Per chi suonerà la Mezzanotte?

Se non ci muoviamo è prevista fra 1 minuto e 40 secondi!

un aapprofondimento di Angelo Baracca (*)

La conferenza stampa con l’annuncio dello spostamento dell’orologio (Foto di Bulletin of the Atomic Scientists)

Più vicino che mai: mancano 100 secondi alla mezzanotte della distruzione del mondo.

L’umanità continua a fronteggiare due pericoli esistenziali simultanei – la guerra nucleare e i cambiamenti climatici – che sono aggravati da una guerra informatica (pronta per scenari cyber e che moltiplica le minacce) che compromette la capacità della società di rispondere. La situazione della sicurezza internazionale è terribile, non solo perché esistono queste minacce, ma perché i leader mondiali hanno permesso alle infrastrutture politiche internazionali di gestirle a erodersi.

Così afferma il Bulletin of the Atomic Scientists che da decenni aggiorna il “Doomsday Clock” (orologio dell’Apocalisse) sottolineando le possibili crisi cui va incontro il mondo.

Il 23 Gennaio il Bulletin ha aggiornato  il “Doomsday Clock” portandolo da 120 a 100 secondi dall’apocalisse.

Qui sotto un interessante approfondimento di Angelo Baracca sulla storia dell’Orologio dell’Apocalisse.

La storia dell’Era Nucleare registrata nelle lancette di un orologio

Nel 1945 le bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki furono l’inaugurazione funesta dell’Era Nucleare. Da allora le bombe nucleari hanno accompagnato sinistramente la storia dell’umanità, costringendola a vivere – per gli interessi dei militari e dei potenti – sotto l’incubo costante della possibile distruzione della società umana su questo Pianeta1.

Dal 1947 il Buletin of the Atomic Scientists monitora la gravità del rischio di una guerra nucleare, mediante il simbolico Doomsday Clock (Orologio dell’Apocalisse nucleare). L’andamento delle previsioni annuali è raccolto nella figura e rappresenta fedelmente gli alti e bassi di questo rischi in tutti queste anni, raccontandoci fedelmente l’andamento della Guerra Fredda.

Il rischio più grave, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, fu in occasione della Guerra di Corea del 1953 – 2 minuti alla Mezzanotte – quando il generale MacArthur avrebbe voluto sganciare bombe nucleari per risolvere il conflitto, mentre sia gli USA sia l’URSS sperimentavano le bombe termonucleari.

La fine della Guerra di Corea inaugurò una fase meno drammatica della Guerra Fredda, che gli esperti del Bulletin registrarono allontanando le lancette dalla Mezzanotte a 7 (1960) e a 12 (1963) minuti.

Questo periodo di relativa stabilità vacillò con la Guerra statunitense al Vietnam, ma per quanto riguarda il rischio di guerra nucleare rimase con alti e bassi relativamente lontano fino al 1980, per un motivo che in realtà non era affatto stabilizzante: la crescita degli arsenali nucleari alla cifra demenziale di 70 mila testate, con il “pretesto” che ciascun avversario fosse dissuaso dallo sferrare un attacco nucleare (first strike) dalla certezza (deterrenza) che all’avversario sarebbe comunque rimasto un numero di tesate tali da cancellare l’attaccante dalla carta geografica2 (Mutua Distruzione Assicurata, la cui dizione inglese da l’acronimo MAD che significa “pazzo”).

Questo “equilibrio” fu repentinamente interrotto nel 1980 con lo scoppio della “Crisi degli Euromissili”, toccando il livello più grave del rischio di guerra nucleare nel 1984: 3 minuti alla Mezzanotte.

La soluzione della crisi avvenne con in primo accordo storico di eliminazione di armi nucleari, il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) siglato nel 1987 da Gorbechev e Reagan: il quale malgrado la sua strategia militare aggressiva si era reso conto che gli armamenti nucleari costituivano una minaccia di gravità epocale (al contrario del suo emulo attuale Trump il quale ha disdetto questo trattato e rilanciata la realizzazione di mini-testate e l’illusione della possibilità di usarle in una guerra nucleare “limitata”!).

È estremamente significativa la “gobba” che il Doomsday Clock ha segnato dopo la firma di questo trattato, perché rispecchia fedelmente la situazione a cui siamo arrivati negli ultimi 32 anni. La distanza delle lancette dalla Mezzanotte segnò un’impennata dal 1988 (6 minuti) al 1991 (17 minuto: la valutazione storicamente del rischio), quando il crollo dell’Unione Sovietica e del muro di Berlino sancirono che le armi nucleari avevano esaurito (se mai lo avessero avuto) il loro ruolo di deterrenza.

Ma la stabilità delle lancette, l’ottimismo, durarono poco: l’avvio effettivo di un processo di eliminazione delle armi nucleari avrebbe dovuto distanziarle sempre più dalla Mezzanotte, mentre invece a partire dal 1995 inizi un riavvicinamento alla Mezzanotte che da allora non si è più arrestato, portando dal 2018 a ieri a un avvicinamento da brivido di soli 2 minuti dalla Mezzanotte, it is 2 minutes to Midnight!

È importante tenere presente, per valutare anche la previsione di ieri 23 gennaio 2020, che da vari anni gli esperti del Bulletin hanno esteso le loro valutazioni al di là dei rischi di una guerra nucleare alle altre minacce globali che incombono sul Pianeta e sull’Umanità: la “bomba” ecologica, e le disuguaglianze discriminazioni economiche e sociali nelle società umane e nei singoli paesi, sulle quali ci ha informato drammaticamente il rapporto di Oxfam di tre giorni fa.

Per coloro che sembrano essere stati colpiti sulla Via di Damasco dagli allarmi sulla crisi climatica, il Bulletin of the Atomic Scientists rammenta che fin dal lontano 1978 pose la questione «L’umanità sta riscaldando la terra?», con una cover story (articolo di prima pagina) che rispondeva «Si».

Oggi, 23 gennaio 2020, le lancette suonano l’allarme più drammatico dalle bombe su Hiroshima e Nagasaki3

L’Orologio dell’Apocalisse continua a “ticchettare” senza sosta avvicinandosi inesorabilmente alla Mezzanotte: che appunto non è solo nucleare-militare, ma anche ambientale-climatica, «composte con un rischio moltiplicatore, la guerra innescata informaticamente (cyber-enabled information warfare)».

La denuncia verso le classi dirigenti è inesorabile e senza appello. «La continua corruzione dell’infosfera (information ecosphere) da cui dipendono la democrazia e le decisioni (decision making) pubbliche ha aggravato le minacce nucleare e climatica. … negli ultimi due anni abbiamo visto influenti leaders denigrare e rifiutare i metodi più efficaci per fronteggiare minacce complesse – accordi internazionali con forti regimi di verifica – in favore di meschini interessi e vantaggi politici interni. Indebolendo strategie cooperative, basate sulla scienza e le leggi per gestire le più urgenti minacce all’umanità, questi leaders hanno contribuito a creare una situazione che, se non verrà risolta, porterà prima o poi alla catastrofe.»

Per questi motivi il Bulletin sposta le lancette del Doomsday Clock avanti di 20 secondi: non sfuggirà a nessuno la cautela con la quale vengono aggravati i motivati allarmi, con lo scopo, o la speranza, che da un lato le classi politiche e dirigenti raccolgano il messaggio prendendo una volta per tutte provvedimenti radicali e decisivi, l’opinione pubblica trovi gli strumenti per organizzarsi ed operare le necessarie pressioni.

«La situazione della sicurezza internazionale non è mai stata così grave, neanche nei momenti più tesi della Guerra Fredda». «Una guerra nucleare che ponga fine alla civilizzazione è una genuina possibilità, che essa sia scatenata intenzionalmente, per errore, o per errori di comunicazione. Un cambiamento climatico che potrebbe devastare il pianeta è senza dubbio in atto.»

Sul primo aspetto il Bulletin richiama: il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo con l’Iran sul nucleare (Jcpoa), la fine del Trattato INF, l’orientamento degli Stati Uniti di non estendere il Trattato Nuovo START che scadrà l’anno prossimo, la minaccia degli USA di recedere dal Trattato Cieli Aperti (Open Skies Treaty) consente voli disarmati di controllo per garantire fiducia e trasparenza, il disaccordo con la Russia e la Cina su come condurre negoziati sullo spazio esterno, le difese antimissile e la cyberwar. Il mondo sta andando verso una situazione nucleare senza regole.

Per quanto riguarda la denuncia delle risposte insufficienti e inadeguate alla minaccia climatica, il Bulletin richiama i disastri più drammatici dei mesi passati ai quali corrisponde l’aumento contuno delle emissioni a livelli record nel 1999.

«La recente emergenza delle cosiddette falsificazioni profonde (“deepfakes”) – registrazioni audio e video fondamentalmente non identificabili come false – minacciano di pregiudicare ulteriormente la capacità dei cittadini e dei decisori di distinguere la verità dall’invenzione. La falsità che ne risulta ha il potenziale di creare caos economico, sociale e militare, accrescendo la possibilità di malintesi o provocazioni che potrebbero condurre alla guerra, e fomentando la confusione pubblica che induce all’inazione su temi urgenti che il pianeta fronteggia.»

Gli stati raccolgono una messe crescente di dati sulla condizione sanitaria: «Ma gli stessi dati potrebbero anche essere utili per sviluppare armi biologiche estremamente efficaci, e disaccordi sulle verifiche della Convenzione sulle armi Biologiche e Tossiche continuano a porre a rischio il mondo» (rimando al mio “Scienza e Guerra”).

Il Bulletin non manca di denunciare i rischi degli sviluppi incontrollati dell’Intelligenza Artificiale, dei missili ipersonici, della militarizzazione dello spazio che circonda il pianeta, della tendenza high-tech all’automatizzazione.

Queste circostanze giustificano lo spostamento in avanti di 20 secondi delle lancette del Doomsday Clock, per cercare di dare una scossa ai decisori e all’opinione pubblica.

I provvedimenti urgenti che il Bulletin raccomanda sembrano quasi ovvi per chi si occupa (e preoccupa) di questi problemi, se non fosse che la politica continua a andare nella direzione opposta: gli USA e la Russia ritornino al tavolo negoziale ristabiliscano il regime di non proliferazione, che tutti i paesi riprendano l’Accordo di Parigi sul clima, che i cittadini statunitensi pretendano dal governo misure energiche, che si riprenda l’accordo sul nucleare iraniano per impedire la proliferazione in Medio Oriente, che la comunità internazionale riprenda negoziati multilaterali per stabilire norme di comportamento.

Si può rimanere insoddisfatti per la limitatezza delle proposte, ma si consideri che non compete al board scientifico Bulletin sostituirsi né ai governi, né all’opinione pubblica, ai quali compete la responsabilità delle decisioni. Il compito è di monitorare l’inarrestabile aggravamento della situazione e lanciare l’allarme da una sede indubbiamente autorevole: il mondo politico e sociale deve saper raccogliere l’allarme.

Mi sembra opportuno concludere con le parole con le quali il Report inizia, ricordando la ricorrenza quest’anno di due cinquantenari, la proclamazione del Giorno della Terra, e del Trattato di Non Proliferazione, entrambi del 1970:

«Nel primo Giorno della Terra – 22 aprile 1970 – 20 milioni di Statunitensi, quasi il 10% della popolazine, scesero nelle strade per chiedere pratiche più sostenibili. Nel maggio 2020 cade anche il 50o anniversario del TNP … In luglio e agosto cadrà il 75o anniversario del ytest e dell’uso della bomba nucleare …».

Potremmo dire “50 anni (e rispettivamente 75) bastano!”

1. Incubo che si cercò di coprire con la mistificazione dell’Atomo per la Pace, lanciato dal Presidente degli Stati Uniti, in precedenza generale, Dwight Eisenhower: ho discusso minuziosamente l’eredità assolutamente non sostenibile, e ineliminabile delle tecnologie nucleari, tutte, in questo articolo, A. Baracca, “Antropocene-Capitalocene-Nucleocene: l’Eredità dell’Era Nucleare è Incompatibile con l’Ambiente Terrestre (e Umano)”, Effimera, 11 settembre 2018, http://effimera.org/antropocene-capitalocene-nucleocene-leredita-dellera-nucleare-incompatibile-lambiente-terrestre-umano-angelo-baracca/.

2. Questa relativa “tranquillità” si cercava di darla all’opinione pubblica – “giustificando” così anche le folli spese della corsa agli armamenti nucleari – occultando però artatamente i numerosi casi in cui la “guerra per errore” fu evitata solo per scelte personali di coraggiosi ufficiali i quali si assunsero la responsabilità di non comunicare l’allarme quando invece sarebbero stati tenuti a darlo: rimando ad esempio al mio “Il 27 ottobre 1962 Vassili Arkhipov salvò il mondo dall’olocausto nucleare, 21 anni prima di Stanislav Petrov”, Pressenza, 26 ottobre 2018, “https://www.pressenza.com/it/2018/10/il-27-ottobre-1962-vassili-arkhipov-salvo-il-mondo-dallolocausto-nucleare-21-anni-prima-di-stanislav-petrov/”.

3. ”Closer than ever, It is 100 seconds to midnight”, 2020 Doomsday Clock Statement, Science and Security Board, Bulletin of the Atomic Scientists, 23 gennaio 2020,https://thebulletin.org/doomsday-clock/current-time/?utm_source=Newsletter&utm_medium=Email&utm_campaign=Newsletter01232020&utm_content=DoomsdayClock_2020Statement.

(*) Fonte: Pressenza

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Ottimo, per non dimenticare quanto ci sia da fare davanti all’irresponsabilità umana.

  • La Bottega del Barbieri

    Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, invia un forte appello per la promulgazione di un giubileo straordinario per la salvaguardia del pianeta adriano

    Quello del 2000 ha finalmente ripreso questa dimensione sociale, affermando che ci sono limiti allo sfruttamento dei debitori da parte dei creditori. Così abbiamo ottenuto la remissione di tanti debiti dei Paesi impoveriti. Oggi abbiamo bisogno di un altro Giubileo che sappia coniugare la dimensione finanziaria con quella ecologica: il riposo della terra. « Non possiamo infatti affrontare la crisi del nostro eco-sistema – afferma sempre Pettifor senza riformare il sistema economico-finanziario. Una linea diretta collega il credito emesso dalle banche, che aprono il rubinetto della liquidità, senza preoccuparsi dell’utilizzo che viene fatto di quel denaro, e la spinta verso un sistema basato sull’iperconsumo e sull’iperproduzione e quindi sulle emissioni di gas serra».
    Perché questo possa avvenire – sostiene ancora Pettifor – il sistema finanziario globale deve di nuovo essere controllato dall’autorità pubblica, mentre oggi la finanza è controllata da autorità private ( Wall Street, City di Londra…). «Fintanto che la finanza non regolata – scrive il gesuita ed economista francese Gaël Giraud nel suo libro ‘Transizione ecologica’ – prometterà un rendimento del 15% l’anno, il risparmio non potrà essere investito in un programma di industrializzazione verde, che potrà essere redditizia solo nel lungo periodo. Spetta dunque a noi, in seno alla società civile, nelle nostre Chiese, esigere dalla politica che adotti le misure che si impongono per regolare i mercati finanziari ». Il Sogno giubilare, che dovremo inseguire, secondo Giraud, è quello che «denaro e credito diventino beni comuni ».

    Ecco perché in questo momento storico sarebbe importante un Giubileo che aiuti le comunità cristiane a ritrovare il ‘Gran sogno di Dio’ espresso nelle tradizioni giubilari e radicalizzato da Gesù. Sarebbe straordinario se le Chiese cristiane, riunite nel Consiglio Mondiale delle Chiese-Wcc, dimenticando le polemiche passate sui Giubilei, si accordassero per proclamare un Giubileo ecumenico! Il Giubileo dovrebbe portare le Chiese a «una conversione ecologica – come afferma papa Francesco nella Laudato si’ – che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana».

    Sacerdote, missionario comboniano e direttore di ‘Mosaico di Pace’

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