Più manicomi ed elettroshock per tutti

di Gian Luigi Bettoli

 

Più      campi di concentramento        per tutti !

manicomi ed elettroshock

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Ci ho pensato su a lungo, prima di commentare l’ennesimo sproloquio del Ministro degli Interni. Siamo sempre indietro, rispetto ai vari compiti in cui siamo impegnati, e ci mancherebbe solo che perdessimo il nostro tempo a commentare ogni chiacchiera da bar (pardon, siamo irrimediabilmente démodé: oggi si chiamano social, tweet et similia, ed il pettegolezzo tecnologizzato assurge perfino a dimensione intellettuale).

Ma poi veniamo disturbati da due dati di fatto semplici semplici, che ci costringono a vincere la forte ritrosia a perdere tempo nell’inseguire un personaggio che – come d’altronde tutti i politici odierni – parla liberamente occupando il tempo altrui, in una vera e propria “guerra di dissuasione di massa”.

Il primo fatto è che non si deve avere mai la puzza al naso. E come potremmo dimenticarlo noi, che abbiamo frequentato fin dall’infanzia riunioni di più o meno giovani operai, assoggettandoci perfino – da astemi – ai riti di iniziazione a suon di bicchieri di merlot e di grappa? Passando più tempo a montare e smontare capannoni di feste paesane, invece che leggere i pensosi editoriali della stampa di sinistra? (così, almeno, imparando qualche mestiere)

Il secondo fatto l’ho ricopiato sopra, ed è un testo, spesso citato come apocrifo brechtiano, del pastore Martin Niemöller (ci sono altre cose analoghe, ad esempio la poesia del pastore John Donne messa in exergo da Hemingway in “Per chi suona la campana”, ma non vogliamo far mostra di aver letto troppi libri, che sennò sembra che ci vogliamo atteggiare ad intellettuali).

Ebbene Salvini, nella sua furia comunicativa – l’esperienza recente di Renzi non sembra ammonirlo sulla sindrome di saturazione che colpisce prima o poi i comunicatori compulsivi – si è dedicato anche alla legge 180, la cosiddetta “legge Basaglia” che iniziò a chiudere i manicomi a partire dal 1978, giusto quei quarant’anni fa che stiamo festeggiando in tutt’Italia (e nel mondo, che quella pratica e quella legge ci sta copiando, vera eccellenza del Made in Italy).

Nell’ordine, ecco cos’ha dichiarato il prolisso ministro, in mezzo ad altre cose: «(…) Un applauso agli uomini e alle donne delle Forze dell’Ordine, che ci difendono per 1200 euro al mese. Questi uomini saranno dotati di pistole elettriche nei prossimi mesi. Per essere più buoni, non più cattivi.

«Noi stiamo lavorando per un’Italia più buona. Penso alla assurda riforma che ha lasciato nella miseria migliaia di famiglie con parenti malati psichiatrici.

«Qualche frustrato di sinistra è riuscito a dire che anche la tragedia successa qualche giorno fa al largo della Libia è colpa della Lega. Ringrazio uomini della Guardia Costiera libica che nel silenzio dei media hanno soccorso più di mille disperati»

(cfr. https://www.facebook.com/legasalvinipremier/posts/1887098944666356)

Facile arrivare alle conclusioni, per chiunque non si sia comprato una laurea albanese come il “Trota”, ma abbia imparato gratuitamente l’analisi logica nella Scuola Media Statale unificata dal “vecchio” centrosinistra di Fanfani e Nenni:

      1. Lui “sta con le divise”, come ha dichiarato dopo l’uccisione, per palese incapacità professionale di un poliziotto – uno di quelli, probabilmente, reclutati nella riserva di ex militari firmaioli “addestrati” nelle missioni coloniali all’estero PER MOLTO DI PIU’ DI 1200 EURO AL MESE – di una persona in sofferenza a Genova;

      2. Ergo: ad un insieme di polizie già pletorico, non coordinato e purtroppo fin troppo armato, si affidano nuovi strumenti di morte, come le pistole elettriche “taser”, generalizzando quell’elettroshock che non è mai stato del tutto eliminato dal sistema sanitario italiano, a dispetto della legge 180. Ne deriveranno nuove morti, “grazie” soprattutto alla falsa idea che si tratti di attrezzi meno mortali delle armi da fuoco;

      3. Sulla riforma psichiatrica, una realtà accettata da quasi tutto il mondo politico italiano – ci permettiamo di ricordare gli apprezzamenti di Silvio Berlusconi, che in passato non avallò i tentativi di controriforma da parte del loro stesso schieramento politico – Salvini fa demagogia, come su tanti altri temi, falsando la lettura di un’esperienza in gran parte positiva, e criticabile in parte solo in quanto, in varie parti d’Italia, la riforma stessa non è stata ancora del tutto attuata, per le resistenze delle baronie del settore, degli interessi della sanità privata e per l’arretratezza del ceto politico italiano (è proprio nella Lombardia centrodestra che la psichiatria non sta in moderni servizi territoriali di Salute Mentale, ma è ancora centrata sugli ospedali);

      4. Infine, il legame tra questa ennesima lotta contro le persone che soffrono in Italia, e chi soffre altrove, come i migranti, con il plauso agli schiavisti mercenari ed islamisti, pomposamente definiti “Guarda Costiera libica”.

Altri hanno già bene ricordato a Salvini quanto errata sia la sua posizione. Noi siamo convinti che l’ex “comunista padano” e frequentatore dal centro sociale Leoncavallo lo sappia benissimo. Il problema è che a lui, di chi non lavora, di chi è sfruttato lavorando, di chi soffre, non può fregargliene di meno.

Gian Luigi Bettoli, portavoce del gruppo di lavoro Salute Mentale di Legacoopsociali

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di ALTAN.

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