Pietrangeli: post(a) per te

31esima (*) puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega (ehi, ma oggi è proprio “il lunedì dell’Angelo”. L’ho visto sul calendario)

Scopro adesso – con molto ritardo ma io non mi interesso granchè della tv – che Paolo Pietrangeli ha lavorato a Mediaset per Berlusconi. In un’intervista di questi giorni lui dice che lo ha fatto per potersi mantenere e anche per finanziare rassegne di musica indipendente o cose del genere. Vengo a sapere che lavora da diversi anni con Maria De Filippi per i programmi C’è posta per te e Amici. Lui dice anche che un giorno gli storici studieranno questi programmi per capire il nostro tempo. Sinceramente mi viene difficile digerire come uno che ha cantato contro i padroni in modo drastico e in difesa degli oppressi ora lavori per uno per Berlusconi; posso capire sforzandomi le sue motivazioni ma Amici e soprattutto C’è posta per te sono pesanti e quasi indigeribili.

C’è posta per te mi sembra un programma squallido e fetido che utilizza i più bassi sentimenti, tv del dolore che crea una sorta di assuefazione a un abbassamento emotivo e quindi anche politico: un appiattimento all’emotività più bassa che mortifica allontanando dalla realtà e dalla possibilità di arrivare alle vere motivazioni per cui si deve piangere e lottare. Che uno come Pietrangeli lavori per un programma del genere, mi fa specie!

Tutto questo l’ho scoperto perché da poco Pietrangeli ha pubblicato un giallo. Lui stesso dice che odia i gialli ma gli piace leggerli, cioè odia lo schema manicheo fra ladri e poliziotti, poi spiega che i suoi personaggi si ispirano a un giallista famoso de insomma sempre un po’ di tira e molla. Che roba contessa.

(*) Trentunesima sì, la numerazione degli ultimi 4 appuntamenti in “bottega” era errata. Rifatti i conti siamo a quota 31. Mi scuso con Angelo, con Pitagora e con Severo De Pignolis.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda: siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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4 commenti

  • giuseppe callegari

    Si, è vero, studieranno le giravolte di personaggi come Pietrangeli che riesce a passare da “Contessa” a Maria De Filippi e Benigni che sputtana Berlusconi e poi, per vincere l’Oscar con “La vita è bella”, si attacca al prosperoso seno di mamma “Medusa.” Mah.

  • sergio falcone

    Ripropongo (repetita iuvant), anche se mi e’ doloroso, quello che ho pubblicato altrove. Mai parole mi sono sembrate più adatte a descrivere l’abiura della parte maggioritaria della mia generazione – una generazione che non stimo affatto – e dei suoi piccoli e colti Lenin.
    Bisogna avere proprio una bella faccia tosta, oppure essere ammalati di schizofrenia, per continuare a cantare “Contessa”, come Piotr Angelovic fa.
    Che riposino tutti in pace, i voltagabbana della mia età.
    Il nostro è paese provinciale e patria di tutte le mafie. E, come sempre, anche dopo le roboanti e vincenti rivoluzioni, i furbi vanno al potere. E non i miti e gli onesti…

    [1968] Chi non vive come pensa, finirà col pensare come vive. Anche.

    “E nel periodo del cosiddetto ‘riflusso’ – come si disse con metafora mestruale azzeccata per una generazione già definita come ‘proletariato biologico’ – ho potuto osservare che i più furbi, gettato il colletto alla Mao alle ortiche, occuparono poi i migliori posti nelle Università, nelle televisioni e nelle amministrazioni pubbliche e private, e si comprarono la Bmw e la cocaina tipica dei ‘tossici integrati’ degli anni Ottanta, in attesa di collegarsi via Internet e gettarsi a capofitto nella superstrada dell’informazione, nel sogno di una supposta o suggerita comunicazione globale o liberazione tramite costose protesi elettroniche. Questo mentre i più stupidi fra quelli che volevano dare l’assalto al cielo finivano in cura dai guru per una buona terapia a prezzi popolari; e i più poveri finivano in cessi insanguinati, con l’ago nella pancia, in qualche angolo della metropoli rischiarato d’irrealtà. Non so se quella sessantottina sia la peggiore generazione di egoisti, di pentiti e di opportunisti e psicopompi che l’Italia abbia mai conosciuto. So però che volevano mandare al potere l’immaginazione, la loro immaginazione. E che molti han dovuto vedere le proprie buone intenzioni rovesciarsi in cattivi effetti. Che li consoli un po’ di buona letteratura. Kafka, per esempio: ‘Non ci fa tanto male ricordare le nostre malefatte passate, quanto rivedere i cattivi effetti delle azioni che credevamo buone’. […] E’ qui, a Milano trent’anni dopo, che inciampo ancora nel corpo del mio essere sociale, lo rivolto con la punta del piede e lo trovo splendidamente decomposto. Al punto giusto per ritornare verso le portinerie delle case dalle finestre munite di solide inferriate e lampeggianti segnali pronti a dare ancora l’allarme; e i videocitofoni e gli orologi e le telecamere agli angoli di certe strade del centro con le banche vigilate notte e giorno; e poi le scale e gli uffici delle amministrazioni e delle Ussl disinfettate all’alba, tutti i santi giorni, con impiegate in preda a sogni agitati ‘un attimino’ e burocrati, leghisti di mezza età o ex-compagni di un tempo sopravvissuti a tutti i cambiamenti, anche a Tangentopoli, seduti su poltroncine in pelle, anche umana, girevoli, che ti offrono un sigaro con un sorriso brillante come un getto di napalm…”, GIANNI DE MARTINO, I CAPELLONI, CASTELVECCHI, ROMA 1997.

  • Avevamo sentito
    sembrava incredibile
    ma al di la dei sogni
    questa è la realtà.
    Piangiamo
    e andiamo avanti
    comunque.
    Sarina

  • sergio falcone

    Mi dispiace ed è triste fardello.
    Il dover sopportare
    quelli della mia età. Coloro che cangiaron
    cangianti, sempre camaleonticamente
    parlando. E si sparsero nelle più varie direzioni,
    e convenienti. “ Pe’ svorta’ “
    e per mettere in pace la coscienza,
    ipocriti.

    sergio falcone

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