Philip Dick, ESEGESI 14

«Engrammi, tracce di memoria dal futuro» di Giuliano Spagnul

«Ci stiamo facendo il culo al servizio di qualche struttura assoluta, scopo, meta o bisogno; forse quello che ho visto è una creazione continua e noi siamo operai involontari collocati qua e là, come un milione di api attorno alla struttura, che martelliamo e seghiamo mettendocela tutta, e il progetto non ci è visibile (lo è solo all’architetto). Le nostre istruzioni sono in un qualche modo dentro le nostre teste… ho la netta intuizione, probabilmente giusta, che la nostra serie originale di engrammi, i molti programmi messi in cantiere e poi inibiti alla nascita, vengano continuamente aggiornati e raffinati durante il sonno; mentre ognuno di noi dorme viene istruito attraverso lo stato del sogno: nel complesso le persone sembrano non soffermarsi mai sul fatto che molto spesso sembra che i sogni abbiano a che fare con il futuro. La ragione è ovvia: è nel futuro che i compiti di cui ci informano i sogni avranno luogo»(128). Gli engrammi sono tracce di memoria, «modificazioni che avvengono nel cervello, sia fugaci sia durature, che risultano dalla codificazione neuronale di un vissuto». Praticamente si possono definire come contrassegni di un determinato evento e contribuirebbero «a rappresentare quel che noi soggettivamente viviamo come ricordo di qualcosa»1. Ovviamente coabitano dentro il nostro cervello milioni di questi engrammi e il problema, che la scienza non ha ancora risolto, è come alcuni di essi possano passare da uno stato di inattività latente a uno stato di attività che ci fa ricordare un dato evento. Questa attività cerebrale che per la scienza collega il passato con il presente per Dick collegherebbe il futuro con il presente. Queste istruzioni vengono reiterate nei sogni allo scopo di ripetere l’addestramento originale, quello che ci porterà a reagire in un dato modo quando un segnale apposito nell’ambiente ce lo segnalerà. Se per un errore si dovesse mancare un segnale spunterebbe «fuori un intero universo alternativo»(129) . Quindi l’engramma sarebbe un programma che dal futuro verrebbe a implementarsi nel passato di una persona per poter farla reagire in un dato modo in un determinato tempo. Un percorso prestabilito tracciato dai segnali necessari. La cosa importante però è che sono segnali disinibitori, cioè non innescano riflessi condizionati ma servono a portare alla memoria un addestramento (programma) originario, quel che si deve fare in quell’occasione. Tutto sommato un sistema alquanto macchinoso «un modo tutt’altro che economico e ordinato per Dio di gestire le cose». In definitiva una programmazione troppo incline alla possibilità di un errore (di una libera scelta dell’individuo?).

Nota 1: Nicolas Pethes, Jens Ruchatz, Dizionario della memoria e del ricordo, Bruno Mondadori, Milano 2002, p. 164.

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