Pabuda: «Lennie va in sordina»

Una leggenda del jazz

Il meglio del blog-bottega /164…. andando a ritroso nel tempo (*)

Forse l’unico musicista di pelle bianca che poteva insegnare il jazz ai neri: se ne è andato il 18 novembre 1978 Lennie Tristano ma il suo piano (da solo o in compagnia) continua a emozionare cuori e testi. Magari mentre lo ascoltate leggete questi versi di Pabuda cioè Paolo Buffoni Damiani. [db]

 

ASCOLTANDO LENNIE TRISTANO
di Pabuda

ascoltando Lennie Tristano
che ragiona, al piano
io non mi perdo:
seguo il cammino,
a volte mi spavento un po’
per il buio,
ma poi rido.
Quando fa tornare
il sole
e i ragazzi giocano
giù in strada,
quando espone
cartelli colorati
ai due lati
del tragitto:
annunci pubblicitari
pieni di premura
e tenerezza.
Li guardo
voltando
la testa
di qua e di là.
Mi distraggo
solo un attimo,
ma presto sento
il richiamo:
piccolo stralcio
d’una canzone
arcinota,
una mossa insistita,
di cinque, lunghe,
pallide dita,
uno strikeout,
poi un lancio preciso,
dritto nel guantone
dell’esterno centro
ben piazzato al suo posto
sulla tastiera.
Seguo con lo sguardo
la traiettoria del suono
del piano di Lennie Tristano
e mi sembra, all’improvviso,
che la partita di baseball,
una volta spalancate le finestre,
sia interrotta
da un ubriaco mambo turco.

(*) Anche quest’anno la “bottega” recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché 14mila articoli (avete letto bene: 14 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

 

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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