Pierluigi Pedretti? Agile come una pedalata

Antonella Falco racconta «Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano»

  E per chi il 16 agosto è in zona Cosenza… il libro sarà presentato (ore 21) dal comitato Basilio Bianchi di Grimaldi

Un’accorata e sofferta dichiarazione d’amore alla propria terra, la Calabria. Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano, di Pierluigi Pedretti è essenzialmente questo. Pubblicato per i tipi della casa editrice Le Farfalle, in una elegante edizione curata dal poeta Angelo Scandurra, il libro – felice esordio narrativo di un autore che da anni si occupa di critica, scrivendo prevalentemente di letteratura di genere e fumetto, e collaborando sia con giornali nazionali (Liberazione, La rinascita) che regionali (Il Quotidiano della Calabria, Calabria Ora) – è suddiviso in quattro sezioni che prendono ciascuna il nome di una stagione dell’anno, più un Fuori stagione, e si compone di capitoli brevi, agili come una pedalata in bicicletta, essenziali come l’urgenza di raccontare le tante bellezze paesaggistiche e artistiche, spesso misconosciute, della Calabria. Sono percorsi fisici e geografici, ma anche mentali e filosofici, sono i pensieri e le riflessioni di chi percorre in mountain bike i propri luoghi e in un certo senso li riscopre. Pedretti, da decenni amante della bicicletta e delle immersioni nella natura, utilizza il suo mezzo di trasporto prediletto per attraversare in lungo e in largo la sua regione, narrandone località suggestive e persone, storia e tradizioni, meraviglie abbandonate e tesori da recuperare. Sarebbe tuttavia riduttivo considerare questo volumetto solo come un reportage di viaggio o un testo che possa interessare esclusivamente il popolo dei cicloamatori, essendo esso anche e soprattutto un libro che offre un interessante quadro antropologico e sociologico della Calabria e si pone in linea con alcuni scritti dell’antropologo calabrese Mauro Francesco Minervino (si pensi, ad esempio, a La Calabria brucia) e dell’antropologo francese Marc Augé (autore, fra le altre cose, di un godibilissimo Elogio della bicicletta). Pedretti focalizza l’attenzione sui problemi irrisolti della Calabria, sullo stato di abbandono e di incuria in cui versano luoghi che per il loro valore paesaggistico e culturale meriterebbero ben altra considerazione, ci racconta di come mentre si sta pedalando in un paradiso naturalistico sia sufficiente svoltare una curva per trovarsi di fronte alla più immonda delle discariche, e ci narra di lontane e a volte tristi vicende che hanno caratterizzato la storia di questa regione (di grande impatto emotivo sono, a tal proposito, le pagine dedicate ai Valdesi che anche in terra di Calabria vennero perseguitati e barbaramente uccisi). Un demone in bicicletta è anche un testo autobiografico nel quale l’autore si sofferma sulle proprie origini ibride, padre trentino e madre calabrese, compiendo un viaggio che lo porta a riscoprire le proprie radici identitarie. Eccolo dunque, fin da bambino, testimone di due culture che si materializzano nei racconti di famiglia, da un lato quelli nordici, alpini, e dall’altro quelli di Calabria, che trovano in lui, ora adulto e incline a interrogarsi, il punto di raccordo, la fusione, la sintesi tra due mondi lontani eppure accomunati dalla bellezza di paesaggi mozzafiato. Tuttavia, Pedretti lo sa bene, la Calabria è terra di luci ed ombre e spesso sono proprio queste ultime a prevalere, essendo questa regione, il più delle volte, vilipesa e maltrattata proprio da coloro che dovrebbero amarla e preservarla.

Tra i pregi di questo volumetto si annovera infine anche la sua indubbia letterarietà, lo stile piacevole ed elegante che denota come Pedretti non sia soltanto un navigato scalatore di montagne ma anche un raffinato e famelico lettore in grado di mettere eccellentemente a frutto le sue innumerevoli letture.

Pierluigi Pedretti

«Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano»

Le Farfalle ed

pp. 94, euro 12

Redazione
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2 commenti

  • Daniele Barbieri

    ERRORE CLAMOROSO (che ho appena corretto): la presentazione è a GRIMALDI
    scusatemi

  • Gian Marco Martignoni

    “Non basta amare la bici, bisogna condividere anche la meraviglia. Sorprendersi, insomma, della bellezza che si cela ovunque ” ( pag. 22 ) In questa frase credo ci sia tutta la filosofia di Pieluigi Pedretti e l’amore filiale per la terra nativa, unitamente all’indubitabile capacità di cogliere la distruttività intrinseca alla tanto decantata modernità economica. Dopo il dirompente ” La Calabria brucia ” di Francesco Mauro Minervino, questo testo si contraddistingue nel panorama letterario per le tante scoperte e i rimandi storici che il nostro cicloamatore dona amabilmente ad ogni curioso lettore.

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