Paraguay: crisi di governo su Itaipú e Yacyretá

Il presidente colorado Mario Abdo svende la sovranità energetica del paese a Brasile e Argentina grazie al suo servilismo verso Bolsonaro e Macri, ma il suo partito è già pronto a dare uno sbocco a destra alla crisi di governo. Torna in gioco Horacio Cartes: da ex presidente in pratica è lui a gestire il paese e a tenere in ostaggio il suo compagno di partito, Abdo, legato mani e piedi ai suoi interessi se vuole evitare di essere messo in stato d’accusa.

di David Lifodi

In Paraguay lo sbocco di una lunga crisi politica iniziata lo scorso mese di maggio sembra essere a destra e tutta interna alle varie fazioni che, all’interno del Partido Colorado, sgomitano per guadagnarsi la leadership.

Il 24 maggio, a meno di un anno dal suo insediamento, il presidente Mario Abdo firma un accordo segreto con il Brasile che sancisce la rinuncia volontaria del piccolo paese del Cono Sur latinoamericano a contrattare fino alla metà dell’energia elettrica generata dalla centrale idroelettrica di Itaipú. Non si tratterebbe di una novità, poiché nel 1973, all’epoca della dittatura stronista, furono privilegiati gli interessi del gigante brasiliano e, anche nel 2008, quando era al governo la coalizione di centrosinistra con presidente Fernando Lugo, prima del colpo di stato che lo avrebbe destituito, l’ex presidente non riuscì ad ottenere che il suo omologo Lula pagasse al Paraguay quanto dovuto per la cessione delle risorse energetiche di sua proprietà.

Tornando ai giorni nostri, la firma segreta del nuovo trattato che vincola il Paraguay a rinunciare alla metà dell’energia elettrica generata da Itaipú fino al 2023, ha scatenato un vero e proprio terremoto politico ad Asunción. Mario Abdo e il vice presidente Hugo Velázquez rischiano di essere messi in stato d’accusa. A scatenare la bufera su Marito, come lo chiama affettuosamente il suo sodale brasiliano Bolsonaro, era stato già un altro passo falso commesso da Abdo sempre in tema di centrali idroelettriche. Il servile presidente paraguayano aveva infatti convalidato l’accordo Cartes-Macri del 2018 sulla diga di Yacyretá, che incredibilmente condannava Asunción ad essere debitrice, per 30 anni, con l’Argentina.

Finora Abdo è rimasto in sella solo grazie a Honor Colorado, la corrente dei colorados capeggiata da Horacio Cartes, il quale però ne ha approfittato per tornare ad essere, in pratica, il vero presidente del paese. Cartes ha preteso da Abdo, in cambio dei voti favorevoli della sua fazione, i ministeri dell’Istruzione, delle Opere pubbliche e dell’Agricoltura. Non solo. Mario Abdo dovrà anche chiudere un occhio sul contrabbando e sul riciclaggio di denaro sporco nelle zone di frontiera dove Cartes ha i suoi interessi, e i suoi appoggi, compresi quelli con il narcotraffico.

In pratica, l’alleanza abdocartista sta insieme poiché la corrente del presidente, Colorado Añetete, è legata mani e piedi a Honor Colorado, il che rende assai probabile una crisi di governo a breve termine. Abdo è ostaggio del cartismo e non è bastato, a placare gli animi, l’annullamento del patto del 24 maggio, che tra l’altro avrebbe costretto i paraguayani a pagare tariffe elettriche più alte.

La presidenza Abdo, dopo poco più di un anno, è in caduta libera negli indici di gradimento, anche per l’eccessiva vicinanza di quest’ultimo con Bolsonaro, che una volta di più ha favorito la sottomissione di Asunción verso la politica estera brasiliana, e per l’eccessivo attivismo del Paraguay all’interno dei paesi anti-Maduro che fanno parte del Gruppo di Lima, mentre salgono gli indici di povertà e l’economia si trova in una fase di stallo senza il benché minimo interesse di Marito.

Già si fanno i nomi di un eventuale sostituto, ma i sondaggi sembrano premiare le destre. A godere di quasi il 40% delle intenzioni di un eventuale voto è Santiago Peña, delfino di Horacio Cartes, tallonato da Paraguayo Cubas, senatore del Movimiento Cruzada Nacional. Si profila dunque una crisi di governo che però sembra risolversi all’interno dei colorados, ma il Frente Guasu, la coalizione di centrosinistra di Fernando Lugo, pur protestando contro i pasticci combinati da Abdo sulle centrali idroelettriche di  Yacyretá  e Itaipú, pare non essere riuscita a canalizzare la protesta dalla sua parte. Per l’86% dei paraguayani Abdo è incapace di governare e, per il 75%, dovrebbe terminare in anticipo il suo mandato presidenziale.

Traffico di influenze, tradimento della patria e incapacità nell’esercizio delle sue funzioni sono le motivazioni per cui potrebbe essere incriminato Abdo, ma l’esito della crisi sarà probabilmente gestito dai colorados al proprio interno per mantenersi al potere.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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