Più merci, più povertà

Consumatori e forse consum-attori, la grande distribuzione organizzata (smascherata in un bel libro di Saverio Pipitone), ricchezza che produce poveri e un kit per la lotta alla povertà…. Assemblo un po’ di materiali che ho pubblicato qua e là. Buona lettura (db)

«Non è vero che ti regalano un orologio, sei tu che vieni donato all’orologio, lui diventa il tuo padrone». Così, molti anni fa, Julio Cortazar in un racconto.

Le merci ci possiedono. Sempre più. Perfino in periodi di crisi non riusciamo a “scalare”. Possiamo disintossicarci e come?

In primo luogo urge capire meglio di cosa, di chi e perché siamo “dipendenti” per usare un gergo da Sert. Tre anni fa Saverio Pipitone scrisse, con Monica Di Bari «Schiavi del supermercato» ovvero «La grande distribuzione in Italia e le alternative concrete», coedito da Arianna e dalla rivista «il/la consapevole», pubblicata da Macro. Qualche mese fa Pipitone è tornato su questi temi con una nuova inchiesta – stile giornalistico nel senso migliore del termine – cioè «Shock Shopping» (160 pagine, 10,80 euri per gli stessi editori) col sotto-titolo: «la malattia che ci consuma, scopri come le catene dei supermercati manipolano e impoveriscono la tua vita».

Due libri molto interessanti e coraggiosi che purtroppo hanno circolato pochissimo (la Grande distribuzione ci “strangola” e impoverisce anche nel circuito dei libri). A mio parere, è un peccato che siano usciti proprio con Arianna, casa editrice che a fianco di testi eccellenti pubblica sciocchezze – e questo mina la credibilità anche dei libri più importanti – e dà spesso voce alle farneticazioni della nuova destra (francese soprattutto). Consiglio dunque Pipitone di cambiare editore se, come spero, continuerà le sue ricerche.

E’ importante però che «Shock Shopping» non cada sotto la mannaia del silenzio. Qui sotto troverete una breve intervista all’autore. Il cuore della ricerca di Pipitone è l’indagine rigorosa sulle strategie attraverso cui la Gdo (Grande distribuzione organizzata) condiziona i consumatori, l’informazione ma soprattutto l’intera filiera produttiva. L’autore analizza i colossi uno per uno: Coop, Esselunga, Auchan, Carrefour, Lidl, Wal-Mart, Ikea… ma ce n’è anche per i fiancheggiatori (in testa Disney e i suoi divertimentifici). Un mare di notizie e dati che non (e sottolineo non) sono di pubblico dominio.

Il libro si apre con una frase che ricorda quella di Alex Zanotelli sulla possibilità di “votare” ogni giorno, scegliendo cosa premiare o bocciare attraverso la spesa; «Economist» – ben diverso da un prete barricaderio – si è chiesto se il carrello della spesa abbia sostituito la cabina elettorale. La risposta è senza dubbio sì. Anche tenendo conto (può piacere o no ma bisogna prenderne atto) che il rito elettorale è sempre più svuotato di senso visto che i contendenti – due o al massimo tre – su molte questioni centrali presentano gli stessi programmi, la questione dei consumi assume una centralità, anche politica, del tutto imprevista sino a pochi anni fa.

 

La Coop sei tu? Mica tanto

(intervista a Saverio Pipitone)

 

Molte persone ritengono che la Coop abbia una logica (e un’economia) abbastanza diversa. C’è del vero o è solo una illusione?

«Intorno alla Coop ci sono notizie buone e cattive. Da una parte realmente tutela l’ambiente e fa responsabilità d’impresa; da altri punti di vista fa la politica dello squalo. Anche Renato Curcio (vedi “Il consumatore lavorato”, “L’azienda totale” e “Il dominio flessibile”, tutti editi da Sensibili alle foglie) ricorda che Coop si vanta per le sue politiche del lavoro e poi invece… La riduzione dell’imballaggio esiste ed è positiva ma attenzione a loro fa comodo, diminuisce i costi di produzione. Anche la Cocacola per dire ha ridotto il tappo di un millimetro: un guadagno enorme».

 

Esselunga e Coop hanno molto litigato ma entrambe si vantano di commercializzare i prodotti del Ces (commercio equo-solidale).

«A me pare che il Ces ci rimetta a finire nei supermercati, che si danneggino solo le botteghe. Gli ipermercati vogliono avere tutto, cancellare ogni pur minima concorrenza. Le liberalizzazioni dell’allora ministro Bersani hanno avvantaggiato la Coop in prima battuta: oltre ai para-farmaci venderanno assicurazioni, carburanti e tutto».

 

Chi lavora è controllato, sfruttato, intimidito. Nel vostro libro leggo che “la signora N ha tatuaggi” e dunque Lidl-Germania vuole cacciarla; in Italia com’è la situazione?

«In molte parti d’Europa la sorveglianza è a livelli impressionanti con ex agenti del Kgb a organizzare lo spionaggio. Consiglio di guardare anche il libro di Tavaroli sullaTelecom. Sul quotidiano “Libero”, Gianluigi Nizzi (autore di “Vaticano Spa”, insomma una persona ben informata) ha raccontato di vari episodi che chiamano in causa anche Coop-Lombardia».

 

Come ne usciamo? La decrescita? I Gas?

«Il discorso teorico funziona ma in pratica abbiamo poco tempo per scegliere cosa, come e dove consumare. L’unico modo è recuperare il valore d’uso degli oggetti, sottrarsi alla dipendenza psicologica dalle merci. La Gdo, grande distribuzione organizzata, condiziona tutta la filiera, in alto (politica inclusa) e in basso. Se noi ci sottrarremo al plagio del lavora-consuma-crepa e riusciremo ad organizzarci sul fronte del consumo possiamo condizionare la Gdo ancora più dei produttori».

 

Zero poverty: un libro-kit (per salutare il pessimo 2010)

Tanti dicono che dobbiamo affrontare il problema della povertà. Invece dovremmo, con grande urgenza, porci la questione della ricchezza che è troppa, mal distribuita, ingiusta e che produce ogni giorno nuovi poveri.

Aspettando che l’Unione europea combatta lo sfruttamento – almeno con la stessa determinazione con la quale si agita per le contraffazioni – si potrebbe però trarre un bilancio del “2010, anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. In alcuni Paesi della Ue qualche minimo risultato si è avuto. Ma qui ci interessano soprattutto le ricadute italiane. Detto in breve: il nulla. Cioè il governo italiano ha evitato ogni impegno per combattere la povertà che però è in costante aumento grazie a Tremon-sconi).

A livello di società civile invece qualcosa si è cercato di fare. Vale segnalare “Zero poverty”, un kit multimediale – promosso da Caritas italiana e da Cem-mondialità – pubblicato da Città Nuova, rivolto sia alle scuole che agli educatori.

Ogni modulo del kit è diviso in sezioni: una breve introduzione; parole chiave; numeri; finestre sulla città glo-cale (povertà ed esclusione viste nel quotidiano intreccio con il territorio); “voci di speranza” ovvero buone pratiche, narrazioni di percorsi di lotta alla povertà e di empowerment; infine “un altro mondo è possibile” cioè indicazioni e percorsi per uscire dalla povertà garantendo-riconoscendo i diritti a una vita dignitosa per tutte/i.

Le sezioni sono intercalate da schede (circa 3mila) che rimandano a 7 percorsi trasversali contenuti nel dvd: narrazioni; giochi e animazioni; teatro; film; musica; le parole delle fedi; i documenti ecclesiali. E ancora link, bibliografia, sitografia.

C’è anche un test interessante (realizzato dalla Caritas di Zurigo) sui livelli di esclusione sociale di una persona o di una famiglia.

Il kit ci ricorda che è necessario decostruire 4 stereotipi: se sei povero è colpa tua; la povertà non mi riguarda; la povertà è solo economica; ci pensino gli altri, i volontari prima di tutto. Essere informati non è poco; poi occorre “una pedagogia dei gesti” insomma l’azione individuale e collettiva.

Se invece accettate invece le bugie del capitalismo compassionevole – come i 4 stereotipi citati sopra – il kit vi sarà del tutto inutile. Però potreste leggere il classico “Una ragionevole proposta” di Swift (sì, quello di Gulliver) oppure il romanzo “Tutti i poveri devono morire” di Giovanni Di Iacovo, edito da Castelvecchi pochi mesi fa (e segnalato su codesto blog). La provocazione del vecchio Swift e l’iper-realismo sadico del giovane Di Iacovo sono a un passo dalla verità o… dal futuro prossimo se non inceppiamo il meccanismo che produce povertà.

Redazione
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4 commenti

  • Marco Pacifici

    Intanto Daniele buo compleanno,caro Amico e Compagno,son tre giorni tra cui oggi che chiamo casa tua,prima o poi dovrai cedere alla lex dura del cellulare(il mio 19,90 euri e pure 10 euri di telefonate, poi con 4 euri alla settimana tutte le telefonate sui fissi e sui tim aggratis…)manco la segreteria o il faz… Poi importante:boicottate Carocci editore che st’infami hanno bloccato l’uscita,gia stampato e in vendita sui siti internet ,il libro di Giulio Palermo sui baroni universitari,guarda caso il 23,giorno dell’approvazione della legge della Enterogelmina(per una scuola da cagare. Poi: in Francia ad esempio è vietato vendere libri a chiunque con uno sconto superiore al 5%:in italia contro ogni legge(anche di”mercato”) si vendono libri nei supermercati ,appena usciti e best sellers, con il 50% di sconto:considerate che(ho una piccola libreria a Tuscania che esiste ancora perchè ci metto la lira dello stipendio senno’…ciao ciao!) noi compriamo i libri dalla grande distribuzione,tipo fastbook o messaggerie,con uno sconto del 28% lordo…poi le spese di spedizione,affitto,luce,telefono,un panino e qualche sigaretta per chi ci da una mano(scherzo è in famiglia,ben piu di un panozzo con la mortazza)… lasciamo stare che mi vien da piangere…

  • Leggo, annoto, drin… registrato. Emessa ricevuta.
    Daniele, comincio ad essere DBblogdipendente.
    Grazie!!! E poi: quali auguri, quando, perchè ci nascondi date come fossero scor-date? Auguri anche da me (così impari).

    clelia

  • Ciao, post molto interessante. Ci sono tante dinamiche (economiche e non solo) che mi piacerebbe capire, ma spesso non è facile adattare il portafoglio alle buone intenzioni; oppure sbaglio? Me lo sono chiesta leggendo questo articolo quanche ora fa e ancora non trovo risposte: http://www.golagioconda.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2051:dalla-bottega-alliper-solo-questione-di-prezzo&catid=68:la-spesa&Itemid=363.
    Cosa ne pensi?

  • Non è facile… trovare risposte e neppure conciliare la ricerca di buone pratiche con i pochi soldi e/o il poco tempo. Ma tentar bisogna e discuterne (magari in un “gas” o comunque nel modo più allargato) aiuta.
    Spero che altre/ intervengono sulle questioni che Serena pone. Mi piacerebbe che l’autore del libro, se (come credo) continua a studiare questi nodi, ci tenesse aggiornate/i. Mi domando spesso se chi passa da codesto blog abbia in comune con me e con un minuto “zoccolo duro” almeno un po’ di attenzione ai piccoli comportamenti quotidiani (la scelta di un prodotto, la ricerca della condivisione o del baratto, le alternative alle banche sempre più criminali e tanti eccetera).
    Ancora più indietro: le tante persone che hanno firmato il recente referendum per l’acqua sono sicuramente ben informate. Evviva. Ma tutte quelle che non firmano … cosa sanno dell’acqua? Non so se mi spiego. Insomma io credo che da un lato la discussione fra le persone (poche? o pochissime?) in cerca di alternative concrete debba continuare e allagarsi ma dall’altra parte vedo milioni di persone che non hanno la più vaga idea di dove vivono, a iniziare da cosa mangiano, dal sacco dei rifiuti, dall’acqua dei rubinetti….
    Universi non più comunicanti?
    (db)

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