Oggi piove: e le micropolveri?

di Giorgio Chelidonio

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Fra autunno e inverno, abbiamo atteso per oltre 2 mesi la pioggia perché lavasse via le polveri inquinanti e, finalmente, da qualche giorno la piovosità è tornata. Puntualmente (e fantozzianamente) molti stanno già lamentandosi del “tempaccio che ci rovina il fine settimana”. Altri, più razionalmente, tornano a respirare più a fondo: i valori massimi di “PM 10” sono forse tornati entro la soglia consentita. Tutto bene? Rientrando, qualche giorno fa, dal “centro” dopo il passaggio dei carri carnevaleschi mi sono stupito a vedere i passanti transitare tranquillamente a fianco dei netturbini che con “i soffianti” alzavano dai marciapiedi nuvole di polvere per spostare i coriandoli verso il centro strada, dove le spazzatrici meccaniche le aspiravano. Istintivamente sono passato mettendomi un fazzolettino sulla bocca: non solo ero l’unico, ma qualcuno mi ha anche guardato con un po’ di compatimento. Di questo però non mi sono meravigliato: già 15 anni fa circa un giovane automobilista, vedendomi con la mascherina anti-polveri, mi aveva sarcasticamente apostrofato commentando “Te gh’è paura de morir, ah!”. Nella nebbia post-carnevalesca, mi ha sorpreso invece il commento di una passante: “Sono solo coriandoli”… Non pensando che la densa polvere biancastra comprendeva le micropolveri da combustione (gasolio e legna) ma anche quelle da pneumatici consumati e persino dall’usura delle “pastiglie dei freni”. Se non ci avete mai pensato pare che in Italia, ogni anno, oltre 200 tonnellate di sostanze derivate dall’usura dei freni vengono rilasciate a terra, per poi disperdersi nell’aria e/o dilavarsi nei fiumi [1]. Di quali sostanze metalliche siano fatte non è così facile sapere, né se ne parla adeguatamente: non dovrebbero contenere amianto (che era permesso fino a 30-40 anni fa!) ma hanno composizioni complesse (e variabili da produttore a produttore) che includono resine, metalli (es. rame) e altri composti detti “carbon-ceramici” [2].
Quanti e quali danni alla salute possono produrre queste micro-miscele che si infiltrano quotidianamente nei nostri polmoni, per poi diluirsi nel sangue innescando patologie indistricabili, dalle respiratorie alle cardiovascolari, fino a quelle dovute al loro disperdersi, come areosol, nella stessa catena alimentare [3].
Tutto questo è ormai ben noto ma risulta “invisibile” ai più: un nuovo studio presentato dalla British Columbia University di Vancouver (Canada) traduce “il micro in macro”: l’inquinamento dell’aria causa 5.500.000 morti premature ogni anno, il 55% delle quali si concentra in Cina (1.600.000) e in India (1,400.000) secondo la valutazione per il 2013 [4].
Ogni altra considerazione pare superflua ma forse potrei aggiungere un dato paleo-evolutivo: da un’altra recente ricerca riguardante il DNA che la nostra specie (i sedicenti Homo sapiens) ha ereditato dal genoma dei Neanderhaliani risulta la presenza di geni che determinano la cosiddetta ipercoagulazione [5]: anticamente questo carattere fu selezionato come favorevole per strategie ambientali in cui le ferite erano frequenti (e un rapido cessare del sanguinamento utile), ma nel nostro stile di vita attuale finisce per aumentare, silenziosamente, i rischi di ictus [6] e di embolia polmonare.

[1]

http://www.gaspert.it/download/redazionale/pericolosita-delle-polveri-sottili.pdf

[2]

https://it.wikipedia.org/wiki/Pastiglie_freno#Materiali

[3]

https://it.wikipedia.org/wiki/Nanotossicologia

[4]

https://www.sciencedaily.com/releases/2016/02/160212140912.htm

[5]

http://www.lescienze.it/news/2016/02/12/news/geni_neanderthal_tratti_uomo_moderno-2968595/

[6]

https://it.wikipedia.org/wiki/Ictus

L’IMMAGINE è ripresa da Wikipedia, per l’esattezza dalla voce «Particolato»

 

Giorgio Chelidonio

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