Oltre gli ostacoli per tutti gli uomini liberi

Alcune considerazioni sulla serie tv d’animazione «Conan, il ragazzo del futuro» di Hayao Miyazaki
di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

«Nel mese di luglio dell’anno 2008, la razza umana sfiorò la completa estinzione. In pochi istanti, le armi elettromagnetiche cancellarono più di metà degli esseri umani dalla faccia del pianeta. Il cataclisma causò uno spostamento traumatico dell’asse terrestre, e i continenti finirono quasi interamente sommersi dalle acque»: così la voce fuori campo all’inizio della serie.
Ancora guerra, presenza onnipresente nell’animazione nipponica e in particolare in quasi tutta la produzione del regista e autore Hayao Miyazaki, il quale da bambino ne aveva subìto le influenze dirette, quando cercava con la famiglia un riparo ai bombardamenti statunitensi.
La guerra torna prepotentemente come una ferita nel cuore stesso del mondo, in cui la violenza dell’industria bellica e delle armi cancella ogni rimasuglio della razza umana. Nel luglio 2008 dunque, durante la terza guerra mondiale, le esplosioni di bombe elettromagnetiche molto più potenti di qualsiasi arma atomica conosciuta distrussero in poche ore oltre la metà della superficie della Terra. La stessa crosta terrestre ne risentì e l’asse di rotazione del pianeta fu spostato. La conseguenza di questi sconvolgimenti fu la frattura dei continenti che in gran parte si inabissarono sotto gli oceani. Solo pochi sopravvissuti riuscirono per caso a salvarsi dalle ondate di marea, rimasero isolati nei pochi territori emersi e dovettero ricominciare da zero, fondando, dopo un duro inizio, villaggi agricoli. I gruppi umani non organizzati sono invece destinati a una vita miserevole.
All’epoca della storia, l’unica città-Stato ancora basata sulla tecnologia è la dispotica Indastria, in cui le persone sono divise in caste e la maggior parte della popolazione è sfruttata dai potenti.
Conan è un ragazzo nato dopo la catastrofe, unico bambino nato da due componenti del gruppo di astronauti che cercarono inutilmente scampo fuori dall’orbita terrestre e precipitarono dopo il cataclisma su un’isola deserta, unico affioramento di quello che un tempo era un continente, e che venne ribattezzata «Isola Perduta».
Ormai cresciuto, Conan vive sull’isola con il nonno, l’ultimo degli astronauti sopravvissuti, il quale pensa che sulla Terra non siano rimasti altri abitanti oltre a sé stesso e al ragazzo. La vita di Conan è semplice e in intimo contatto con la natura; dotato di una forza e un’agilità fuori del comune, è un abile pescatore, in grado di resistere in immersione molto più a lungo delle altre persone.
Un giorno Conan trova sulla spiaggia Lana, una ragazza della sua età che, inseguita da un aereo, è naufragata sull’isola ed è svenuta. Soccorsa e curata da Conan e dal nonno, la ragazza rivela che molte altre persone sono sopravvissute alla catastrofe nella sua isola di High Harbor, dove la gente vive in pace e armonia, anche se è minacciata dalla lontana e aggressiva società di Indastria governata dal dittatore Lepka.
L’arrivo sull’isola del Falco, l’aereo di Indastria pilotato da Monsley, sconvolgerà la vita di Conan, che in poche ore assiste al rapimento di Lana e alla morte del nonno, ucciso in un incidente mentre cercava di scacciare dall’isola gli arroganti invasori.
Conan promette al nonno di andare a cercare Lana, e di mettersi in contatto con le altre persone che vivono ancora nel mondo.
Costruita con mezzi di fortuna un’imbarcazione, Conan abbandona la sua Isola Perduta e comincia così il lungo viaggio che lo porterà dopo mille peripezie e pericoli a ricongiungersi con Lana e alla liberazione di tutti gli uomini oppressi dalla tirannia di Indastria. Il tiranno-dittatore Lepka finisce infatti per precipitare col suo enorme bombardiere in mare dopo che Conan e i suoi amici hanno sabotato la mostruosa macchina volante con la quale voleva conquistare quanto rimasto del mondo dopo l’ultima guerra.
Alla fine però anche il dottor Rao muore durante il viaggio di ritorno ad High Harbor; il capitano Dyce e Monsley si sposano e, assieme a Conan, Lana, Gimsey e alcuni abitanti di High Harbor, vanno a colonizzare l’Isola Perduta, facendo tornare la speranza di una nuova era di pace sulla Terra.
«Conan, il ragazzo del futuro» (未来少年コナンMirai shōnen Konan, 1978),anime televisivo di 26 episodi, diretto da Hayao Miyazaki (con la collaborazione di Keiji Hayakawa e Isao Takahata), adattamento del romanzo di fantascienza per ragazzi «The Incredible Tide» di Alexander Key (tradotto anche in Italia da Kappa Edizioni), è una pietra miliare nella storia dell’animazione nipponica e non solo; un giro di boa con il quale tutte le produzioni future avrebbero dovuto confrontarsi.
La bellezza del disegno e la sapiente regia, unite a una trama forte e corposa e a una galleria di personaggi indimenticabili, finemente e delicatamente tratteggiati, sono elementi entrati nel cuore di milioni di ragazzi e adulti di tutto il mondo: ancora oggi la serie viene replicata, i nostalgici affollano dapprima le fanzine e in seguito la rete, per tenere vivo il ricordo e il messaggio di pace e antimilitarismo che permea l’intera opera.
L’opera è attualissima, con chiari riferimenti alla situazione politica e alla necessità di un dialogo vero e costruttivo, una carica significativa che i bambini fecero propria oltre ogni possibile immaginazione e previsione.
«Noi non scegliamo la libertà politica perché ci promette questo o quello. La scegliamo perché rende possibile l’unica forma di convivenza umana degna dell’uomo; l’unica forma in cui noi possiamo essere pienamente responsabili di noi stessi»: così Karl Popper in «Tutta la vita è risolvere problemi» (traduzione di Dario Antiseri, Rusconi, 1996).
Dalla forte connotazione politica, accusato di manicheismo, il mondo di Conan si divide nella tremenda Indastria, città-Stato post capitalistica e guerrafondaia, strutturata in caste, e la comunità libera e legata alla riscoperta della terra e dell’agricoltura di High Harbor, in cui la popolazione sopravvissuta vive in pace e armonia tra tutti.
«La storia della politica del potere non è nient’altro che la storia del crimine nazionale e internazionale e dell’assassinio di massa»: di nuovo Karl Popper nel libro citato. La libertà politica in questo caso fa a meno delle leggi e delle istituzioni in favore di un ampio ritorno a un modo tribale di vivere, contrapposto alle rigide istituzioni della società industriale, – fondate sul profitto, sugli armamenti e sulla distruzione di massa – per rilanciare l’asfittica economia del mondo fino ad oggi conosciuto.
La vera novità sono però i giovani, alcuni dotati di facoltà davvero particolari, un’evoluzione naturale e quasi necessaria, come la forza fisica e l’agilità di Conan e i poteri telepatici di Lana, che parla con tutta la natura circostante.
Le giovani menti, libere dall’inquadramento e dal modo produttivo capitalistico, sono in diretto contatto con la natura devastata, permettono un reale dialogo, scevro da preconcetti e giudizi di sorta: sono filosofi della natura nel senso più vero del termine, hanno una coscienza critica e uno spirito aperto.
A una specie di decrescita forzata in un mondo le cui zolle continentali sono sprofondate a causa delle esplosioni elettromagnetiche di un ventennio prima, si aggiunge una forte e concreta comunicazione solidale fra tutti i sopravvissuti, i quali rinunciano volontariamente alle false lusinghe della tecnologia e della scienza fine a se stessa, preferendo un modo di vivere legato alla natura, alle sue leggi e all’accettazione dell’inevitabilità del destino dell’uomo.
La piena responsabilità e libertà umana viene riproposta in modo potente, in questa nuova società, in cui impegno, partecipazione collettiva e solidarietà sono le caratteristiche fondamentali per sopravvivere alle nuove difficili ma esaltanti condizioni di vita. «Tutto quello che il mio ottimismo in relazione al presente può dare per il futuro è speranza»: sempre Karl Popper da «Tutta la vita è risolvere problemi».
Questa grande lezione di vita fu veicolata attraverso l’emittente televisiva, ormai sempre più medium educativo di primo piano, in relazione a una decrescente efficacia della scuola pubblica, ormai in pessime acque da troppi anni per errate e criminali scelte politiche, e per la sempre crescente assenza dei genitori. Un medium televisivo vituperato o esaltato a seconda dei rispettivi usi, molto spesso deleteri in cui esso viene usato da scarse e poco lungimiranti politiche delle varie emittenti, la Rai e Mediaset in prima persona coinvolte in questo scempio, favorendo una tv spazzatura a discapito di trasmissioni e prodotti di alto livello pedagogico ed educativo, molto spesso persino osteggiato da genitori ben poco attenti alla reale qualità dei prodotti.
E’ storia recente la pesante censura che il Moige (Comitato dei genitori per la salvaguardia morale dell’infanzia) perpetrò con forti pressioni sugli “anime” trasmessi negli anni ’80, epoca della massima diffusione nipponica. Una storia vecchia come il mondo, dove il potere cancrena mira solo alla propria auto-conservazione, a discapito di valori positivi e utopistici.
«Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto. Dico così perché anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare la useranno in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Ma allora sarà troppo tardi»: Karl Popper in «Una patente per fare tv» (in Karl R. Popper e John Condry, «Cattiva maestra televisione», a cura di Francesco Erbani, I libri di Reset, 1994).
Purtroppo i nemici della democrazia hanno compreso bene il potere della televisione, anche se voci contrarie alla spazzatura imperante sopravvivono senza conoscere sfaldamenti.
«Salta i pericoli, vola tra gli alberi, corri insieme a noi, oltre gli ostacoli, per tutti gli uomini liberi. Contro i nemici non perderti, non fermarti mai»: così la sigla della serie televisiva «Conan, il ragazzo del futuro» nella prima edizione italiana del 1981.

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