma è fonte di particolari sofferenze e fatiche nelle aree rurali. Mandare le quattro nonne all’estero affinché diventassero ingegnere solari si è rivelato anche un messaggio di speranza per i settori più fragili economicamente e socialmente: i popoli indigeni, le comunità agricole, le donne.

«L’eguaglianza di genere (…) è una precondizione per l’avanzamento dello sviluppo e per la riduzione della povertà»: United Nations Population Fund.

Evelyn Clemente questo lo sa: la sua intenzione è passare ad altre donne la conoscenza acquisita. «Voglio che abbiano la stessa opportunità di dar potere a se stesse e creare impiego per se stesse ed altri. La gran cosa che noi abbiamo imparato è il costruire lanterne solari. Adesso dobbiamo raccogliere abbastanza fondi per migliorare le nostre nozioni e trasmetterle ad altre madri». E allora vi auguro buona Festa della Mamma, Evelyn e Magda e Cita e Sharon: consideratemi una figlia adottata virtualmente e molto, molto orgogliosa di voi.

(*) ripreso dal blog «Lunanuvola»

(**) Nella foto da sinistra Evelyn Clemente, Magda Salvador, Cita Diaz e Sharon Flores.

 

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