Palestina: la piccola vicenda di Bella…

… dentro una storia ben più grande

Corrispondenza di Paolo Pantaleoni: prima parte (*)

gironiINFERNO

     Beit Sahour 20/08/2015

Bella è un cagnolino, meticcio di piccola taglia, di 4 anni di colore nero con l’asta del petto bianca.

Una famiglia di Beit Sahour la accoglie piccolissima come regalo per i bambini.

Bella è affettuosa, socievole, giocherellona come tutti i cuccioli.

Ai bambini piace e la famiglia decide di tenere il cane in casa anche se la cosa non è vista di buon occhio nella comunità palestinese così come in tutto il mondo arabo.

Poco conta che da secoli i beduini condividano accampamenti e tende con il profilo severo dei pastori dell’Anatolia, protettori di genti e di greggi.

La cosa avviene da secoli, probabilmente da prima dell’islamizzazione della regione, ma poco conta.

Bella diventa grande, perde i caratteri somatici infantili, diventa un cane adulto e ai bambini non piace più tanto.

Diventa un impegno che cancella la semplicità del divertimento.

La famiglia decide di abbandonarla, forse di sostituirla più avanti con un altro cucciolo.

Bella vive da randagia fino a quando una persona la incontra in strada.

A differenza degli altri randagi non fugge, è socievole, confida nella natura umana.

Finisce alla catena nella casa di un pastore, viene maltrattata e destinata all’addestramento dei cani da combattimento.

I combattimenti di cani, come in molti Paesi mediterranei, per quanto illegali sono comunque diffusi, anche in Palestina.

Il destino di Bella sembra segnato, i cani da combattimento le saltano addosso in un piccolo recinto, sembrano sbranarla, e terminata la seduta di addestramento il corpo viene lasciato ai margini della strada come quelli di altri cuccioli visti in questi giorni a cui è toccata la stessa sorte.

Gassan è un amico caro, un giornalista freelance che conosco da ormai dieci anni.

Una di quelle persone che fanno del mondo un posto migliore, attente agli altri, sempre informate su ciò che accade, generoso e sempre disponibile.

Gassan passeggiando trova Bella in agonia, la raccoglie da terra, corre da un medico e la fa curare.

Bella ha una gamba spezzata, varie ustioni da sigaretta sul corpo, lacerazioni provocate dai morsi ricevuti e ha il collo privo di pelo per via della catena di ferro a cui era legata.

Bella vuole vivere, il medico fa il resto, l’amore di Gassan e di sua moglie completano l’opera.

Poco alla volta si riprende, supera alcuni traumi e vive in casa con Gassan e la moglie.

Oggi è un cane felice, sono trascorsi 12 mesi dall’incontro con Gassan, assieme fanno lunghe passeggiate in cittá vecchia dove i negozianti la salutano e le offrono cibo quando passa al guinzaglio con l’aria impettita, assieme a Gassan.

Le associazioni animaliste israeliane denunciano spesso i maltrattamenti che gli animali subiscono in Palestina tacendo sul resto della quotidianità subìta dalla popolazione e proiettando all’esterno una rappresentazione caricaturale e distorta della società palestinese con il comportamento para autistico tipico di un animalismo sconnesso dal mondo e che anima visioni parziali e monotematiche della società.

In Palestina ci sono molte persone che maltrattano animali, ma ci sono anche molte persone come Gassan.

Nella storia di Bella, che ricorda molto quella di un’araba fenice, c’è un’analogia straordinaria con la storia della Palestina.

Una terra dove nel 1947, dentro i confini dell’odierno Stato di Israele, la popolazione palestinese contava 700mila abitanti e dove nel 1949 ne restavano solo 100 mila.

Una terra dove una città è stata annessa unilateralmente nel 1967 e proclamata capitale unica e indivisibile con una legge fondamentale del 1981, e dove 300 mila persone vivono da “residenti permanenti” senza diritto di voto e come minoranza fortemente discriminata.

Secondo Dante sotto il suolo di una Gerusalemme, al centro di un mondo piatto, si apriva la voragine dei gironi infernali.

Per i palestinesi di Gerusalemme la voragine è ben al di sopra della selva oscura e avvolge 30 villaggi presidiati da 800 guardie di frontiera.

Una terra dove ogni settimana 10mila lavoratori palestinesi entrano illegalmente in Israele per provare a guadagnare qualche shekel finendo quasi sempre nella spirale dello sfruttamento e del caporalato.

Una terra dove almeno 800mila persone, il 30% della popolazione totale, è transitato almeno una volta nella vita nelle carceri israeliane.

Una terra dove ogni palestinese dispone di 70 litri di acqua al giorno (contro i 100 indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come soglia minima per una vita degna) e dove un colono che vive accanto allo stesso palestinese riceve almeno 300 litri di acqua ogni giorno.

Una terra dove i palestinesi non possono scavare nuovi pozzi, dove una velina dei servizi segreti interni israeliani può condannare chiunque alla detenzione amministrativa a tempo indeterminato senza che vengano formulate accuse di sorta.

Nell’orrore quotidiano palestinese c’è anche la storia di Bella, rinata dopo maltrattamenti indicibili e con traumi psicologici dai quali probabilmente non si riprenderà mai.

Ci sono tante donne e uomini qui in Palestina che reclamano il diritto a una vita degna, che resistono quotidianamente alla bruttezza dell’occupazione attraverso attività apparentemente ordinarie che però li legano alla propria comunità e al proprio territorio, dimostrando che anche qui, soggiogati da rapporti di forza soverchianti, è possibile costruire un’alteritá all’orrore.

Credo che la causa palestinese non solo vada sostenuta per chi ha nel proprio orizzonte ideale il rifiuto della criminalizzazione della diversità, l’odio per l’ingiustizia, l’orrore per la violenza. Credo che la causa palestinese vada sostenuta per le tante e i tanti Gassan, che condividono un sacrificio, che provano non solo a resistere all’occupazione ma anche a indurre cambiamenti sociali all’interno della propria comunità, parlando di laicità, di parità di genere, di estensione dei diritti come unico meccanismo efficiente di tutela.

Perché se le tante e i tanti Gassan in Palestina e nel mondo saranno maggioranza, allora anche le fortune delle tante Bella in giro per il mondo diventeranno un bene comune.

(*) Nell’immagine i “gironi infernali” di Dante. Domani la seconda e ultima parte. (db)

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