Ogni “sasso” è memoria del divenire

di Giorgio Chelidonio

Da molti anni, Radio3rai è la colonna sonora domestica delle mie giornate, non solo per la qualità culturale dei programmi ma anche perché “mi suona” come l’emittente meno invasiva in quanto inserti pubblicitari (che mediamente “sento” ma non “ascolto”). Alcuni però si fanno notare per la manifesta ottusità o assurdità, cosicché mi infastidiscono. Stamattina mi ha colpito il flash radiofonico che promuove Matera come capitale europea della cultura: il suo tormentone (1) conclusivo recita “Dove ogni sasso è cultura” (2).
Ho visitato Matera e i suoi antichi Sassi, già un paio di volte di cui l’ultima una ventina d’anni fa: allora la maggior parte delle sue abitazioni rupestri (intesi come testimoni litici di un lungo divenire geologico e antropico) mi sono sembrati immersi in una mutezza immemore, solo episodicamente proposti in chiave di turismo folklorico. Sperando che una mia prossima visita sconfessi quell’impressione, ne ho avuta ancor più negativa visitando, pochi anni fa, l’antica contrada rupestre di Chiafura (3) a Scicli, nella Sicilia meridionale: è un sito forse minore per dimensioni ai Sassi materani ma altrettanto interessante, perciò mi ha stupito il suo “abbandono” socio-culturale nonostante vi campeggiassero i simboli dell’Unione Europea, come finanziatrice di restauri. Frugando in rete, scopro che ancora nel 2016 (4) altri lavori di messa in sicurezza non erano ancora completati, mentre fra “i siti da visitare” del suddetto Comune primeggia la stanza del Sindaco, meta turistica perché usata come “stanza del questore” (5) nella serie televisiva «Il Commissario Montalbano». Eppure in quelle pietre, in quelle rocce incavate in forma di loculi abitativi e di piccole stalle sono fissati secoli di memorie socio-storiche. Lo si rileva da una recente ricerca (6) che narra come, ancora fra gli anni ’50 e ’60, in quelle «
specie di caverne, senza intonaco e con pavimenti di roccia […]. In alcuni casi vi erano delle gallerie che penetravano nella montagna, attraversandola per decine di metri, dove era facile trovare stalattiti o stalagmiti di pietra. Quando la grotta non bastava più per accogliere la famiglia che diventava numerosa, si scavava la parete per ricavare spazi nuovi dove sistemare i figli. Alcune entrate nelle grotte erano scavate direttamente nella roccia; altre, la maggioranza, avevano dei muri a secco davanti alle caverne; donde il nome di “cavernicoli” agli abitanti di Chiafura, che erano circa sei mila all’inizio del secolo […]». Lo stesso sviluppo dell’abitato lungo le balze rocciose era socialmente gerarchizzato: «[…] Chiafura era abitata da gente povera, che diventava più povera verso le lenze più in alto. Nella sesta ed ultima lenza abitavano i pecorai ed i vaccai. All’interno erano state costruite le mangiatoie per le vacche e gli ovili per le pecore, assieme agli spazi destinati all’intera famiglia […]. In media, la superficie delle grotte era dai 30 ai 70 mq […]. Nelle grotte non c’era l’acqua, che veniva raccolta “jusu”, cioè in basso nella cava di San Bartolomeo, dove c’era una sorgente naturale […]».
Eppure tutti i “sassi” raccontano, a chi la sa e la vuole ascoltare, una storia; anzi spesso complessi cicli di storia: ne ho fatto esperienza didattica più volte e in più contesti scolastici a partire dagli ’80 del secolo scorso facendo:
– adottare un muro come geo-mappa. Se non intonacato, vi si può leggere la complessità geologica di quel paesaggio in forma di “sassi” che vi sono raccolti. Che siano ciottoli o pietre sbozzate, ognuno racconta la sua storia densa di migliaia (se non di milioni) di anni: roccia metamorfica emersa con il sollevamento alpino, erosa e frantumata in clasti spigolosi, rotolata fra le ghiaie del fiume anche per centinaia di chilometri, raccolta poi da manovalanza agreste per spietrare campi arativi e infine usata da rustici muratori per comporre, con “sassi” disponibili nei dintorni, un muro di recinzione;
– raccogliere, da alunni delle elementari lungo il percorso casa-scuola, un paio di sassi che potevano incuriosirli per forma o per colore (7). Nell’incontro successivo, di quei “sassi” si sono annotate le caratteristiche specifiche, fino a poter attribuire ciascun sasso alla formazione rocciosa originaria, deducendone poi la relativa età geologica. In conclusione, da quei “sassi”, divenuti geo-tracce, ricavavamo una sequenza geologica. Muniti di questo schema geo-cronologico, ci si portava a un punto di osservazione adatto a visualizzare, nel paesaggio collinare, le corrispondenti tessere del mosaico ambientale, fino a riconoscere (nello skyline montano visibile) le dolomie e i loro paesaggi tropicali in cui, 200 milioni fa, si erano sedimentate su fondali marini di allora. E scoprendo così l’esistenza del geo-paesaggio (8).
Inoltre, pietre, rocce e “sassi” possono narrare, tramite la litotecnica archeo-sperimentale, oltre 3.000.00 di anni dell’evoluzione, cognitiva e adattativa, degli ominini: questa disciplina – che pratico da quasi mezzo secolo (9) – è diventata da un paio di decenni pratica diffusa presso numerose università europee (e non) come testimonia un libro pubblicato già nel 1994 dall’Università dell’Indiana (USA), intitolato “Far parlare pietre silenti” (10).
Per brevità, concludo riportando questa splendida osservazione di Italo Calvino: «
La memoria conta veramente se tiene insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere e di essere senza smettere di diventare» (11).

LINKS

  1. nel linguaggio giornalistico tema, argomento polemico riferito sempre allo stesso soggetto, spesso sintetizzato in una frase o in un’immagine efficace e incisiva, che viene continuamente riproposto in modo martellante in articoli di giornale, vignette satiriche, programmi radiofonici e televisivi. (http://www.treccani.it/vocabolario/tormentone/)
  2. https://siviaggia.it/notizie/video/2019-anno-di-matera-capitale-europea-della-cultura/220388/
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Chiafura#cite_note
  4. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/02/26/viaggio-nellaltra-scicli-delle-case-grotte-apertoPalermo20.html
  5. http://luoghi-di-montalbano.blogspot.com/p/location-scicli.html
  6. Musotto L., 2017: Caratteristiche, storia ed evoluzione delle soluzioni insediative ipogee e rupestri in area mediterranea, in “Geologia dell’ambiente”, http://www.sigeaweb.it/
  7. Bertinato L., 2017: Una scuola felice. Diario di un’esperienza educativa possibile, “Fare Scuola. Strumenti per gli insegnanti / Scuola Primaria”, Franco Angeli Editore.
  8. AA.VV., 2005: L’ambiente e i segni della memoria. Contenuti, metodi e strumenti, a cura di T.V. Braggion, G. Chelidonio e U. Poce, “Scuola Facendo”, Carocci Editore, Roma.
  9. Chelidonio G., 1992: Apprendimento, ambiente, origini, La Nuova Italia Editrice, Firenze.
  10. Toth P.N., Schick K.D., 1994: Making silent stones speak: human evolution and the dawn of technology, Simon & Schuster, New York.
  11. http://parliamoitaliano.altervista.org/la-memoria/ Le Odissee nell’Odissea, Italo Calvino.

DIDA:

Panoramica del parco archeologico di Chiafura (Di Veronidae – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21885595 )

Questo video permette di comprendere visualmente la complessità del produrre (sperimentalmente, in questo caso) manufatti litici simmetrici, rivelando che già prima di 1.000.000 di anni fa gli ominini africani erano dotati di “intelligenza progettuale”. Con questo termine, coniato dalla “archeologia cognitiva” (https://it.wikipedia.org/wiki/Archeologia_cognitiva) si intende la capacità di “immaginare” e realizzare un manufatto tridimensionale coerente allo standard progettato, superando gli eventuali intoppi materiali e/o errori tecnici che possono avvenire durante la lavorazione https://www.youtube.com/watch?v=kyiH1xtmN_w

Giorgio Chelidonio

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