Padre José Álvarez Franco, sacerdote ribelle

Nella colonia di Tateposco, Tlaquepaque, nello stato di Jalisco (Messico), si trova uno degli ultimi esponenti della Teologia della Liberazione. Potremmo definirlo un cura insurgente

di David Lifodi

                                            Foto: Carlos de Urabá

Sull’agenzia di notizia Alainet un articolo di Carlos de Urabá racconta la storia di José Álvarez Franco, uno degli ultimi sacerdoti messicani rimasti legati agli ideali e agli insegnamenti della Teologia della Liberazione. La storia di questo sacerdote di 83 anni, la cui parrocchia si trova nella colonia di Tateposco, Tlaquepaque, nello stato di Jalisco, merita di essere raccontata e approfondita.

Fin dai primi anni di seminario, José Álvarez Franco si identificò nelle correnti più progressiste della chiesa cattolica, fondando in seguito il Frente Popular Democrático de Luchas Populares “Oscar Arnulfo Romero” e identificandosi nella Asociación de Sacerdotes para el Pueblo, sorta a seguito del Concilio Vaticano II. La sua storia all’interno della Chiesa ufficiale è stata sempre molto travagliata. Nel 1983 fu sospeso dall’arcidiocesi di Guadalajara con l’accusa di “aver invitato i giovani a ribellarsi contro lo stato di diritto”. Nel 1991 José Álvarez Franco rischiò di essere scomunicato dopo le rimostranze giunte a Giovanni Paolo II, acerrimo nemico della Teologia della Liberazione, da parte del cardinale Sandoval Iñiguez. Eppure, nonostante i ripetuti tentativi per estrometterlo dalla Chiesa, il religioso è sempre riuscito ad esercitare il sacerdozio, sostenuto da ben 70 parrocchie in tutto il Messico. Sempre vicino alle fasce sociali più povere del paese, padre José Álvarez Franco non si è mai tirato indietro quando si è trattato di offrire la propria vicinanza ai senza tetto, a persone con problemi di alcool o droga, ai lavoratori in sciopero.

Sacerdote controcorrente, José Álvarez Franco più volte ha fatto arrabbiare l’alta società jalisciense, soprattutto quando al motto ecclesiale “la casa di Dio è inviolabile e lo Stato deve rispettare la sua immunità”, ha opposto il suo credo: “Questa è la chiesa del popolo, non quella dei topi che lavorano nel governo”. E ancora, nei confronti della Chiesa ufficiale, ebbe a dire: “Benedicono i ricchi, ma si dimenticano del popolo”. Fedele ai suoi ideali, più volte il religioso ha citato una famosa dichiarazione di Ernesto Che Guevara, il quale in un’intervista asserì che “in America latina ogni processo rivoluzionario deve inevitabilmente fare i conti con il cristianesimo”. Proprio seguendo questa linea José Álvarez Franco, nel caldissimo 1968 messicano, si schierò a fianco degli studenti, dei sindacalisti, dei contadini e degli operai, e non manca mai di ricordare che lo stesso Ezln in occasione delle sue marce porta l’immagine della Vergine di Guadalupe, avvolta dal classico pañuelo rosso, poiché la comandancia la ritiene una insurgente.

Condividendo l’idea di papa Francesco, che definisce il Cristo “un migrante e un rifugiato”, padre José Álvarez Franco ha trasformato la sua chiesa di San José de Tateposco in una sorta di piccolo pantheon dei rivoluzionari latinoamericani. Accanto all’immagine di Gesù e a quella della Vergine di Guadalupe, spiccano Che Guevara, Fidel Castro, Salvador Allende, Ernesto Cardenal, Samuel Ruiz, Oscar Romero e il sacerdote guerrigliero Camilo Torres, fondatore dell’Eln in Colombia, nota Carlos de Urabá.

Il religioso ne ha per tutti, anche per Amlo, l’attuale presidente messicano che si trova a dover fare i conti con le grandi attese di una popolazione stanca del priismo e del panismo, ma che per ora ha assunto una posizione molto moderata, per  non dire discutibile, a proposito delle risorse naturali, della gestione e dello sviluppo del territorio e della sicurezza. “Es necesario dinamitar el poder neoliberal corrupto, sin una verdadera revolución no habrá Cuarta Transformación”. Non c’è bisogno di traduzione per far capire, una volta di più, che padre José Álvarez Franco sta dalla parte della giustizia sociale.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

2 commenti

  • Caro David, grazie per l’articolo su padre Josè Alvarez Franco. Lo inoltro alla rivista “Mosaico” di Pax Christi. Ti contatteranno. Ho avuto la grazie di conoscere tanti di quei “santi rivoluzionari” dei quali fai memoria (particolarmente mons. Samuel Ruiz e Sant’Oscar Romero). Asta a la vitoria!

  • Ciao Gianni,

    ho letto il tuo commento in Bottega. Mi fa molto piacere che l’articolo ti sia piaciuto e grazie per averlo girato a Mosaico di Pace.

    Se lo vogliono pubblicare non c’è alcun problema, anzi, ne sono molto contento.

    Io ho conosciuto Ruiz, tanti anni fa, quando venne a Siena.

    Ciao e a presto, David

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