Palermo: l’efferato delitto di Aid Abdellahdi (Aldo)…

 che è stato rimosso dalle cronache nazionali

di Domenico Stimolo

Quando la realtà supera la più bieca fantasia.

I protagonisti:

·         L’ucciso: il clochard colto  franco-algerino di 56 anni

·         L’omicida: un ragazzo romeno di 16 anni

·         Il presunto complice: un bambino-ragazzino di 12 anni

·         Il gatto “Helios” intimo amico del clochard

 

Aid Abdellaih non era “brutto, sporco e cattivo”. Bensì, affabile, colto e gentile. Un franco-algerino che parlava quattro lingue, suonatore di organetto, era stato pittore e mimo. Gli imperscrutabili percorsi della vita lo avevano da tempo portato a praticare a Palermo l’esperienza della “assoluta libertà”, in mancanza di quell’altro – attivo sostegno e solidarietà – per i poveri che dovrebbe sempre connotare una società civile e democratica. Negli anni precedenti Aldo aveva vissuto in diverse regioni italiane. Un clochard, un senzatetto.

Stazionava in un’area centrale di Palermo, dormendo dentro un sacco a pelo sotto i portici di piazzale Ungheria. Non disponendo d’altro come abitazione, di fatto quella ormai era la sua “casa”. Benvoluto da tutti, residenti e commercianti della zona. Forte della sua dignità di Umano. consapevole della sua condizione non chiedeva elemosina ma accettava con grande gentilezza ciò che veniva dalla sensibilità degli altri, con un sorriso. Molte persone erano solite da fermarsi, giusto per parlare con il clochard gentiluomo. Conversazioni piacevoli. Lui sapeva molte cose, si intratteneva in modo cordiale. Il suo accento francese gli dava un tocco bohemienne.  

Il giovane sedicenne romeno abitava nel vicino quartiere di Ballarò, noto per i suoi vicoli, il mercato all’aperto, il mercatino delle pulci e le condizioni di degrado strutturale. Conosceva Aid Abdellaih, era solito frequentare la zona di piazzale Ungheria. Poi, la notte di domenica, la furia omicida. Ha confessato, le telecamere della zona non lasciavano possibilità. Non voleva uccidere, ha detto. Lo ha colpito alla testa con una spranga di ferro mentre dormiva nel sacco a pelo. Nel portafogli ha preso venticinque euro, portando via il telefono cellulare, mentre Aid Abdellaih giaceva ormai morto nel suo giaciglio.

Il gatto “ Helios” era il compagno di strada. Tutti lo ricordano, sempre a fianco di Aldo che lo portava al guinzaglio. Lo ha vegliato tutta la notte, fino al rinvenimento dell’uomo ormai cadavere da parte della commessa di un bar che ogni mattina gli portava brioche e caffè. Dopo la tragedia il gatto è stato adottato da una persona di buon cuore.

Il luogo del delitto è stato riempito di fiori, messaggi e oggetti di cordoglio da parte di tanti palermitani addolorati . Una corona di fiori è stata depositata da una delegazione del Sunia, il sindacato degli inquilini e degli assegnatari di casa della Cgil. Il sindaco Leoluca Orlando sì è recato in piazzale Ungheria per rendere omaggio ad Aldo, comunicando di avere posto alla Commissione Toponomastica l’avvio della procedura per intitolargli i portici della piazza.

Lui è morto ammazzato. Ma quanti altri senza tetto, vagabondi, clochard, i più poveri dei poveri, periscono di “morte naturale” ogni anno nelle città italiane, abbandonati dalle istituzioni? Varie decine, sempre di più – date le violente e crescenti contraddizioni sociali – specie nel gelo del periodo invernale. Fra le decine di migliaia di persone che in Italia sono costrette a vivere per strada, in rifugi improvvisati, in luoghi “trovati” o abbandonati poiché chiusi da tempo. Mentre a fianco impazzano l’opulenza e l’indifferenza. Sono i poveri additati all’odio dalla “cultura” politica montante.

Redazione
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