Per Nicoletta

da Enrico (di Modena)

Sabato 11 gennaio manifestazione a Torino: ore 13.30 da piazza Adriano (tribunale) alla Prefettura in piazza Castello. «LIBERE/I TUTTE/I , AVANTI NO TAV»

CI SONO DONNE che costruiscono la storia. Nicoletta è una di queste.

In vari modi compagne e compagni hanno disconosciuto la legittimità del potere costituito. Tuttavia Nicoletta si è sempre distinta per la pazienza con cui spiega le ragioni del movimento NO TAV e l’illegittimità di chi la TAV la vuole: le motivazioni di carattere ambientale, ecologico, economico, trasportistico che hanno motivato la sua e la nostra battaglia.

Migliaia di persone sono state ad ascoltare questa testimone

instancabile che ha girato la penisola e altri Paesi per dire che non può esistere un governo legittimato a consumare lavoro, territorio, denaro pubblico per arricchire grandi gruppi finanziari, mafie e camorre di ogni ordine e grado, cooperative compiacenti senza che esista un solo motivo sensato per realizzare quello spaventoso scempio ambientale.

Ora siamo attoniti nel pensare che questa persona – portatrice di una pratica e di una idea differente di società basata sul principio della solidarietà, idea in cui tanti uomini e donne si riconoscono – sia rinchiusa dentro un carcere.

La vergogna di questo Stato si sintetizza proprio in questo ennesimo atto criminale: non c’è giustizia in Val di Susa, ancor meno di quella che si registra nel resto del Paese. Le denunce contro il movimento sono sempre andate avanti velocissime ma archiviate quando eravamo noi ad accusare per gli abusi subiti dalle diverse “forze dell’ordine” dispiegate in Val Susa contro i manifestanti, i resistenti.

Nicoletta ha scelto di non partecipare al valzer dell’ipocrisia, in cui i rappresentanti delle istituzioni fanno finta che esista una legittimità fino a incarcerare una donna per le sue opinioni: pericolose per loro visto che potrebbero far perdere milioni di euro a chi vuole renderci tutte e tutti più poveri. Infatti se il movimento NOTAV vincesse produrrebbe lo spostamento di milioni di euro, ora potenzialmente destinati a un gruppo di costruttori anche in odore di mafia, verso un utilizzo sociale e non privato. E’ questo che è sempre stato detto da Nicoletta.

E’ tanto vero che la condanna per cui lei viene incarcerata è stata comminata perché Sitaf, l’ente gestore della autostrada Torino-Bardonecchia, non avrebbe incassato un po’ di euro visto che, durante una manifestazione, era stata aperta l’uscita di un casello autostradale. E’ interessante notare che lo Stato pretende che i soldi dei privati cittadini vadano verso le sue casse ed è imperdonabile che i manifestanti possano far risparmiare qualche automobilista di passaggio per una forma di contestazione contro gli sprechi dello Stato.

E’ a fronte di questo mare di ipocrisia, di false legittimità che Nicoletta, ancora una volta, “non ci sta”.

A Nicoletta lo Stato ha offerto una più comoda “detenzione domiciliare” o altre pene alternative, ma lei è una donna coerente e sostiene una posizione specchiata; se lo Stato non è legittimo perché permette lo sfruttamento delle persone e dei territori, allora non è legittimo neppure quando ti offre un apparente vantaggio personale.

Per essere più chiari: se si ritiene che la condanna della magistratura sia illegittima e con essa l’intera azione dello Stato in Val di Susa si deve considerare altrettanto illegittima una soluzione che dia meno nell’occhio, che sia meno scandalosa. Nicoletta si sarebbe sentita complice dello Stato che la perseguita se avesse accettato tale soluzione. Era un favore ai carnefici suoi e del movimento NoTav.

Con il suo rifiuto, a mio modo di vedere, ha detto a tutto il mondo: «quello che avviene sulla pelle degli abitanti di questa Europa (per lo spreco dei fondi europei) e di questo Stato (per la collaborazione con tutte le illegalità dimostrate e certificate), sulla pelle di donne e uomini che abitano la Valle – o che comunque si sono riconosciuti in una serie di valori di cui questa Valle è diventata emblema – deve essere agito anche sulla mia pelle! Dovete mostrare fino in fondo quanto siete schifosi, quanto il danaro e gli interessi privati siano superiori a noi persone comuni, che possiamo anche morire in un carcere, però mai inchinarci al sopruso cui volete subordinare la nostra dignità!».

E’ un tributo alto quello di Nicoletta che termina in carcere il 2019 e lì inizia l’anno nuovo. Tuttavia è il grido di gioia, nell’acme della sofferenza, di chi è libero proprio perché accetta di essere in catene. Spesso diciamo nelle nostre manifestazioni: «non ci avrete mai come volete voi«: quello che diciamo lei, semplicemente, lo sta facendo.

E’ l’espressione più pura di un movimento che mostra come nel nostro Paese non siamo tutti uguali: ci sono persone che non arretrano per interesse personale. Esiste chi è in grado di mettere la voce degli oppressi davanti al sé o forse insieme al sé ed alla propria dignità.

Certamente il suo esempio pone tutti noi di fronte alla domanda: riuscirei?

Lei è la dimostrazione che è possibile irridere ed umiliare un potere che non può fare altro che ribadire la sua violenza contro una dolce e impavida determinazione.

Tutte e tutti ci dovremmo interrogare su cosa sta succedendo non solo a Nicoletta, non solo a Giorgio, Mattia e Luca, non solo a quei manifestanti, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno lottato e sono oggetto delle vendette di Stato. L’iniquità dello Stato riguarda la Val Susa come gli altri movimenti parimente perseguitati quando mettono in causa i denari dei potenti.

Istituzioni indecenti che, lungi dal tutelare gli sfruttati e la parte più debole del Paese come dovrebbero, difendono gli interessi di chi il potere lo finanzia e lo gestisce contro le classi subalterne.

Chi ha fatto resistenza è sempre e comunque considerato un bandito dal potere costituito. Come chi ha fatto il partigiano era indicato e trattato come un bandito dai fascisti. E noi siamo i banditi, cioè i resistenti dell’oggi e non possiamo che riconoscerci nel coraggio di Nicoletta.

Ora e sempre resistenza! Partecipiamo alla manifestazione dell’undici gennaio!

Enrico – Modena

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